Libri di Marco Bandera

Dalle ciotole dei sumeri alle razioni degli astronauti: Storia semplice del controllo del cibo, dal Medioevo ai protocolli HACCP e HARPC dell'era moderna. Marco Bandera, laureato in Scienze e Culture Enogastronomiche, da anni si occupa di consulenze nel campo HACCP e Sicurezza Alimentare. Con questo testo, l'autore ci accompagna in un viaggio per non addetti ai lavori alla scoperta delle pratiche e delle tecniche che sin dall'antichità ogni popolo ha posto in essere per garantire la salubrità di ciò che avrebbe ingerito per il proprio sostentamento: come dono degli Dei, un tempo, e come principio scientifico successivamente e fino ai nostri giorni. Questo non è né un testo scientifico né legale, quindi i decreti giuridici e le tecnologie alimentari sono solo accennati, proprio perché lo scopo di questo libro è di essere chiaro e comprensibile da chiunque, anche e soprattutto dai non addetti ai lavori. Un vero e proprio racconto che dimostra quanto sin dagli albori dell'umanità ciò che mangiamo è lo specchio della nostra salute, proprio come diceva il grande medico Ippocrate di Coo.

Il bosco di Cerchibotto è un posto magico, nel quale antichi misteri si mescolano con i sentimenti di uomini e donne e dove antiche divinità giocano con le esistenze umane; un luogo in cui gli alberi hanno un'anima ed una voce con la quale parlano, anche stando in silenzio, a coloro che si trovano a vagare per quelle terre. In questo libro ci sono tre testi teatrali: una commedia, un dramma e un soliloquio che avvicineranno il lettore ai confini di un mondo intriso di magia e di riflessioni sul significato della vita. In essi sono narrate le vicende di un albero di Natale malinconico ma pungente, di due ragazzi che salvano il mondo dalla maledizione di una strega arcigna ed ingorda e la classica storia triste di Filemone e Bauci, o dell'amore eterno.

Una ragazza di Kuala Lumpur è una licantropa, o come ama lei stessa definirsi, una "lupessa", chiamata dal Destino a portare a compimento un'antica profezia... O forse no. Nel villaggio dei lupi, Meji dovrà cercare di capire il segreto che potrebbe porre fine per sempre al supplizio della trasformazione. Da un po' di tempo a questa parte, infatti, i lupi mannari non vogliono più ritornare umani e viceversa. Ma cosa si cela dietro a quella profezia? Tra pericoli ed inganni anche degli amici più fidati, Meji partirà alla ricerca della ricetta di un magico biscotto denominato "Il Cacciatore di Luna", che potrà liberare i lupi dal loro fato ancestrale. Ma i lupi vogliono affrancarsi davvero dalla loro parte malvagia? In questo primo racconto, Meji scoprirà alcuni indizi per rispondere a tutte queste domande.

Questo breve saggio è una riflessione sulla figura del padre putativo di Gesù. Partendo da alcuni brani delle Sacre Scritture, l'autore conduce il fedele alla scoperta delle ragioni che portarono un semplice falegname a godere di un posto di riguardo nel Paradiso dei Santi, semplicemente compiendo la più difficile ed umanamente più grande, delle scelte: dire sì ad un mistero divino per amore della sua Sposa e del suo creatore e permettendo così di dare il via al progetto di redenzione del genere umano da parte di quel Dio che grazie a quella scelta ha potuto farsi uomo.

Quest'opera contiene versi che non vogliono far pensare, perché non v'è pensiero alcuno che sia reale. È l'osservazione della vita attraverso le sue espressioni naturali che cambiano repentinamente, ma senza un fine preciso. Non è pessimismo né ottimismo incondizionato, bensì è la resa; il fermarsi ad osservare quello che scorre e ciò che è stato senza nemmeno la forza di emettere un grido di pianto per quello che si sgretola dinanzi gli occhi di ogni umano impotente. La terra che era nei nostri sogni e che muore e nasce allo stesso tempo. L'autore di "Poesie in attesa di una rivolta sociale", "Risvegli" e "Settedita", solo per citare alcuni lavori, questa volta non esplora il vasto mondo poetico raccontando carmi decodificati in varie forme e differenti stili, ma si spinge oltre. Ci porta nella sua visione poetica, ci introduce alla corrente da lui ideata, l"affrantismo", la descrizione di qualcosa che poi alla fine si rivela essere il nulla pur sembrando il tutto.

Un breve viaggio in poesie, in compagnia di Settedita. Egli viene da lontano e va verso una meta sconosciuta. Ha solo sette dita, ma sensi molto sviluppati con cui assaporare immagini, suoni e sentimenti in un mondo che lo rifiuta, che lo teme perché non lo conosce. Egli ha sette dita, mentre il resto del mondo ha due occhi, sempre chiusi. Riuscirai tu ad aprirli? Riuscirai ad andare oltre?

Una nuova silloge con la quale l'autore, che si definisce "scrittore di poesie" e non Poeta, intende addentrarsi nel mistero dell'amore, della morte e della rinascita, riprendendo il discorso interrotto con Necrosofia in un visione più intimistica, viscerale, alla ricerca di un'interpretazione dell'esistenza in ogni sentimento che scaturisce nel cuore di ognuno e si propaga in mille sfaccettature a seconda di ciò che la persona sta vivendo nel presente. L'amore come raggio che entra in un prisma (la Morte) e ne esce diviso in tutti i suoi colori. Anime in agonia che aspettano solo di risvegliarsi.

Volume che raccoglie le sillogi "A Bià, Padre!" e "Lo scrigno", in un'elegante edizione. Poesie brevi, come delicate e non conformi miniature; delle istantanee fotografiche in parola, descriventi luoghi importanti per l'autore e i sentimenti che in quei luoghi sono sorti e sono stati consumati. Poesie sinfoniche, perché musica e poesia sono le due facce della stessa medaglia, in cui ognuno può ritrovare un poco di sé stesso. Carmi che vanno letti con il cuore, lasciando riposare per un attimo la ragione.

Da troppo tempo la nostra coscienza viene soffocata da immagini e suoni che qualcuno adopera per spegnere ogni afflato di orgoglio, ogni scintilla di "esistenza come umanità", per livellarci in un unico piatto e insipido pensiero. Tra un pavone di Erich Honecker, un Montarelli arrabbiato ed una scusa a Bettino Craxi. queste poesie cercano di far pensare, arrabbiare, disgustare, per far capire che in noi esistono ancora sentimenti che cercano soltanto di essere alimentati dal fuoco della passione, in attesa di esplodere e riprenderci la vita.