Libri di Monica Cristina Storini
Umana cosa. Approssimazioni di genere al «Decameron»
Monica Cristina Storini
Libro: Libro in brossura
editore: Perrone
anno edizione: 2024
Nel panorama critico italiano si registra una certa resistenza a guardare alla scrittura di Boccaccio attraverso la lente, accreditata ormai da più di trent’anni, degli Studi di Genere – che si ritengono adatti a decostruire la scrittura contemporanea (o, meglio, circostante) piuttosto che quella antica –, a differenza di quanto è avvenuto e avviene in area anglosassone e, più specificatamente, statunitense, dove la descrizione del ruolo rappresentato dalla sessualità, dal femminile e dal maschile e così via, nell’opera del Certaldese, è tema particolarmente ricorrente. Il volume che si propone vuole, al contrario, dimostrare come tale prospettiva possa essere particolarmente proficua per interpretare e comprendere pienamente il valore di quella parte del Decameron che la critica ha liquidato come la più ossequiosa della tradizione e, dunque, come quella – tranne l’eccezione di poche novelle – meno felice e riuscita della silloge boccacciana, coincidente con le narrazioni dominate dall’azione contrastante del Caso e della Fortuna. Inquadrando la poetica boccacciana all’interno di una visione in cui compassione per le peripezie umane, importanza dell’intelligenza e potere della parola sono strettamente legati, lo studio mette in luce come l’avventura sia nel Decameron un vero e proprio tema queer. L’incontro/scontro con essa pone, infatti, il soggetto in una situazione di fluidità, di rinuncia – temporanea, più o meno lunga – al proprio status – di genere, di classe sociale, di condizione sentimentale –, lungo una durata temporale – di natura “patologica” – che comporta la messa in discussione e la ridefinizione dell’individualità che vi prende parte, anche suo malgrado, costringendola a ridefinire ruoli e stereotipi, obbligandola alla “fluidità”, sebbene approdi – ma, per quello che possiamo sapere, forse solo momentaneamente – a uno status normato e normalizzato, all’interno di una società, la quale, si badi bene, non coincide più – o non coincide del tutto –, dopo il flagello della peste, con quella che l’ha preceduta. Oltre alla mobilità identitaria, l’avventura possiede poi un ulteriore elemento queer, vale a dire presuppone e richiede una dimensione collettiva di risoluzione e riconoscimento identitario. A ciò obbedisce la compassione, soprattutto delle donne, vera e propria empatia che può scattare soltanto se e quando l’avventura dismette il proprio aspetto queer e diviene narrazione, stabile, certa, normata.
Idee, forme e racconto della città nella narrativa
Libro: Libro in brossura
editore: Cesati
anno edizione: 2020
pagine: 212
Nella letteratura a noi più prossima, quella comparsa nell’arco cronologico che va dai primi decenni del Novecento al Terzo Millennio, la città diviene il punto di incontro di diverse prospettive metodologiche che hanno promosso felici contaminazioni, muovendo dalle teorie di pensatori quali Benjamin, Lotman, Foucault, Deleuze, Bachelard, Augé e giovandosi dell’intera riflessione postmoderna. Nei saggi raccolti in questo volume città reali e dell’anima, luoghi e non luoghi si rispecchiano gli uni negli altri in un costante gioco di rinvii che privilegia il punto di vista storico-letterario, si arricchisce dello sguardo linguistico e non si sottrae a punti di vista liminari, talvolta stranianti, che recuperano spazi ‘perduti’ o in attesa di riscatto. Studiare la città letteraria significa dunque, in queste pagine, non solo ragionare sulle modalità con cui essa è stata narrata, ma arrivare sino alla sua essenza artistica, architettonica, sociologica e storica, interagendo così con l’immaginario individuale e collettivo dei lettori. All’interno saggi di Lucinda Spera, Monica Cristina Storini, Cristina Placido, Ana Stefanovska, Erica Bellia, Dirk Vanden Berghe, Giulia Zagrebelsky, Hanna Serkowska, Linda Garosi, Paola Cantoni, Dragana Kazandjiovska, Silvia Contarini, Francesca Rubini, Liana Tronci, Nikica Mihaljević, Sonja Carić, Anastasija Gjurčinova, Katarina Dalmatin, Elis Deghenghi Olujić e Caterina Romeo.
Il secchio di Duchamp. Usi e riusi della scrittura femminile in Italia dalla fine dell'Ottocento al terzo millennio
Monica Cristina Storini
Libro: Libro in brossura
editore: Pacini Editore
anno edizione: 2017
pagine: 237
Il saggio indaga l'uso e il riuso che la scrittura femminile italiana - moderna e contemporanea - attua nei confronti della tradizione culturale, entro cui essa innesta un'inedita declinazione di temi quali corpo, materno, conflitto, spazio. Il primo passaggio temporale prescelto, quello dall'Ottocento al Novecento, coincide in Italia con la progressiva definizione della nuova identità nazionale: Enrichetta Caracciolo, Emma, Matilde Serao e le generazioni che hanno vissuto la Prima guerra mondiale rappresentano il campo d'indagine privilegiato. L'altro snodo - questa volta "epocale" - si colloca fra Secondo e Terzo Millennio, sulla falsariga del genere letterario tipico dell'attuale società complessa, il noir, a partire dalla sua predilezione per i nonluoghi. L'analisi si sofferma allora su Campo, La Spina, Mazzucco, Stancanelli, Teodorani, Vinci, Verasani, cui si affiancano, tuttavia, anche riflessioni dedicate a D'Annunzio, Pirandello, Ungaretti, Gadda, Ammaniti e Simi.