Il Formichiere: Studi bartoliani
Barolo da Sassoferrato e il Trattato sulle insegne e sugli stemmi. Con l’edizione del De insigniis et armis a cura di Diego Quagioni, traduzione di Attilio Turrioni
Libro: Libro in brossura
editore: Il Formichiere
anno edizione: 2023
pagine: 153
Due aneddoti hanno un fondo reale. Quando Bartolo scrive di un cavaliere teutonico che viene in Italia e vede un italiano che porta il suo stesso blasone, si tratta probabilmente di un episodio reale. Ma poiché Bartolo nega che esistano strumenti legali che permettano al cavaliere di proibire il doppio uso di uno stemma, è improbabile che troveremo mai una documentazione di questo “caso concreto”. L'altro esempio è quello dei mulini di Fabriano, dove sono prodotte le migliori carte, e delle filigrane lì utilizzate. Bartolo vede il significato di queste filigrane nella qualità del luogo, in particolare nella buona acqua, ma anche nella destrezza dei lavoratori. Ma a parte questo valore intrinseco del segno, le filigrane sono anche utili per identificare l’appartenenza di ogni carta a una certa bottega di Fabriano. Con questa finalità del segno la filigrana avrebbe più somiglianza con i marchi a fuoco apposti alle vacche. Bartolo indica questo marchio a fuoco come segno per identificare un animale nel suo Tractatus testimoniorum, redatto contemporaneamente al De insigniis et armis. I due esempi coprono i due aspetti centrali del trattato: blasoni e marchi di fabbrica.
Il «chi è?» sentinate. Sassoferrato nella storia. ‘900
Libro: Libro rilegato
editore: Il Formichiere
anno edizione: 2022
pagine: 177
«In quella breve pianura del territorio di Sassoferrato, oggi denominata La Civita, compresa tra i fiumi Sentine e Marena, siedeva la vetusta città di Sentino. Della sua esistenza ci parlano Tito Livio, Strabone, Tolomeo, Gabinio Leto, Aliprando Siracusano e tanti altri storici e geografi dell’antichità. L’origine, secondo l’opinione di alcuni di essi, pare risalga all’anno 448 di Roma e per opera dei Siculi; altri, invece, la dicono edificata da Melezio Sentine, Duce degli Umbri, nell’anno terzo della quinta Olimpiade, ossia 760 anni prima dell’Era Volgare (dopo Cristo). Venne poi ampliata ed arricchita di nobili edifici da Fausto Senone. Della sua magnificenza ci danno assicurazione i molti reperti che son tornati alla luce secoli dopo la sua distruzione […]. Sentino fu dapprima città umbra, quindi formò parte della Gallia Senonia e nell’anno 669 di Roma) sotto il Consolato di Cinna, divenne Municipio romano, ascritto alla tribù Lemonia. Delle vicende che attraversò poco o nulla sappiamo, ci sono note però le maggiori catastrofi cui andò soggetta.» (da Rodolfo Cecchetelli Ippoliti, Sassoferrato e Genga, F.lli Palombi, Roma, 1932)

