Libri di Michele Di Giorgio
Il braccio armato del potere. Storie e idee per conoscere la polizia italiana
Michele Di Giorgio
Libro: Libro in brossura
editore: Nottetempo
anno edizione: 2024
pagine: 276
Nella storia dell’Italia contemporanea la polizia ha giocato un ruolo di primo piano nella gestione del potere e le sue vicissitudini sono legate a doppio filo con quelle della società e del paese. Per questa ragione, analizzarne continuità e trasformazioni istituzionali da una prospettiva di lungo periodo, che dall’Unità d’Italia arriva fino a oggi, è fondamentale per riflettere su questioni tuttora centrali nella vita democratica, come i problemi e le distorsioni che riguardano il ruolo e il funzionamento delle forze dell’ordine. Oltre ad aspetti strutturali critici come la pluralità e la complessità del comparto sicurezza italiano, da questa ricostruzione emergono deformazioni evidenti sul piano politico, organizzativo e pratico: la carenza di coordinamento tra i corpi, l’eccessiva vicinanza della polizia ai governi e la grossa influenza esercitata dal potere militare, che da sempre condiziona la gestione dell’ordine e della pubblica sicurezza. Problemi mai del tutto risolti investono anche, su un livello diverso, la vita e la concreta operatività degli uomini e delle donne appartenenti alle forze di polizia, le cui esperienze si incrociano con schemi culturali e mentalità istituzionali resistenti al cambiamento. Argomenti come la riforma strutturale del comparto, la democratizzazione dei corpi e la sindacalizzazione del personale sono dunque ancora all’ordine del giorno, così come è sempre attuale e gravissima la questione degli abusi, delle torture e, in alcuni casi, degli omicidi commessi da persone in uniforme: violenze che, negli ultimi vent’anni, sembrano tornare a riguardare soprattutto le categorie ritenute socialmente “indesiderabili”, in base a politiche securitarie che trasformano la polizia in un ammortizzatore per respingere la “devianza” ai margini della collettività.
Polizia, società e politica nell'Italia repubblicana. Gli editoriali di Franco Fedeli (1973-1997)
Libro: Libro in brossura
editore: Unicopli
anno edizione: 2023
pagine: 565
Nel corso della sua esistenza, Franco Fedeli (1922-1997) percorse strade professionali e di vita molto diverse tra loro: studente, militare, antifascista arrestato e incarcerato durante il regime, partigiano combattente nella zona di Tivoli, fotoreporter per vent'anni e, dal 1966, giornalista professionista per altri trenta. Durante la sua carriera da cronista, Franco Fedeli fu un attento e profondo conoscitore delle polizie. Dall'inizio degli anni Settanta, offrì le sue conoscenze e la sua voce ai poliziotti che in clandestinità lottavano per cambiare la Pubblica sicurezza. Attraverso le sue riviste, divenne l'instancabile organizzatore e coordinatore del movimento per la smilitarizzazione, la riforma e il sindacato della polizia. Dopo la nascita della Polizia di Stato, continuò a seguire e a raccontare con costanza il mondo delle forze dell'ordine, senza mai separare la sua attività di analisi critica da una tenace volontà riformatrice, sempre orientata a una trasformazione globale dello Stato e delle sue istituzioni. In questo volume sono stati per la prima volta raccolti gli oltre duecento editoriali scritti nelle tre riviste che diresse tra 1973 e 1997: "Ordine pubblico", "Nuova polizia e riforma dello Stato" e "Polizia e democrazia". Gli scritti di Fedeli sono una fonte preziosa, non soltanto per tutti gli studiosi che si interessano alla storia delle polizie, ma anche per quelli che guardano all'Italia repubblicana e alle sue trasformazioni sociali, politiche e istituzionali.
