Libri di P. Ceri
La democrazia dei movimenti. Come decidono i noglobal
Libro: Libro in brossura
editore: Rubbettino
anno edizione: 2003
pagine: 216
Dalle proteste di Seattle e di Genova in poi i no global si sono affermati come un nuovo soggetto capace di influenzare la politica. Quel che più stupisce è come migliaia di individui, diversi per generazione, sesso, condizione sociale, fede, cultura muovano dai più diversi angoli del mondo per manifestare insieme e che persone appartenenti ad associazioni e gruppi quanto mai diversi cooperino in progetti e reti comuni. Tutto al di fuori di un'ideologia e di un'organizzazione comune. Analizzando gli inediti processi decisionali e i meccanismi della rappresentanza in una serie di reti e gruppi del movimento antiglobalizzazione, le indagini contenute nel volume mostrano come sia possibile che da una tale verietà sortiscano azioni comuni.
Da no global a no war e ritorno. Metamorfosi del movimento globale
Libro: Libro in brossura
editore: UTET Università
anno edizione: 2009
pagine: XV
L'irrompere sulla scena politica e mediatica mondiale del movimento antiglobalizzazione è stato forse il fenomeno che più ha segnato il passaggio dal XX al XXI secolo. Quale inedito "movimento dei movimenti" ha dato voce a una varietà di categorie, popolazioni e gruppi sociali tanto ampia quanto lo è quella dei soggetti toccati dalle conseguenze negative della globalizzazione. Esso ha costituito una temuta minaccia per la credibilità e la legittimità - e in molti casi per l'incontrollata libertà di agire - di numerose multinazionali, dei principali organismi economici sovranazionali e anche di una serie di governi. Nel breve giro di un decennio - il primo del nuovo millennio - sono accadute tante cose drammatiche: la paura del fondamentalismo islamico, il terrore della guerra al terrore, una devastante crisi economico-finanziaria. A posteriori non si può che riconoscere la ragione di molte critiche e istanze avanzate in passato dal movimento globale. O almeno da quella parte che, non affetta da antiamericanismo e dal mito della rivoluzione e della violenza liberatrice, è capace di distinguere la globalizzazione dalla sua versione neoliberale e di pensare e annunciare in modo non ideologico o utopico che "un altro mondo è possibile". Se "yes we can" diventerà il motto delle élite mondiali, sarà anche grazie al messaggio conflittuale espresso dal movimento globale.