Libri di Valentina Calderone
Il carcere è un mondo di carta
Valentina Calderone, Marica Fantauzzi
Libro: Libro in brossura
editore: Momo Edizioni
anno edizione: 2024
pagine: 160
Che cos’è il carcere? Da ragazzi ci insegnano che è il posto dove finiscono i «cattivi». Crescendo diventa sempre più una minaccia permanente (eppure sfocata) per tutti. Ma nessuno sa cos’è il carcere fino a che il carcere non entra nella sua vita. Questo è un abbecedario per parlare liberamente (e seriamente) con i ragazzi di un’istituzione che tutti diamo per scontata ma che nessuno conosce davvero. «Di carcere si deve poter parlare e questo libro lo fa, nella speranza che i ragazzi siano abbastanza maturi e liberi dai pregiudizi da poter immaginare e realizzare un sistema delle pene che, a differenza di quello attua-le, non mortifichi e umili la dignità della persona». (dalla postfazione di Luigi Manconi) Età di lettura: da 11 anni.
Abolire il carcere. Una ragionevole proposta per la sicurezza dei cittadini
Stefano Anastasia, Valentina Calderone, Luigi Manconi, Federica Resta
Libro: Libro in brossura
editore: Chiarelettere
anno edizione: 2022
pagine: 192
Non è una provocazione. Nel 1978 il parlamento italiano votò la legge per l'abolizione dei manicomi dopo anni di denunce della loro disumanità. Ora dobbiamo abolire le carceri, che, come dimostra questo libro, servono solo a riprodurre crimini e criminali e tradiscono i principi fondamentali della nostra Costituzione. Tutti i paesi europei più avanzati stanno drasticamente riducendo l'area del carcere (solo il 24 per cento dei condannati va in carcere in Francia e in Inghilterra, in Italia I'82 per cento). Nel nostro paese chi ruba in un supermercato si trova detenuto accanto a chi ha commesso crimini efferati. Il carcere è per tutti, in teoria. Ma non serve a nessuno, in pratica. I numeri parlano chiaro: la percentuale di recidiva è altissima. E dunque? La verità è che la stragrande maggioranza dei cittadini italiani non ha idea di che cosa sia una prigione. Per questo la invoca, ma per gli altri. La detenzione in strutture in genere fatiscenti è sovraffollate deve essere quindi abolita e sostituita da misure alternative più adeguate, efficaci ed economiche, capaci di soddisfare tanto la domanda di giustizia dei cittadini nei confronti degli autori di reati più gravi quanto il diritto del condannato al pieno reinserimento sociale. Il libro indica dieci proposte, già oggi attuabili, per provare a diventare un paese civile e lasciarci alle spalle decenni di illegalità, violenze e morti. Postfazione di Gustavo Zagrebelsky.
Quando hanno aperto la cella. Storie di corpi offesi. Da Pinelli a Uva, da Aldovrandi al processo per Stefano Cucchi
Luigi Manconi, Valentina Calderone
Libro: Copertina morbida
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2013
pagine: 262
In Italia in carcere si muore. Alcuni sono suicidi, altri no. E si può morire nel reparto detentivo di un ospedale, come Stefano Cucchi; per strada, come Federico Aldrovandi; legati mani e piedi a un letto di contenzione, come Franco Mastrogiovanni. Si può morire anche durante un arresto, una manifestazione di piazza, un trattamento sanitario obbligatorio. "Quando hanno aperto la cella" porta alla luce le storie di persone che sono entrate in prigione, in caserma o in un reparto psichiatrico e ne sono uscite senza vita. Ricostruisce vicende processuali tormentate, in cui la tenacia di familiari e avvocati si è scontrata con opacità, omertà e, a volte, coperture istituzionali. Racconta di uno Stato che si ricorda di recludere, sorvegliare e punire, ma spesso dimentica di tutelare e rispettare gli individui che gli sono affidati. Prefazione di Gustavo Zagrebelsky e Alessandro Bergonzoni. Con una lettera di Ilaria Cucchi. Nuova edizione aggiornata.