Una cultura professionale per la polizia dell'Italia fascista. Antologia de «Il magistrato dell'ordine» (1924-1939)
Libro: Libro in brossura
editore: Unicopli
anno edizione: 2021
pagine: 523
Come si conciliò la cultura professionale della polizia con un regime totalitario quale quello fascista? Quanto e come il fascismo cambiò la polizia? Le fonti prodotte dalle istituzioni poliziesche - rapporti, relazioni, schedature ecc. - sono molto usate dagli storici. Ma troppo raramente questi si sono interessati alla vita della polizia come istituzione dentro il ventennio. Grande attenzione è tradizionalmente portata ad alcuni suoi reparti speciali (si pensi all'OVRA) ma ancora troppo poco ne sono stati oggetto di studio l'organizzazione, il funzionamento, il personale, le mentalità. Mettere a disposizione dei lettori e degli studiosi un'antologia de "Il magistrato dell'ordine" - unica rivista scritta da funzionari di polizia per i poliziotti ad essere autorizzata dal fascismo - può dare un importante contributo a conoscere meglio come era fatto, e come era cambiato, uno dei fondamentali strumenti di controllo e di repressione del regime. Può aiutare anche a intendere attraverso quali continuità, e quali discontinuità, dalla polizia dell'Italia liberale si arrivò infine alla polizia della Repubblica e della democrazia. Questo volume prosegue l'indagine sui saperi professionali delle polizie italiane, e quindi sulle polizie stesse, già avviata con la antologia del "Manuale del funzionario di sicurezza pubblica e di polizia giudiziaria", 1863-1912 (2015) e con la Antologia del "Bollettino della Scuola di polizia scientifica", 1910-1939 (2020), nonché con la prima edizione degli scritti di Salvatore Ottolenghi, Una cultura professionale per la polizia dell'Italia liberale e fascista. Antologia degli scritti, 1883-1934 (2018).
Una cultura professionale per la polizia dell'Italia liberale e fascista. Antologia del «Bollettino della Scuola di polizia scientifica» (1910-1939)
Libro: Libro in brossura
editore: Unicopli
anno edizione: 2020
pagine: 557
L'antica immagine dello 'sbirro', del poliziotto votato alla persecuzione dei malviventi solo sulla base del suo 'fiuto' e della sua esperienza pratica e quotidiana di contrasto alla criminalità, nella seconda metà dell'Ottocento andò sempre più in crisi. Mentre tutta la società si modernizzava, come potevano i corpi di polizia restare estranei non solo alla democratizzazione dei sistemi politici ma anche al progresso, all'avanzamento delle scienze, allo sviluppo delle tecnologie? A cavallo fra Ottocento e Novecento questa potente corrente di trasformazione prese varie forme, in Europa e anche in Italia. Una di queste fu la creazione di laboratori, corpi, scuole di polizia scientifica, miranti a diffondere anche fra le forze dell'ordine i più moderni ritrovati della tecnologia, a fini di identificazione e persecuzione dei crimini. In Italia se ne fecero promotori, all'interno delle polizie, un pugno di funzionari e, nel mondo accademico, Salvatore Ottolenghi, allievo di Cesare Lombroso, e i suoi più diretti collaboratori. Fu così che, all'inizio del Novecento, nacque anche in Italia una Scuola di polizia scientifica e, dopo qualche anno, un suo "Bollettino" a stampa. Oltre che con l'attività pratica della Scuola, fu proprio tramite la lettura del "Bollettino" che tutta una serie di scienze e di tecniche furono divulgate all'interno della pubblica sicurezza del tempo. L'uso della dattiloscopia, della fotografia, del 'ritratto parlato del sopralluogo', delle 'cartelle biografiche', delle varie tipologie di schedatura e più in generale la formalizzazione dei sistemi di segnalamento, di ricerche e di identificazione furono sempre più diffusi proprio attraverso le pagine del "Bollettino" (1910-1939). Il volume fornisce la prima antologia di questo importante periodico, e fa seguito agli altri dedicati al "Manuale del funzionario di sicurezza pubblica" (1861-1912) e agli scritti di Salvatore Ottolenghi (1883-1934), in una collana dedicata allo studio storico dei saperi di polizia in Italia.
