Meti Edizioni: Antropografie
Vita da strega. Masca, faja, framasun
Laura Bonato
Libro: Copertina morbida
editore: Meti Edizioni
anno edizione: 2015
pagine: 148
Il termine masca compare per la prima volta in forma scritta - a noi nota nell'editto di Rotari (643 d.C.) con il significato di strega. In buona parte del territorio piemontese e nell'arco alpino occidentale la strega conserva tale denominazione, anche se risulta difficile identificare la masca con il concetto tradizionale di strega, perché non ne possiede alcune delle tipiche connotazioni che l'hanno caratterizzata nel corso dei secoli. La masca, figura dell'immaginario popolare molto diffusa in passato ma vissuta come presenza reale nella comunità, era generalmente una donna vecchia e brutta che faceva del male, soprattutto ai bambini e agli animali della stalla, e poteva muoversi in "spirito" nello spazio per recarsi in diversi luoghi uscendo dalla bocca e lasciando il corpo esanime. Negli ultimi anni in molte località piemontesi la masca è diventata protagonista di feste, un'operazione che rientra nelle ben note pratiche di riproposta e di rivitalizzazione delle tradizioni popolari, e poi di camminate ed escursioni organizzate nei "luoghi magici" che rientrano in più ampi progetti di recupero territoriale e di valorizzazione delle bellezze paesaggistiche.
Questo campo fa schifo. Un'etnografia dell'adolescenza rom fra periferie e scenari globali
Ulderico Daniele
Libro: Libro in brossura
editore: Meti Edizioni
anno edizione: 2013
pagine: 384
I giovani rom alle fermate degli autobus o sui vagoni della metropolitana sono uno dei simboli della pericolosità associata agli "zingari", ma sono ritratti anche come vittime del degrado dei campi-nomadi e di una "cultura" che non ne rispetterebbe diritti e desideri. Il volume, una ricerca etnografica di due anni in un campo nel quartiere Magliana a Roma, vuole sfidare queste rappresentazioni documentando la quotidianità, i sogni e le limitazioni di un gruppo di adolescenti. Questi giovani vivono il confronto con i coetanei nelle scuole, nelle cattedrali del consumo e del divertimento che costellano la periferia e nelle relazioni virtuali dei social network, ma la loro transizione verso l'adultità è segnata dal rapporto con le norme sociali improntate ai valori della "vergogna" e dell'onore che nello spazio separato del campo sono rinforzati dal controllo costante dei co-residenti. Mentre fra i container si nascondono desideri e storie d'amore clandestine, le loro traiettorie si costruiscono attraverso network comunitari che li avvicinano ad altre metropoli europee e agli Stati Uniti, senza alcun radicamento a Roma che non sia limitato allo spazio esclusivo del campo-nomadi.
Romer probashira. Reti sociali e itinerari transnazionali bangladesi a Roma
Andrea Priori
Libro: Copertina morbida
editore: Meti Edizioni
anno edizione: 2012
pagine: 360
Nel giro di circa venti anni i bangladesi si sono resi protagonisti nel nostro paese di una rapidissima crescita numerica incentrata sulla Capitale e di una fervente attività di autorganizzazione che ne ha fatto una delle realtà migranti più visibili nello spazio pubblico italiano. "Romer probashira" rappresenta un tentativo di osservare da vicino questa nutrita collettività, che si differenzia al suo interno in base a fattori quali l'estrazione sociale, la provenienza geografica e il genere, e che l'azione delle leggi sull'immigrazione italiane frammenta ulteriormente, separando quanti sono riusciti a stabilizzare la propria situazione da coloro che sono ancora alle prese con problemi basilari, vittime di speculazioni di ogni tipo. Il libro è il frutto di una ricerca etnografica della durata di tre anni, che si è svolta fra la città di Roma, con particolare attenzione ai quartieri Torpignattara, Centocelle ed Esquilino, e le città bangladesi di Dhaka e Narayanganji, integrando l'osservazione partecipante e l'etnografia multisituata come strategie di ricerca adeguate a rendere conto del transnazionalismo che caratterizza la vita dei Romer probashira, gli emigranti romani.
