Libri di Marianna Marrucci
Funzione Pagliarani. Voci e letture dal Novecento al Duemila
Libro: Libro in brossura
editore: Zona
anno edizione: 2024
pagine: 113
La lezione di Elio Pagliarani, originale ed esemplare nel quadro della poesia novecentesca, costituisce un punto di riferimento decisivo per almeno un paio di generazioni di autori e autrici. In questo libro si ricostruiscono alcuni tasselli di una ipotetica "funzione Pagliarani" tra la fine del Novecento e il primo Duemila. Con interventi di Gualberto Alvino, Marco Caporali, Carla De Bellis, Antonio De Rose, Vincenzo Frungillo, Valerio Magrelli, Roberto Milana, Francesco Muzzioli, Felice Paniconi, Danilo Plateo, Rosario Romero, Gabriella Sica, Francesco Targhetta e un ampio saggio introduttivo della curatrice Marianna Marrucci.
Morfologie del trauma bellico. Poesia e guerra totale in Ungaretti, Rebora, Sereni
Marianna Marrucci
Libro: Libro in brossura
editore: Pacini Editore
anno edizione: 2023
pagine: 120
Il volume presenta uno studio sulle connessioni tra le forme della poesia e il trauma della guerra totale nel Novecento italiano, secondo una prospettiva metodologica che incrocia categorie degli studi sul trauma e della critica ecologica per delineare un orizzonte di senso da assumere a lente di accomodamento visivo e, contemporaneamente, sottoporre a verifica nell’analisi testuale. Vengono prese in esame, di concerto, le strategie e le modalità di messa in forma della sostanza traumatica della guerra sulla superficie retorico-/figurale e la rimodulazione della fisionomia e del perimetro del soggetto lirico, specie in relazione all’ambiente. A una prima parte di introduzione teorico-metodologica seguono tre approfondimenti su singole opere di Ungaretti, Rebora e Sereni, con l’obiettivo di mostrare, attraverso il commento a una rosa di testi emblematici, lo spettro di variazione di un fenomeno generale.
Il fiato dello spettatore e altri scritti sul teatro (1966-1984)
Elio Pagliarani
Libro: Libro in brossura
editore: L'orma
anno edizione: 2017
pagine: 407
«'A teatro è il fiato dello spettatore che dà fiato all'attore. Lo so per via che ogni tanto recito versi: io vario, essi variano, in funzione di chi ascolta, e viceversa.' Così scrive Elio Pagliarani nel 'Teatro come verifica': il primo dei saggi e articoli una cui scelta ordinò, nel '72, col titolo appunto ‘Il fiato dello spettatore’ (scelta qui ampliata e proseguita sino al termine della sua attività di critico teatrale, nell'84, grazie a un approfondito scavo bibliografico). Un'interazione da sempre presupposta dal teatro, certo, ma che per Pagliarani è solo un aspetto di quello che più gli interessa: 'la socialità dell'arte come capacità di provocazione immediata'. In quegli anni, più radicalmente, 'intervento del pubblico come elemento costitutivo dello spettacolo' (per esempio col Living Theatre) e annullamento, dunque, della separatezza sacerdotale tra il performer solo al comando e un'audience passiva e gastronomica: in una fusione simile, invece, al 'ritmo corale' dei 'braccianti del mare' evocato dal poeta nella Ballata di Rudi. L'incontro di Pagliarani col teatro non fa che dar seguito, infatti, alla componente pubblica, cioè sociale, di una parola, come la sua, da sempre declamata sulla strada prima che sulla scena. Una parola in 3D, già 'spettacolo come quei libri per l'infanzia, che oggi diremmo in qualche modo pop, donde salta fuori un bosco un castello i sette nani, a ogni pagina'. Assistiamo allora all'incontro fra i numi di Brecht e Artaud in un teatro che fa appello insieme all'intelletto e ai sensi: quello che si potè vedere, sulle scene italiane, nei mitici Sessanta e Settanta. Le 'cronache' teatrali di Pagliarani, come le chiama con un termine a lui caro, restano oggi non solo la testimonianza più appassionata di quelle stagioni, ma anche la «cronaca» più fedele, ancorché o proprio in quanto frammentaria, di un tempo che volle sfidare le convenzioni e le convenienze di sempre per 'tirare su la schiena', una buona volta. E proporsi, in tutti i sensi, all’aperto.” (A.C.)
«Meglio peccare fortiter». Poeti e versificatori, ritardatari e aggiornatissimi nei pareri di lettura di Franco Fortini
Valentina Tinacci, Marianna Marrucci
Libro: Libro in brossura
editore: Pacini Editore
anno edizione: 2013
pagine: 83
Il volume contiene uno studio di scritti inediti di Franco Fortini: i pareri editoriali stesi per le case editrici Einaudi e Mondadori tra gli anni Cinquanta e Ottanta. In particolare l'attenzione si concentra sui pareri relativi a opere poetiche, che rappresentano una parte consistente del corpus oggi conservato nell'Archivio del Centro Studi Franco Fortini dell'Università di Siena. L'analisi di questi documenti consente di gettare uno sguardo nuovo sulle vicende editoriali italiane del periodo, ma soprattutto mette in evidenza lo sguardo acutissimo di Fortini nei confronti del panorama poetico italiano, la sua lettura critica di tendenze, opere e genealogie, le sue idee sul senso e sul valore della scrittura in versi. Il parere positivo di Fortini si impernia in genere su tre elementi: l'autenticità del "contenuto", l'unità di organizzazione del testo, il controllo sulla materia linguistica e ritmica. Emerge con chiarezza il fastidio per quelle scritture che stanno in una zona grigia di malintesa e depressa letterarietà, caratterizzata dalla mancanza di coraggio e nettezza, che ricerca nella poesia una consolazione esistenziale e una conferma di buoni sentimenti ottenuta con poca fatica: dal punto di vista di Fortini "è meglio peccare fortiter".
Fabrizio De André. Donne pensate come amore
Marianna Marrucci
Libro: Libro in brossura
editore: Zona
anno edizione: 2013
pagine: 186
Rappresentative o radicalmente alternative (comunque esemplari) rispetto alla realtà, mitizzate eppure potentemente terrene e dissacranti rispetto al potere (sempre maschile), le figure femminili sono fondamentali nell'opera di Fabrizio De André. Questo libro, nato da una lunga e appassionata ricerca d'archivio tra le carte e i libri dell'artista, indaga la fisionomia, la funzione e il senso dei suoi personaggi femminili, anche in relazione a quelli maschili. Se la donna, interdetta per secoli alla dimensione di autrice, ha nutrito la tradizione letteraria come destinataria di versi d'amore e musa ispiratrice, e se è vero che il progetto artistico di De André punta a un riversamento della letteratura in musica, porre l'attenzione sulle presenze femminili nei singoli brani, negli album e nei concerti permette di considerarne sotto una nuova luce i grandi nuclei tematici, i riferimenti culturali e lo sguardo sulla realtà.

