Libri di Vito Teti
Storia del peperoncino. Cibi, simboli e culture tra Mediterraneo e mondo
Vito Teti
Libro
editore: Donzelli
anno edizione: 2015
pagine: 300
Storia del peperoncino. Un protagonista delle culture mediterranee. Con ottantacinque ricette d'autore
Vito Teti
Libro: Copertina rigida
editore: Donzelli
anno edizione: 2007
pagine: 491
Cristoforo Colombo cercava le Indie e scoprì l'America. Cercava una nuova via delle spezie e trovò i luoghi del peperoncino. Per uno dei paradossi della storia le spezie dell'Asia e dell'Europa costituiranno uno degli apporti principali alla cucina del Nuovo Mondo, mentre il peperoncino (insieme a patata, pomodoro, mais) diventa l'emblema di una nuova economia, forse, il primo elemento globale. In tempi rapidi e in maniera inarrestabile, il peperoncino, che aveva un'antica storia nell'alimentazione e nella medicina dell'America precolombiana, si diffonde dalla Spagna alla Turchia, dai Paesi del Mediterraneo a quelli dell'Europa centrale, dal Nord Africa al Medio e all'Estremo Oriente. La sua fortuna è dovuta al fatto che pur essendo le sue qualità nutritive abbastanza secondarie si produce abbastanza facilmente, cresce in tutti i posti e si modifica con facilità in specie di varia forma e piccantezza. Teti ripercorre le vicende di questa spezia che da "straniera" è diventata l'emblema della cucina "locale", per dimostrare che l'identità anche quella culinaria - non è mai qualcosa di definito o chiuso ma è invece terreno di continue contaminazioni, non solo di sapori e aromi, ma soprattutto di culture.
Fine pasto. Il cibo che verrà
Vito Teti
Libro: Copertina morbida
editore: Einaudi
anno edizione: 2015
pagine: 155
Il cibo sognato e desiderato come un'utopia dalle "pance vuote" della civiltà contadina è diventato la fonte di ossessioni, squilibri e nuove paure. Nel passaggio dal mondo della fame a quello del troppo pieno il senso del mangiare è mutato di pari passo al contenuto dei cibi, ai metodi produttivi e alle pratiche alimentari. Una trasformazione che riguarda la salute, il corpo, lo stare assieme, il rapporto con i luoghi, la costruzione dell'identità, il sacro. La perdita della frugalità è anche perdita di strumenti per comprendere il mondo di oggi. Un altro universo ancora affamato chiede di partecipare alla nostra tavola, aspirando a un paradiso che i nostri migranti tentavano di fabbricarsi, con dolore e nostalgia, partendo per l'America. Il Mediterraneo di oggi è l'oceano di un secolo fa. In gioco non c'è solo il cibo, la possibilità di nutrirsi e di placare la fame - il tema di un'Expo che appare troppo distante da questa sofferenza - ma la nostra idea di convivenza. Un universo che ci interroga, chiedendo risposte a un Occidente smarrito.
Homeland. Sulle strade di casa del mio paese di là
Vito Teti
Libro: Copertina rigida
editore: Rubbettino
anno edizione: 2022
pagine: 486
In Homeland Vito Teti aggiunge un nuovo capitolo all'indagine antropologica sul proprio paese, San Nicola da Crissa, scelto come metonimia per comprendere le comunità del Mezzogiorno e delle aree interne meditarranee, accomunate, nel passaggio alla modernità, da una storia di mobilità, di emigrazioni e di radicali trasformazioni dei luoghi, dei riti e dei legami. Le strade del paese, questa volta, sono quelle della Little Italy di Toronto, tra College e Dundas, in cui nel '900 una grande parte di San Nicola si trasferisce, ricreando altrove la comunità. Nella relazione tra il paese la Homeland d'oltreoceano, Teti registra il progressivo esaurimento del proprio mondo, in una vicenda che nei mesi della pandemia sembra segnare le sue battute finali. Il libro ci mostra, così, le immagini dei sannicolesi di Toronto - amici e paesani partiti bambini, negli anni '50 e '60, e diventati quasi doppi dell'autore; Teti, insieme a Salvatore Piermarini, ha continuato a fotografarli e raccontarli in viaggi ricorrenti, alla ricerca dei volti e dei corpi che proiettavano la loro ombra nel paese d'origine, sulle soglie delle case rimaste chiuse. Ne è nato un diario collettivo e insieme intimo: una traccia e essenziale per mantenere la memoria e interrogarci sul senso dei nostri luoghi.
