Hacca: Novecento.0
Le due tensioni. Appunti per una ideologia della letteratura
Elio Vittorini
Libro: Libro in brossura
editore: Hacca
anno edizione: 2016
pagine: 380
"Nel 1967, quando uscirono, a cura di Dante Isella, 'Le due tensioni' di Elio Vittorini (un anno dopo la morte, avvenuta esattamente cinquant'anni fa), Italo Calvino definì quest'opera 'un discorso sul posto della letteratura nella cultura' o sul 'vario ruolo che essa si trova a occupare nella trasformazione della società'. Il volume (che ora ricompare in una nuova edizione e con un'appendice di inediti) raduna appunti di lettura, rielaborazioni filosofiche, considerazioni ideologiche, intuizioni, citazioni: un'infinità di materiali che hanno l'aspetto caotico ed eterogeneo dei codici leonardeschi e che non necessariamente Vittorini accumulava con l'obiettivo di dare alle stampe. Pur non avendo un aspetto compiuto, Le due tensioni restano un'anomala teoresi intellettuale, da cui trapela il carattere di uno scrittore continuamente proteso in avanti, desideroso di intercettare i segni del cambiamento, decifrare i nuovi equilibri che reggono le strutture del mondo e testimoniare il passaggio epocale dalla civiltà contadina alla civiltà industriale. Le pagine procedono per stratificazioni, per antinomie, in bilico tra ipotesi e controipotesi, fra tensione razionale-scientifica e tensione espressivo-affettiva (da qui il titolo)." (Giuseppe Lupo). Prefazione di Cesare De Michelis.
Il gioco della verità
Andrea Carraro
Libro: Libro in brossura
editore: Hacca
anno edizione: 2009
pagine: 215
Nessuno scrittore come Andrea Carraro sa inginocchiarsi, in quanto scrittore, davanti al male di una maturità frustrata e disamorata. La violenza dei suoi personaggi è spesso inesplosa; e, quando esplode, trova le sue vittime già esauste, con gli occhi rossi e la voce strozzata. Questi racconti dicono qualcosa di definitivo sul "male oscuro" della piccola-borghesia italiana, incarcerata in reticenze e rabbie covate troppo a lungo, e in tristi ritualità di un benessere di facciata. Ecco a cosa si sono ridotti i borgatari di Pasolini e i borghesi di Moravia. Eccoli, aggressivi e taciturni, aggirarsi in una enorme zona grigia di malessere, dove il borghese quartiere Trieste equivale al litorale romano "senza mare"; eccoli, infelici e senza sogni, sopravvivere "a reddito fisso", trascinandosi da un silenzio all'altro, sfuggendo a ogni vera sociologia. Perché il "realismo" di Carraro è anzitutto un realismo psicologico, di chi conosce i miseri segreti della maturità, gli abissi calmi del disamore e i gesti compulsivi privi di sentimenti. Anche il tremendo "gioco della verità" che Carraro mette in scena, svelando miserie e tradimenti dei suoi personaggi, porta sempre la narrazione nei territori del silenzio: un silenzio vile e angoscioso, infine esausto. Con Carraro, proprio nel mentre i suoi uomini crollano a terra, la vita diventa ancora sopportabile, perché la grigia esistenza viene d'improvviso illuminata dall'apertura della verità della scrittura.