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Libri di Giuseppe Fidelibus

Il bello della ragione. Il Péguy di von Balthasar

Il bello della ragione. Il Péguy di von Balthasar

Giuseppe Fidelibus

Libro: Libro in brossura

editore: Cantagalli

anno edizione: 2024

pagine: 80

Hans Urs von Balthasar e Charles Péguy. Ovvero il teologo di fronte al rivoluzionario, il colto di fronte al pellegrino, il cardinale della Chiesa cattolica al cospetto del figlio dell’impagliatrice di sedie. Il primo – “l’uomo più colto del nostro tempo”! – s’appresta a prendere lezione dal secondo in uno spirito di laicità di pensiero e di concittadinanza cristiana dai toni che rasentano il profetico dell’odierno panorama culturale. L’avvincente faccia-a-faccia che il primo – nella sua voluminosa e significativa riflessione estetico-teologica – ha intrapreso con l’opera scritta del secondo ci riserva, ad oggi, sorprese di non poco conto: sorprese utili per ripensare il nostro mondo ed il nostro tempo senza rinunciare a tutto il bello della ragione. Questo libro è un semplice tentativo di recepire una lezione di pensiero che attraversa l’intero XX secolo.
14,00

Ragione, religione, città. Una rilettura filosofica del libro VIII del «De civitate Dei» di Sant'Agostino

Ragione, religione, città. Una rilettura filosofica del libro VIII del «De civitate Dei» di Sant'Agostino

Giuseppe Fidelibus

Libro: Libro in brossura

editore: Rubbettino

anno edizione: 2022

pagine: 432

Viene qui offerta una lettura nuova e stimolante del De civitate Dei, in cui alla ragione è riconosciuto un ruolo di assoluta centralità nel districare l'antico e aggrovigliato rapporto tra religione e città.
24,00

La relazione umana oggi. Tra rischio educativo e fondazione filosofica

La relazione umana oggi. Tra rischio educativo e fondazione filosofica

Libro: Libro in brossura

editore: Studium

anno edizione: 2020

pagine: 256

Come definire, in alternativa ai modelli di pensiero oggi affermati, una nuova idea di relazione umana in generale, e di relazione educativa in particolare? La risposta del volume scaturisce dal confronto con vari riferimenti intellettuali, ma soprattutto con le figure di Luigi Giussani e Romano Guardini. Il nucleo essenziale della proposta è che l’apertura al reale, in special modo all’altra persona, costituisce il nutrimento stesso dell’attività della ragione, ed è a sua volta alimentata dalla libertà. L’opera si compone di due parti: nella prima trovano spazio riflessioni di carattere squisitamente teoretico; la seconda invece ospita contributi dal taglio didattico-esperienziale. Ne risulta un lavoro che, all’interno della ricchezza di punti di vista garantita dal concorso di più autori, dispiega un’interessante e feconda intersezione di filosofia e pedagogia, e affronta una questione sensibilmente attuale.
24,50

Agostino non è (il) male

Agostino non è (il) male

Giuseppe Fidelibus

Libro

editore: Edicola

anno edizione: 1998

pagine: 148

10,07

Pensare De-civitate. Studi sul «De civitate Dei»

Pensare De-civitate. Studi sul «De civitate Dei»

Giuseppe Fidelibus

Libro

editore: Città Nuova

anno edizione: 2012

pagine: 396

Anche se l'evento catastrofico del sacco di Roma (410 d.C.) ha svolto un'importante funzione di stimolo, il "De civitate" non è opera occasionale, ma risponde ad un progetto teologico e religioso a lungo pensato. Si tratta di un'opera unitaria e organica nella quale Agostino confuta il politeismo pagano e presenta la dottrina cristiana conducendo il lettore nel cuore stesso del mistero di Cristo e lo rende partecipe della speranza di salvezza che ne guida il cammino nella storia. Sulla base dei più recenti studi sull'opera agostinana, Fidelibus offre una rilettura attualizzante del "De civitate".
36,00

Nunc stans. Versi liberi

Gianfranco Tamagnini

Libro: Libro in brossura

editore: Alpes Italia

anno edizione: 2023

pagine: 68

L'uomo è sempre desideroso di "ritrovare un tempo perduto", fors'anche dissipato, per recuperarlo, liofilizzarlo, storicizzarlo, comprimerlo in un punto d'un eterno presente, in un nunc stans, nel quale sognare di poter "imbrigliare anche il futuro", in un limbo aureo dove catalizzare e far convivere l'irruzione nella vivida, irresistibile autenticità dell'esperienza. Non semplicemente un desiderio di intensissima sensazione di riuscire a "dare delle occhiate all'aldilà", non dopo, ma "sempre adesso". L'esercizio dell'arte, attraverso la musica, le immagini, la prosa, consente di far trasparire la sehnsucht, ovvero l'anelito struggente e mai sufficientemente compiuto all'infinito. Un moto inquieto e nostalgico, un'ardente brama di sondare e comprendere quanto riposa oltre i limiti del finito, allontanandosi dal presente col suo "attimo colpevole", per immergersi in una dimensione cosmica fuori dal tempo, adesa all'impareggiabile sofferenza per l'inattuabilità di appagamento di tal desiderio. La scrittura – e la contemplazione della parola – può assurgere ad una sorta di meditazione che avviluppa i sensi, schiudendo una relazione fra colui che guarda ed il sacro cosmo del mistero. La parola – come pura espressione metafisica – ha da sempre aiutato il "suo creatore" a "governare" la sua traiettoria esistenziale, a descrivere la vita attraverso quella sublimazione sensoriale ed emozionale, capace di penetrare il pensiero. La necessità di descrivere il mondo delle cose, il cosmo delle emozioni, lo stesso esserci in queste ineludibili dimensioni, spinge alla ricerca del "logos perduto", ad una sorta di "autopsia della parola", per trovare in essa quasi la verità della vita. Il pensiero - che anche attraverso la potenza espressiva della parola si struttura - potrà anelare a trovare pace temporale in quel "nunc stans" criptico ed inafferrabile, "capace" di esprimere ed evidenziare quell'ego, che attende miracolosamente di collocarsi - nella possibilità del discernere nel mondo - sul limite fra passato e futuro, in un mai sufficientemente agognato "presente eterno". (Gianfranco Tamagnini). Prefazione di Giuseppe Fidelibus.
12,00

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