Libri di N. Cagnone
Anticamera. Ediz. italiana e norvegese
Rune Christiansen
Libro: Libro in brossura
editore: La Finestra Editrice
anno edizione: 2015
pagine: 128
Edizione bilingue d'AntiCamera, opera poetica di Rune Christiansen, eminente autore norvegese a cui sono stati assegnati. tra l'altro, i prestigiosi 'Brageprisen' e 'Gyldendalprisen'. "Ci si sposa. Un attimo di sbalordita o dubitosa felicità, poi qualcosa s'incrina, l'avidità si stanca, calme o liete giornate preparano delusione, insofferenza, disarmonia, le cui cause (sempre insufficienti) rendono solitaria l'infelicità, la rendono arcana. Impigliati nel qui ma reclamati dall'altrove, prima o poi dovremo andare; e in mancanza d'escandescenze, di domestiche tragedie, sarà cosa ardua anche l'andarsene. [...] C'è nella vischiosità dell'esistenza un invincibile disordine, del quale un degno poeta dovrà pur fidarsi, e insiste ovunque uno sgomento, cagionato da qualcosa che sembra avere qualità ctonie, provenire da un arcaico e mai calmato sottosuolo-nel suo indistinto volgersi, acutamente sembra rivolgersi a noi" (Nanni Cagnone).
Agamemnon. Testo greco a fronte
Eschilo
Libro
editore: La Finestra Editrice
anno edizione: 2015
pagine: 176
Il naufragio del Deutschland
Gerard Manley Hopkins
Libro: Libro in brossura
editore: La Finestra Editrice
anno edizione: 2015
pagine: 112
"Nel 1988 apparve una sorprendente traduzione del Naufragio del Deutschland, riguardo alla quale Giovanni Testori scrisse: 'Credo non mi sia mai capitato di leggere una traduzione come questa che, pur essendo traduzione, ha i termini di linguaggio d'una totale autonomia'. La Finestra editrice non offre una semplice ristampa di quel libro, ora introvabile, poiché nel frattempo Nanni Cagnone ha sottoposto a revisione sia il testo introduttivo sia la traduzione del tormentoso capolavoro di Hopkins."
Cinema & esperience. Le teorie di Kracauer, Benjamin e Adorno
Miriam Bratu Hansen
Libro: Copertina morbida
editore: Johan & Levi
anno edizione: 2013
pagine: 414
A partire dagli anni novanta i cosiddetti cinema studies hanno subito una tale proliferazione da diventare una vera e propria disciplina accademica. Attualmente, però, il loro oggetto d'indagine sembra dissolversi sempre di più in un flusso di mutevole, globale e globalizzate, cultura dell'immagine: audiovisiva, elettronica, digitale e web. Miriam Bratu Hansen ricomincia dal principio, ovvero dalla perspicace critica della modernità operata da tre pilastri dell'estetica del Novecento, Kracauer, Benjamin e Adorno, incentrata proprio su questo media: non su ciò che il cinema è, ma su quello che fa, ovvero la particolare esperienza sensoriale e mimetica che esso rende possibile negli spettatori. Non un'ontologia del cinema, dunque, ma un tentativo di comprensione, sebbene con prospettive e modalità differenti, del suo ruolo all'interno della modernità in evoluzione. I film, infatti, contribuiscono in maniera sostanziale alla riconfigurazione dell'esperienza intesa nel suo senso più pieno di Erfahrung, ovvero come vita quotidiana, rapporti sociali e lavorativi, economia e politica. La recente apertura della frontiera del digitale e il necessario ripensamento di dispositivi e categorie filmiche fondamentali come il movimento e l'animazione lanciano una nuova sfida, che però non è una minaccia: dopo aver fatto "saltare con la dinamite dei decimi di secondo questo mondo simile a un carcere", il cinema potrebbe riaprire capitoli dell'estetica apparentemente chiusi e riattualizzarli.
Alfred Jarry. Una vita patafisica
Alastair Brotchie
Libro: Libro in brossura
editore: Johan & Levi
anno edizione: 2013
pagine: 446
Alla sua morte, appena trentaquattrenne, Alfred Jarry (Laval 1873-Parigi 1907) era già una leggenda nei salotti parigini, più per l'anticonformismo, praticato con irriverenza, che per il suo genio letterario. Ci sarebbero voluti diversi decenni prima che venisse riconosciuto come uno dei padri delle avanguardie e che "Ubu re" diventasse l'emblema di un teatro radicalmente moderno. La sua influenza è stata così profonda e duratura che tutt'oggi una comunità di cultori mantiene un dialogo postumo con le sue idee attraverso il "Collegio di Patafisica", dove accanto a grandi nomi della cultura internazionale figurano anche intellettuali italiani come Italo Calvino, Enrico Baj e Umberto Eco. Per molti, tuttavia, Jarry resta soltanto l'autore di una pièce assurda e grottesca e la sua vita un mero concatenarsi di stravaganti aneddoti: le spiazzanti provocazioni ai gloriosi "Martedì del Mercure", la totale identificazione con "Pére Ubu" che finì per divorarlo, il disprezzo per ogni forma di decoro, lo humour scatologico, le bravate erculee con l'alcol, gli exploit con il revolver, le prodezze ciclistiche e con la canna da pesca, fino all'ultimo desiderio espresso in letto di morte, ovvero uno stuzzicadenti. In questa prima biografia critica a tutto tondo gli aneddoti rimangono e addirittura si moltiplicano grazie a una profusione di nuove fonti finora inedite cui Alastair Brotchie attinge, però, con discernimento, riuscendo riuscendo a separare il personaggio dal suo mito.
