CELID: Studi e ricerche della Fondazione Carlo Donat-Cattin
Le stagioni dell'intransigenza. Il Partito Popolare di Luigi Sturzo, la «terza forza di ispirazione cristiana» alla prova del fascimo e del bolscevismo nel Piemonte del 1919-1926
Guido Bodrato
Libro: Libro in brossura
editore: CELID
anno edizione: 2022
pagine: 184
Il tema non dichiarato, ma più volte richiamato in questo libro che parla del Partito Popolare di don Sturzo, sembra essere quello dei "corsi e ricorsi" che punteggiano la storia italiana. È quasi un ammonimento da parte dell'autore che affronta la vicenda dei cattolici del Piemonte, da un canto ricordando la loro storia negli anni seguenti all'Unità d'Italia, dall'altro riferendo le tante difficoltà incontrate dal progetto di Sturzo nel clima "rivoluzionario" che, anche in questa regione, aveva caratterizzato il primo dopoguerra del Novecento. Sturzo intendeva dare vita a un partito con una propria autonomia e identità politica, non clericale ma radicato nel mondo cattolico, legato fortemente ad una realtà che viveva la trasformazione industriale di un'economia ancora caratterizzata dall'agricoltura; ad un partito che rifiutava il dominio di "una democrazia dei ricchi", com'era definito un sistema che fino al 1912 aveva limitato il voto a non più del 10% degli italiani. Un partito pensato in competizione con i liberali e i socialisti: una terza forza interclassista e popolare. In particolare, l'autore - uno tra i più ragguardevoli protagonisti della Dc e del Partito popolare degli anni Novanta - ricorda le eterogenee posizioni che convivevano tra i cattolici, ed i difficili rapporti che i dirigenti popolari avevano con una Chiesa indotta a cercare comunque e innanzitutto la soluzione alla Questione romana. Ricorda, infine, la dissoluzione di un 'sistema' segnato dalle scissioni nell'ambito della sinistra e da istituzioni incapaci di governare una crisi aggravata da continui scioperi, da disordini di piazza e dalla violenza politica; con democratici, riformisti e popolari senza strategia, e il raggruppamento liberale convinto di poter integrare i fascisti nella maggioranza. In un clima di scontro, che stava deragliando in guerra civile tra bolscevichi e fascisti, per i cattolici il problema era: da che parte stare. Prefazione di Bartolo Gariglio. Postfazione di Gianfranco Astori.
Un riformista al governo. Carlo Donat-Cattin ministro del centro-sinistra (1963-1978)
Marcello Reggiani
Libro: Copertina morbida
editore: CELID
anno edizione: 2022
pagine: 168
In quattro densi capitoli un valente giovane storico ripercorre un tratto importante della storia dell'Italia repubblicana. Lo fa attraverso l'attività di governo di un politico democristiano, Carlo Donat-Cattin che, tra il dicembre del 1963 e il dicembre del 1978, ricoprì importanti ruoli esecutivi: prima la carica di sottosegretario alle Partecipazioni statali poi quella, più nota, di ministro del Lavoro, quindi quella di ministro del Mezzogiorno per approdare, infine, al ministero dell'Industria. Sono gli anni in cui nasce, si afferma e declina nel suo afflato riformatore il centro-sinistra in Italia, nei quali si fanno strada istanze e forze sociali fino ad allora tenute ai margini. È anche il periodo in cui la spirale della violenza politica sembra non arrestarsi mai, e il Paese è costretto ad affrontare lo shock petrolifero e le sue gravi conseguenze economiche. In questo contesto, denso di avvenimenti e di cambiamenti epocali, si trova ad operare e a vivere una lunga e pressoché continuativa esperienza di governo il leader della sinistra sociale democristiana. E, anche se il «Donat-Cattin politico» è volutamente separato dal «Donat-Cattin ministro», paradossalmente, è proprio la politica, la buona politica, ad affermare il suo primato sull'economia. Il che non significa mai scarsa attenzione ai numeri. Carlo Donat-Cattin fu fermamente convinto che è compito primario della politica «governare lo sviluppo» (capitolo primo), «governare il conflitto» (capitolo secondo), così come considerare il Mezzogiorno una «questione nazionale» (capitolo terzo). E che è compito fondamentale della politica «affrontare la crisi» (capitolo quarto). Quella drammatica crisi che segnò la fine dell'«età dell'oro» dell'economia dell'Occidente capitalistico. Anni duri e difficili quelli al dicastero dell'Industria per il ministro che aveva compiuto il miracolo dello Statuto dei lavoratori e aveva gestito con successo la più complessa e difficile vicenda contrattuale del dopoguerra. Anche quando il progetto della programmazione economica, cui aveva contribuito e in cui aveva creduto, era stato abbandonato, Donat-Cattin cercò - circondandosi di uno staff di prim'ordine - di delineare un progetto compiuto e innovativo di politica industriale. Prefazione di Giovanni Zanetti.
Un partito di popolo. Il Partito Popolare in Piemonte e la sua classe dirigente
Libro
editore: CELID
anno edizione: 2020
pagine: 424
Il volume che qui presentiamo, frutto di una ricerca che ha scelto di ribaltare la prospettiva ancor oggi più diffusa negli studi sul Partito Popolare Italiano, mette al suo centro non i vertici del partito sturziano nato nel 1919, ma la sua base. Questo in una regione, il Piemonte, con una realtà sociale molto articolata e complessa. I ricercatori, che in gran parte avevano già lavorato per studi relativi al mondo cattolico piemontese durante la Grande guerra, si sono impegnati non tanto a enumerare i meriti o i limiti di una classe dirigente evoluta, quanto a indagare, attraverso le fonti disponibili, la composizione dei quadri dirigenti, anche piccoli o intermedi, di una forza politica cresciuta in poco tempo e poi declinata per l’emergere di diverse circostanze storiche e sociali, non ultimo il mutato atteggiamento della Chiesa. Si sono ritrovati così professori universitari e contadini, nobili e artigiani, operai e professionisti, commercianti, giornalisti e un gran numero di sacerdoti i cui nomi sono stati infine raccolti in un database composto da più di duemila elementi che potrà essere via via ampliato in un sito on line messo a disposizione dalla Fondazione Carlo Donat-Cattin. Oltre ai saggi sulle singole realtà territoriali che mettono in luce analogie e differenze a volte anche molto marcate fra le varie aree territoriali facendo emergere elementi di grande interesse, spesso non scontati, sono stati delineati una settantina profili biografici di personaggi significativi, che hanno segnato la breve vita del partito nella regione.