La Calabria tra il sottoterra e il cielo
Pino Stancari
Libro
editore: Rubbettino
anno edizione: 2025
pagine: 136
La Calabria, tra il sottoterra e il cielo è un viaggio profondo nell’anima di una terra spesso fraintesa e raccontata attraverso stereotipi. Padre Pino Stancari, gesuita che ha vissuto a lungo in Calabria, ci guida tra le pieghe più intime di questa regione, esplorandone il legame tra le radici profonde del “sottoterra” e l’apertura verso l’infinito del “cielo”. Attraverso meditazioni, riflessioni e richiami alla tradizione monastica ed evangelica, l’autore ci invita a riscoprire la Calabria più autentica nel valore della casa, dell’abitare, della spiritualità popolare e della fedeltà a un luogo che chiede ascolto e amore paziente. Con le sue contraddizioni e la sua bellezza, la Calabria emerge in queste pagine non come una terra da cui fuggire, ma come uno spazio di appartenenza e di scoperta. Un libro che non si limita a raccontare una terra, ma invita ad abitarla con lo sguardo di chi sa ascoltarne il silenzio e coglierne le sfumature più profonde. La Calabria, tra il sottoterra e il cielo è un invito a superare i luoghi comuni, a riconoscere la ricchezza di un’identità complessa e a riscoprire, nella memoria e nella spiritualità, le radici di un’appartenenza che parla a tutti, anche a chi non è mai passato da queste strade. Prefazione di Vito Teti.
Il risveglio del drago. Cavallerizzo: un paese mondo, tra abbandono e ricostruzione
Vito Teti
Libro: Libro in brossura
editore: Donzelli
anno edizione: 2024
pagine: 304
Nella notte tra il 6 e il 7 marzo del 2005, dopo settimane di pioggia insistente, il terreno franoso – «il drago» – su cui poggia Cavallerizzo, un paese arbëresh in provincia di Cosenza, si scuote: la popolazione fugge e si mette in salvo, ma il rientro nelle case, seppure solo in minima parte distrutte, non avverrà mai. Per vent’anni Vito Teti seguirà con attenzione e partecipazione le vicende di una comunità «spaesata» e sofferente, ma al tempo stesso tenace e speranzosa, che nelle pagine del volume prende la parola e si racconta. I protagonisti di questa storia dedicano tempo ed energie per resistere, per non disperdersi, per non smarrire la presenza, per cercare un nuovo «appaesamento», per restare in loco o trasferirsi e ricostruire in una zona vicina. Fanno incontri, riunioni, discutono per mesi, per anni, per provare a uscirne con meno danni possibili, anche a costo di compromessi con i propri desideri e le proprie volontà. «Che senso posso dare alla storia di una piccola comunità che frana e si dissolve, e che dà origine a dispersioni, esilî, dolori, fratture, dissidî, forme di resistenza?», si chiede Teti. In un mondo in cui la fine e la crisi climatica incombono, le vicende di 300 abitanti ci raccontano quelle di 8 miliardi di persone. A Cavallerizzo tutti sapevano che era necessario controllare e incanalare le acque che alimentavano la frana, ma l’incuria e le inadempienze delle istituzioni hanno «risvegliato il drago». Cavallerizzo non è solo il simbolo dell’instabilità di un’intera regione e di tutto un Paese, di una terra segnata dalla precarietà, dai continui abbandoni e dagli interventi emergenziali e mai risolutivi: Cavallerizzo, piccolo paese che muore, luogo periferico e marginale, è il mondo. Ci parla dell’Antropocene, dello spopolamento, della possibile fine di luoghi, ci insegna qualcosa su come affrontare il rischio, anche sul piano emotivo, cognitivo, pratico, della «morte» del nostro mondo. Quanto accade in un piccolo sconosciuto paese ha rilevanza per tutti noi.
Dieta mediterranea. Realtà, mito, invenzione
Vito Teti
Libro: Libro in brossura
editore: Treccani
anno edizione: 2024
pagine: 144
La dieta mediterranea, a dispetto delle mode, non accenna a scendere dal podio dei regimi alimentari consigliati per mantenere salute e benessere. Fin dagli anni Cinquanta del secolo scorso biologi, nutrizionisti, medici raccomandano un’alimentazione ricca di cereali, legumi, frutta, verdura, pesce e pasta e povera di prodotti di origine animale per contrastare le malattie proprie delle società industriali. Ma cosa c’è di vero e cosa è stato mitizzato di un modello che non corrisponde a nessuna precisa realtà storica e geografica del Mediterraneo, visto che ancora nella prima metà del Novecento olio, grano e vino – la cosiddetta “trinità mediterranea” – entravano solo nelle cucine dei ricchi? Ed è poi corretto definire “locale” e “tradizionale” ciò che – come quella “trinità” – è giunto dall’esterno e le relative elaborazioni, che sono esito e testimonianza di passaggi, incontri, commistioni di popoli e culture differenti?