Napoleone a Mosca
Anka Muhlstein
Libro: Libro in brossura
editore: Mondadori Bruno
anno edizione: 2008
pagine: 284
Costruito con un ampio ricorso a memoirs, lettere e documenti di epoca napoleonica, il libro narra gli eventi dal maggio al dicembre del 1818, l'arco di tempo in cui la più grande armata mai radunata fino a quel momento invase la Russia, marciò fino a Mosca e poi dopo aver vinto ogni battaglia e conquistato la capitale, si ritirò incalzata dall'inverno che sopravanzava e dai cosacchi che la decimavano. Il racconto è documentato, attento agli aspetti psicologici e intellettuali dei protagonisti così come a quelli militari e logistici della campagna di Russia. Molti passaggi danno prova di una capacità evocativa e narrativa. I quesiti di fondo riguardano le ragioni politiche ma anche psicologiche delle scelte di Napoleone: la stessa campagna e la rottura del trattato firmato con lo zar Alessandro, la decisione della ritirata, di riconoscere come sconfitta una spedizione che aveva portato alla vittoria sanguinosa di Borodino e alla conquista di Mosca, data poco dopo alle fiamme dai russi. Napoleone è ritratto preoccupato per la giovane età di certe truppe alleate, ritenendo che le sofferenze prolungate di una spedizione sarebbero state meglio sopportate da soldati più avanti negli anni - e saranno numerosissimi i suicidi tra i giovani soldati -, messo a dura prova nel constatare che le vittorie sul campo e la presa della città russa più importante non significavano una vittoria, ma anzi il preludio di una disfatta.
Fiducia e paura nella città
Zygmunt Bauman
Libro: Libro in brossura
editore: Mondadori Bruno
anno edizione: 2005
pagine: XV-79
In questo volume l'autore pone in discussione la vita quotidiana delle persone nella grande città. Un tempo luogo di sviluppo e promozione sociale, e anche di sicurezza, è oggi un "vaso di Pandora" dal quale zampillano fuori problemi che appaiono difficilmente risolvibili e generano un senso di frustrazione e insicurezza. Le città postmoderne conoscono oggi il fenomeno inverso dell'abbandono di un numero crescente di abitanti, respinti dalle proibitive condizioni materiali e soprattutto da un senso di paura che Bauman descrive lucidamente e impietosamente.
Napoleone a Mosca
Anka Muhlstein
Libro: Libro in brossura
editore: Mondadori Bruno
anno edizione: 2011
pagine: 267
Costruito con un ampio ricorso a memoirs, lettere e documenti di epoca napoleonica, il libro narra gli eventi dal maggio al dicembre del 1818, l'arco di tempo in cui la più grande armata mai radunata fino a quel momento invase la Russia, marciò fino a Mosca e poi dopo aver vinto ogni battaglia e conquistato la capitale, si ritirò incalzata dall'inverno che sopravanzava e dai cosacchi che la decimavano. Il racconto è documentato, attento agli aspetti psicologici e intellettuali dei protagonisti così come a quelli militari e logistici della campagna di Russia. Molti passaggi danno prova di una capacità evocativa e narrativa. I quesiti di fondo riguardano le ragioni politiche ma anche psicologiche delle scelte di Napoleone: la stessa campagna e la rottura del trattato firmato con lo zar Alessandro, la decisione della ritirata, di riconoscere come sconfitta una spedizione che aveva portato alla vittoria sanguinosa di Borodino e alla conquista di Mosca, data poco dopo alle fiamme dai russi. Napoleone è ritratto preoccupato per la giovane età di certe truppe alleate, ritenendo che le sofferenze prolungate di una spedizione sarebbero state meglio sopportate da soldati più avanti negli anni - e saranno numerosissimi i suicidi tra i giovani soldati -, messo a dura prova nel constatare che le vittorie sul campo e la presa della città russa più importante non significavano una vittoria, ma anzi il preludio di una disfatta.