Libri di Guido Garufi
All'ordine della notte
Guido Garufi
Libro: Libro in brossura
editore: Capire Edizioni
anno edizione: 2025
pagine: 86
«Sembra una rosa/ rosa dei mistici che non le diedero alcun Nome/ potente nel suo silenzio/ tra qualcosa che non si afferra/ tra inno e canto/ come un fantasma, uno spettro/ di luce/ tra afasìa e abbraccio…» Basterebbero questi versi per riconoscere la voce di Garufi, la sapienza poetica antica e nuova, che nel Novecento italiano ha trovato una laboriosissima sintesi e una freschezza di respiro.» (Davide Rondoni)
Epifanie. Un romanzo familiare
Angelo Formenti
Libro: Libro in brossura
editore: La Vita Felice
anno edizione: 2022
pagine: 156
«La struttura di queste Epifanie, a ben vedere, ha radici antiche, e necessarie, il che la dice lunga sul “genere” qui adottato. Il desiderio della “lettera” da inviare è tutta interna, per esempio, a Familiares di Petrarca. Da quel punto parte, come in Seneca, l’esigenza di un modello “autobiografico”, realizzato, si intende, in linea lirica. Forse Plinio tende, più degli altri due, a storicizzare i “particolari”, in senso prosastico, voglio dire, storiografico. Un conterraneo di Formenti, Luigi Santucci, un raffinato romanziere purtroppo dimenticato, è su tale registro. Serviva l’antefatto. A questo aggiungo che l’autore mi inviava, di volta in volta, le sue bozze. Tutte scritte in verticale, ovvero come, in genere, si scrive tipograficamente un testo poetico. Ma ogni volta che ero costretto a “leggere in altezza”, avvertivo che il respiro di Formenti era narrativo. Orizzontale. Lo stimolai a ribaltare la geometria, la base anziché l’altezza, ricordandogli come Montale osservasse che «la poesia si nasconde in quel grande semenzaio che è la prosa». Angelo obbedì, non perché lo avessi stimolato in tal senso, ma perché il suo libro, questo libro, era ed è in queste corde, fluviale e allungato. [...]» (dalla prefazione di Guido Garufi)
Fratelli
Guido Garufi
Libro
editore: Aragno
anno edizione: 2016
È poesia - quella di Garufi - che scaturisce dallo strappo e dal dolore, e che non rinuncia a quel dolore universale su cui s'interroga e a cui cerca di dare risposta, che è poi la risposta stessa della ragione di scrivere: "Ma tu, esiliato scriba, a chi dedichi/ il tuo canto e perché?/ È la domanda onnipresente/ che mi faccio e che rivolgo/ alla pagina alla sua frontiera/ contro lo scorrere dei corpi martoriati/ delle case senza voci dei soffocati/ gemiti e guardo e scrivo/ di quelle mani tese, così in alto.../ (e il mio cruccio è il vero pianto)". Dove - al di là dell'indignazione che pure si affaccia, e che rende meno aggiuntive le crudeli, secche e icastiche Poesie del disamore - c'è da notare almeno la condizione d'esilio in cui il poeta si colloca, insieme con l'abbraccio comunitario (la comune ferita), il fondativo interrogarsi e interrogare, l'iconica raffigurazione (vagamente espressionistica) delle "mani tese" in quell'alzata sospensiva (le frequenti aposiopesi di Garufi sono gli indizi di una umanissima ma non crepuscolare, se non in senso non banalizzabile, "perplessità"), e infine il notevole enjambement "soffocati/gemiti" a incidere, se si può dirla così, un ossimoro voltato in visione: e persino in religiosa visione.
Leggere il Novecento. Volume Vol. 1
Libro: Libro rilegato
editore: BraviEdizioni
anno edizione: 2004
pagine: 96
"Se voi seguirete, o pittori, l'andazzo della nostra epoca la cosa terminerà così: che spariranno i boschi e le dolci creature..." Luigi Bartolini