Per una polizia nuova. Il movimento per la riforma della Pubblica Sicurezza (1969-1981)
Michele Di Giorgio
Libro: Libro in brossura
editore: Viella
anno edizione: 2019
pagine: 320
Nel corso degli anni Settanta la polizia fu attraversata, come altri settori della società italiana, da proteste e forti richieste di cambiamento. Da questi fermenti nacque, dal basso e all’interno dell’istituzione, un movimento che si pose l’obiettivo di condurre la Pubblica Sicurezza a una riforma profonda che ne garantisse la smilitarizzazione e ne rendesse possibile la sindacalizzazione. In pochi anni le adesioni dei poliziotti al movimento per la riforma e alla sua organizzazione clandestina crebbero vertiginosamente. Dopo aver creato una solida rete di comitati locali e aver raccolto migliaia di simpatizzanti, il movimento uscì allo scoperto. In un Paese segnato dalla violenza crescente di terrorismo e criminalità, i poliziotti riuscirono a portare i problemi della polizia al centro del dibattito politico. La riforma giunse soltanto nell’aprile del 1981 e rispose solo in parte, come scoprirà il lettore, alle richieste del movimento.
Una cultura professionale per la polizia dell'Italia liberale e fascista. Antologia degli scritti (1883-1934)
Salvatore Ottolenghi
Libro: Libro in brossura
editore: Unicopli
anno edizione: 2018
pagine: 452
La costruzione di una cultura professionale per i Corpi dello Stato contemporaneo è stata un processo di lunga lena, sempre rinnovato, mai dato o da dare per scontato. La formazione e la diffusione dei saperi professionali delle polizie, e in particolare della Polizia di Stato, si sono avvalse dell'incrocio di contributi di attori diversi: operatori di polizia, intellettuali, scienziati, uomini e donne del loro tempo che hanno reputato un dovere ed una missione di rilevanza nazionale costruire, affinare, diffondere le conoscenze più aggiornate. Quello della 'Polizia scientifica' è forse, storicamente, il caso più emblematico e rilevante della storia di questi 'saperi di polizia'. In Italia, alle fondamenta della polizia scientifica quale modernamente la intendiamo, sta la figura di Salvatore Ottolenghi (1861-1934).
Una cultura professionale per la polizia dell'Italia liberale. Antologia del «Manuale del funzionario di sicurezza pubblica e di polizia giudiziaria» (1863-1912)
Libro: Libro in brossura
editore: Unicopli
anno edizione: 2015
pagine: 415
Fra l'Unificazione, la guerra di Libia e poi il primo conflitto mondiale, la polizia italiana pose le proprie basi organizzative e istituzionali. Lungo tutto quel mezzo secolo, le sue attività furono 'accompagnate' dalle pagine di una rivista, ininterrottamente edita per cinquant'anni. Si trattava del "Manuale del funzionario di sicurezza pubblica e di polizia giudiziaria". La rivista, pensata, voluta e a lungo diretta da Carlo Astengo, era indirizzata ai funzionari e alle guardie dell'allora piccolo corpo di polizia. Attraverso la sua lettura, i poliziotti potevano informarsi attorno alle principali norme amministrative regolanti il servizio. Avrebbero anche conosciuto meglio la società che dovevano controllare, le sue trasformazioni e le sue sfide all'ordine dell'Italia liberale. Infine, elemento non secondario, potevano leggere e partecipare ad una pubblica discussione circa l'assetto, l'ordinamento e le finalità della polizia. Perché uno degli scopi del periodico, firmato dalle migliori menti fra quelle dei poliziotti del tempo, era la necessità tanto di conoscere e far conoscere quanto di gestire e riformare la polizia dell'Italia liberale.