Sono del campo e vengo dall'India. Etnografia di una collettività rom ridislocata
Ulderico Daniele
Libro: Copertina morbida
editore: Meti Edizioni
anno edizione: 2011
pagine: 256
Nel settembre 2005 circa mille rom che da vent'anni vivevano nel campo di vicolo Savini, a pochi metri dalla Basilica San Paolo a Roma, sono stati trasferiti con grande clamore mediatico in un nuovo insediamento a 25 km dalla città. Il nuovo campo di Castel Romano, con prefabbricati a scacchiera, circondato da un parco naturale e da un muro di separazione, per le amministrazioni Veltroni e Alemanno rappresenta un modello per la "soluzione del problema rom". Nella prospettiva dell'antropologia critica della contemporaneità la vicenda si rivela esemplare: in prima istanza perché riattualizza termini come "zingaro" e "nomade", con tutto il loro deposito di stereotipi e pregiudizi, quindi per il fatto di rappresentare emblematicamente i processi e gli esiti, perlopiù negativi, delle politiche di separazione ed espulsione dei rom dagli spazi urbani. Un modello innovativo di analisi etnografica, ridislocata nei due insediamenti e lungo le fasi del trasferimento, mette anche in luce come il confine fra i rom e i diversi "noi" -istituzioni, associazioni e società locale- funzioni come criterio ordinatore dei rapporti sociali, fino a produrre differenze, alleanze e forme inedite di potere.
Pigneto-Banglatown. Migrazioni e conflitti di cittadinanza in una periferia storica romana
Libro: Copertina morbida
editore: Meti Edizioni
anno edizione: 2011
pagine: 184
Il volume presenta dati, riflessioni e analisi emerse in un percorso di ricerca-intervento condotta da un gruppo dell'Osservatorio sul razzismo e la diversità "M. G. Favara", nel territorio di una periferia storica romana, descrivibile attraverso la toponomastica Pigneto-Casilino-Marranella-Torpignattara. La ricerca ha focalizzato l'osservazione partecipante sugli spazi e i percorsi di vita dei cittadini stranieri per stimolarne protagonismo e partecipazione dentro un quadro mutato di rapporti fra amministrazioni locali e società civile. Il panorama che emerge è quello di un processo di radicamento dei migranti che ha trasformato il tessuto sociale locale dando vita ad un modello di stanzialità inedito, attraverso la sintesi di concentrazione nazionale, prevalenza familiare e insediamento commerciale. Questo scenario che ha per protagonisti i cittadini del Bangladesh ed ha portato gli attori sociali ad identificare in Torpignattara la prima Banglatown italiana, ha generato imprevisti modelli di relazionalità e nuovi bisogni che proponiamo di leggere come espressione di una "nuova autoctonia" in attesa di riconoscimento.
Vita da strega. Masca, faja, framasun
Laura Bonato
Libro: Copertina morbida
editore: Meti Edizioni
anno edizione: 2013
pagine: 140
Il termine masca compare per la prima volta in forma scritta - a noi nota nell'editto di Rotari (643 d.C.) con il significato di strega. In buona parte del territorio piemontese e nell'arco alpino occidentale la strega conserva tale denominazione, anche se risulta difficile identificare la masca con il concetto tradizionale di strega, perché non ne possiede alcune delle tipiche connotazioni che l'hanno caratterizzata nel corso dei secoli. La masca, figura dell'immaginario popolare molto diffusa in passato ma vissuta come presenza reale nella comunità, era generalmente una donna vecchia e brutta che faceva del male, soprattutto ai bambini e agli animali della stalla, e poteva muoversi in "spirito" nello spazio per recarsi in diversi luoghi uscendo dalla bocca e lasciando il corpo esanime. Negli ultimi anni in molte località piemontesi la masca è diventata protagonista di feste, un'operazione che rientra nelle ben note pratiche di riproposta e di rivitalizzazione delle tradizioni popolari, e poi di camminate ed escursioni organizzate nei "luoghi magici" che rientrano in più ampi progetti di recupero territoriale e di valorizzazione delle bellezze paesaggistiche.