Pietre di pane. Un'antropologia del restare
Vito Teti
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2024
pagine: 224
Nulla più dell’idea del «restare» potrebbe apparire estraneo alla storia del sapere etnografico. Restare sembra l’antitesi del viaggiare, del mettersi in discussione, della disponibilità al disordine, alla scoperta, all’incontro. Ma davvero l’idea e la pratica del restare sono inconciliabili con l’esperienza antropologica? E, soprattutto, è possibile pensare un viaggiare separatamente dall’esperienza del restare, e davvero il restare va accostato all’immobilità, alla scelta di non incontrare l’alterità e di non fare i conti con la propria ombra, il proprio doppio? Restare è difendere un appaesamento o esiste anche una maniera spaesante di restare che, a volte, può risultare più scioccante del viaggiare? L’avventura del restare – la fatica, l’asprezza, la bellezza, l’etica della «restanza» – non è meno decisiva e fondante dell’avventura del viaggiare. Le due avventure sono complementari, vanno colte e narrate insieme. Restare, allora, non è stata, per tanti, una scorciatoia, un atto di pigrizia, una scelta di comodità; restare è stata un’avventura, un atto di incoscienza e, forse, di prodezza, una fatica e un dolore. Senza enfasi, ma restare è la forma estrema del viaggiare. Attraverso racconti, memorie, note di viaggio e riflessioni, che si fondono in un romanzo antropologico ambientato tra la Calabria e il Canada, Vito Teti ricostruisce la complessità della «restanza», senza nessun cedimento a un’estetica dell’immobilismo e con una sofferta interrogazione sul senso dell’erranza nell’epoca della modernizzazione globale.
Terra inquieta. Per un'antropologia dell'erranza meridionale
Vito Teti
Libro: Libro in brossura
editore: Rubbettino
anno edizione: 2024
pagine: 562
Un diagramma di linee che disegnano un paesaggio eterogeneo, instabile, irrequieto: tutto l’opposto dell’immobilismo piatto, senza tempo e senza rimedio con cui pensiamo il Sud e la Calabria. Vito Teti con questo suo libro ci porta dentro una narrazione del Mezzogiorno che si fa problematica, critica, si diffrange e trova tutte le sfumature di una vicenda impossibile da ridurre a una trama unica. L’inquietudine di cui parla il titolo è il sentimento dei luoghi complessi, in cui una cosa si dà insieme al suo contrario, in cui tutto è vero e falso a un tempo. Così il tempo ciclico del mondo contadino ritorna sempre uguale nei riti e nelle feste co-esiste e si co-definisce con il tempo lineare dei viaggi, dei commerci, degli scambi intellettuali e artistici. Così la catastrofe del terremoto e dello spopolamento diventano le linee di fuga paradossali verso la modernità e il futuro. La fuga è l’altro volto del radicamento, il restare, una scelta-necessità inseparabile dalle migrazioni: entrambi devono fare i conti con differenti esperienze di “spaesamenti”, che spingono alla ricerca di nuovo senso dei luoghi e a nuove norme di abitare il paese e il Mondo. "Terra Inquieta" è un capitolo fondamentale dell’indagine antropologica di Teti, sul proprio mondo di riferimento, di cui fanno parte il suo San Nicola da Crissa, scelto come metonimia per comprendere le comunità del Mezzogiorno e delle aree interne mediterranee, e il suo paese canadese aldilà dell’Oceano, la Toronto in cui la comunità sannicolese si è trasferita in massa a partire dagli anni ’50. Un libro e un autore che non smettono di viaggiare, di andare e tornare, dal paese al mondo, e tra un paese e l’altro. E ci insegnano la mobilità e l’inquietudine come strategia di comprensione e gestione del presente. Prefazione di Sonia Serazzi.
