ESA (Torre del Greco): I luoghi e la storia
Sebeto. Storia del controverso fiume di Napoli
Flavio Russo
Libro: Libro in brossura
editore: ESA (Torre del Greco)
anno edizione: 2012
pagine: 160
Per oltre due millenni si è discusso sulle connotazioni, sul corso e sull'eventuale portata del Sebeto, finendo spesso per reputarlo un gioioso fiume malvagiamente sottratto a Napoli e sepolto nelle sue viscere. In realtà tutti gli autori che si sono soffermati ad esaltarne la limpidezza delle acque e la suggestione delle lussureggianti rive, mai ebbero occasione di vederlo. Per contro quanti, come il Boccaccio, dopo meticolose indagini, riuscironoa rintracciarlo, restarono delusi per la sua estrema modestia: un ruscello, un rivolo che solo la più spudorata piaggeria elevò al rango di fiumicello.Questo volume, riproponendo quanto di più significativo scrissero sul Sebeto poeti, letterati, storici e naturalisti, integrandolo con vari approfondimenti, consente di attingere al perché un rigagnolo, ristagnante e ammorbato dai rifiuti, sia oggi il suo estremo retaggio.
Monsignor Felice Romano. Un pastore nell'età del Risorgimento (1793-1872)
Francesco Rivieccio
Libro: Libro in brossura
editore: ESA (Torre del Greco)
anno edizione: 2012
pagine: 432
Il volume riporta la biografia del Monsignor Felice Romano (nipote del Beato Vincenzo Romano, preposito curato di S. Croce a Torre del Greco) nominato vescovo di Ischia nel 1854.
Mistero Sciacca. Storia di un corallo di altri tempi
Giuseppe Rajola
Libro: Libro rilegato
editore: ESA (Torre del Greco)
anno edizione: 2012
pagine: 264
Nel 1875 fu rinvenuto, a una trentina di miglia al largo della città di Sciacca, in Sicilia, un banco di corallo diverso da quello locale e di uno strano colore arancio. Il corallo risultava come accatastato in spazi molto ristretti sul fondale marino. In breve la notizia si sparse e furono moltissimi i pescatori di corallo professionisti, in primis quelli di Torre del Greco, ad accorrere in zona. Esaurito il primo banco se ne rinvenne un secondo e, quindi, un terzo, per complessive 14 mila tonnellate estratte in oltre venti anni. Fu dato incarico agli scienziati più affermati del momento di studiare la situazione e verificare l'impatto ambientale di una simile "pesca". La risposta fu sempre la stessa: si trattava di corallo "morto", impossibilitato, quindi, a riprodursi e si trovava lì a causa della presenza del vicino vulcano dell'isola Ferdinandea, la famosa "isola che non c'è". Nessuno si chiese perché mai ce ne fosse tanto nello stesso luogo, né come fosse possibile che un materiale organico, quale il corallo, si conservasse a dispetto di temperature così alte. Nessuno, fino ad oggi.