Abolire il carcere. Una ragionevole proposta per la sicurezza dei cittadini
Stefano Anastasia, Valentina Calderone, Luigi Manconi, Federica Resta
Libro: Libro in brossura
editore: Chiarelettere
anno edizione: 2015
pagine: 128
"Non ci appare stupefacente che in tanti secoli l'umanità che ha fatto tanti progressi in tanti campi delle relazioni sociali non sia riuscita a immaginare a di diverso da gabbie, sbarre, celle dietro le quali rinchiudere i propri simili come animali feroci?" (Dalla postfazione di Gustavo Zagrebelsky). Non è una provocazione. Nel 1978 il parlamento italiano votò la legge per l'abolizione dei manicomi dopo anni di denunce della loro disumanità. Ora dobbiamo abolire le carceri, che, come dimostra questo libro, servono solo a riprodurre crimini e criminali e tradiscono i principi fondamentali della nostra Costituzione. Tutti i paesi europei più avanzati stanno drasticamente riducendo l'area del carcere (solo il 24 per cento dei condannati va in carcere in Francia e in Inghilterra, in Italia l'82 per cento). Nel nostro paese chi ruba in un supermercato si trova detenuto accanto a chi ha commesso crimini efferati. Il carcere è per tutti, in teoria. Ma non serve a nessuno, in pratica. I numeri parlano chiaro: la percentuale di recidiva è altissima. E dunque? La verità è che la stragrande maggioranza dei cittadini italiani non ha idea di che cosa sia una prigione. Per questo la invoca, ma per gli altri. La detenzione in strutture in genere fatiscenti e sovraffollate deve essere quindi abolita e sostituita da misure alternative più adeguate, efficaci ed economiche, capaci di soddisfare tanto la domanda di giustizia dei cittadini nei confronti degli autori di reati più gravi (solo una piccola quota dei detenuti) quanto il diritto del condannato al pieno reinserimento sociale al termine della pena, oggi sistematicamente disatteso. Il libro indica Dieci proposte, già oggi attuabili, per provare a diventare un paese civile e lasciarci alle spalle decenni di illegalità, violenze e morti.
Quando hanno aperto la cella. Stefano Cucchi e gli altri
Luigi Manconi, Valentina Calderone
Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2011
pagine: 243
Quelle foto di Stefano Cucchi. Quel corpo prosciugato, quella maschera di ematomi sul viso, un occhio aperto, quasi fuori dall'orbita. Quella morte di Federico AJdrovandi, quel giovane riverso a terra, le mani ammanettate dietro la schiena, esanime. Quelle urla di Giuseppe Uva, dentro la caserma dei carabinieri di Varese. Quelle sue foto col pannolo-ne da adulto incontinente, imbrattato di sangue. Quelle facce gonfie, viola, i rivoli di sangue. E tutte le altre storie, rimaste ignote, oppure richiamate da un trafiletto di giornale, e già dimenticate. Giovanni Lorusso, Marcello Lonzi, Eyasu Habteab, Mija Djordjevic, Francesco Mastrogiovanni. E molti altri. In Italia in carcere si muore. Alcuni sono suicidi, alcuni no. E si muore durante un arresto, una manifestazione di piazza, un trattamento sanitario obbligatorio. Dietro le informazioni istituzionali spesso c'è un'altra storia. Un uomo che muore in carcere è il massimo scandalo dello Stato di diritto. "Quando hanno aperto la cella" ce lo racconta. Luigi Manconi e Valentina Calderone ascoltano, raccolgono e portano alla luce storie di persone, spesso giovani, che entrano nelle carceri, nelle caserme e nei reparti psichiatrici e ne escono morte. In ognuna di queste morti, la morte dello Stato di diritto. Prefazione di Gustavo Zagrebelsky.