Il senso dei luoghi. Memoria e storia dei paesi abbandonati
Vito Teti
Libro: Libro in brossura
editore: Donzelli
anno edizione: 2022
pagine: 620
Contro ogni apparenza, i luoghi abbandonati non muoiono mai. Si solidificano nella dimensione della memoria di coloro che vi abitavano, fino a costituire un irriducibile elemento di identità. Vivono di una loro fisicità, di una loro corposa e materiale consistenza. Si alimentano di uno spessore doppio e riflesso. Pretendono non la fissità, ma al contrario il movimento, il percorso fisico e mentale di una loro continua riconquista. In questo libro, scritto con la sapienza fine e distillata dell’antropologo, con la tenacia del testimone e con la passione dello scrittore, Vito Teti porta ad evidenza e ricompone per intero tutti i suoi percorsi di vita. L’oggetto – ma sarebbe più proprio dire «il soggetto» – sono i paesi abbandonati di Calabria, ripercorsi col passo lento e misurato della riappropriazione in ogni loro più densa e nascosta sfumatura: case capanne e grotte, alberi sabbie e pietre, acqua nuvole e vento. Ma si sbaglierebbe a chiudere questo libro entro una dimensione angustamente geografica. I paesi abbandonati, osserva Predrag Matvejevic nella postfazione a questo volume diventato di culto e giunto alla sua quarta edizione, «sono un luogo assai più vasto della regione a cui questo libro è dedicato. Sono il luogo di una poetica». È una poetica dell’abbandono e della riappropriazione che ha l’effetto di una potente memoria di ogni luogo comune. Vige, a proposito dei paesi abbandonati, uno strano sentimento, superficiale e compassionevole. Questi luoghi, si pensa in genere, non hanno senso: non hanno più senso, se mai ne hanno avuto uno. E invece, c’è un senso in questi luoghi. Un senso per sentirli. Un senso per capirli. Un senso per percorrerli, che è quello doppio del partire e del tornare.
La restanza
Vito Teti
Libro: Libro in brossura
editore: Einaudi
anno edizione: 2022
pagine: 168
La «restanza» è un fenomeno del presente che riguarda la necessità, il desiderio, la volontà di generare un nuovo senso dei luoghi. È questo un tempo segnato dalle migrazioni, ma è anche il tempo, più silenzioso, di chi "resta" nel suo luogo di origine e lo vive, lo cammina, lo interpreta, in una vertigine continua di cambiamenti. La pandemia, l'emergenza climatica, le grandi migrazioni sembra stiano modificando il nostro rapporto con il corpo, con lo spazio, con la morte, con gli altri, e pongono l'esigenza di immaginare nuove comunità, impongono a chi parte e a chi resta nuove pratiche dell'abitare. Sono oggi molte le narrazioni, spesso retoriche e senza profondità, che idealizzano la vita nei piccoli paesi, rimuovendone, insieme alla durezza, le pratiche di memoria e di speranza di chi ha voluto o ha dovuto rimanere. La restanza non riguarda soltanto i piccoli paesi, ma anche le città, le metropoli, le periferie. Se problematicamente assunta, non è una scelta di comodo o attesa di qualcosa, né apatia, né vocazione a contemplare la fine dei luoghi, ma è un processo dinamico e creativo, conflittuale, ma potenzialmente rigenerativo tanto del luogo abitato, quanto per coloro che restano ad abitarlo. Partire e restare sono i due poli della storia dell'umanità. Al diritto a migrare corrisponde il diritto a restare, edificando un altro senso dei luoghi e di se stessi. Restanza significa sentirsi ancorati e insieme spaesati in un luogo da proteggere e nel contempo da rigenerare radicalmente.
Ripensare Alvaro
Pasquale Tuscano, Vito Teti
Libro: Copertina morbida
editore: Rubbettino
anno edizione: 2021
pagine: 368
Ripensare Alvaro, come ci aiutano a capire i saggi presenti in questo volume - dove si considerano aspetti, di solito, ignorati o considerati secondari, come il suo muoversi tra Aspromonte ed Europa, i suoi legami con scrittori della sua terra e grandi intellettuali organizzatori di cultura nazionale, la sua incisiva presenza nel teatro, nella radio, come nel cinema e nelle grandi questioni del suo tempo - significa abbandonare ogni pigrizia intellettuale, rinunciare a mitologie e a retoriche identitarie, farsi guidare dalla potenza e dalla forza, dall'etica, di una scrittura letteraria raffinata ed elegante, che era insieme originale etnografia, ricerca e salvaguardia per il futuro di mondo scomparso, memorie e vita, antropologia delle genti di Calabria e del Sud Italia, che vanno inseriti in quella nazione italiana, Mediterraneo e in quell'Europa alle quali egli sentiva, con convinzione, di appartenere. Forse questa Calabria e questa Italia e questa Europa, sempre più sconosciute a se stesse, desacralizzate, giunte alla fine di un lunga storia, hanno bisogno di inventare un senso di comunità e di ritrovare un'anima anche a partire da autori come Alvaro.