Libri di Giovanni Testori
Coro degli irreparabili. Topografie testoriane dalla «Città-civis» alla «Valle Assina». In appendice: La mia Milano
Fulvio Panzeri, Giovanni Testori
Libro
anno edizione: 1997
pagine: 126
In exitu
Giovanni Testori
Libro: Copertina morbida
editore: Feltrinelli
anno edizione: 2020
pagine: 144
Ultima opera di Giovanni Testori, "In exitu" ha per protagonista un giovane drogato omosessuale che consuma i momenti finali della propria esistenza in un angolo della Stazione Centrale, rivedendo nei brevi attimi che lo separano dalla morte la propria vita. Fin da subito il testo venne accolto dalla critica letteraria come un grande capolavoro della letteratura che trovava nel teatro la sua forma "perfetta" di comunicazione. Da allora è stato più volte messo in scena, a partire dalla spettacolare rappresentazione sulle scalinate della Stazione Centrale di Milano nel 1988. In una lingua lacerata e spezzata, l'ultimo romanzo di Testori: la parola teatrale che si fa carne.
Paris-Nuà
Giovanni Testori, Nicolò Rossi
Libro: Libro in brossura
editore: Franco Maria Ricci
anno edizione: 2024
pagine: 72
Sei poesie, sei frammenti, portati da Giovanni Testori dal francese di Paris al milanese di Nuà. Da Parigi a Novate. Rimbaud e Verlaine, i due monumentali maudits del simbolismo francese, una raccolta minima, sconosciuta e liminare: un ultimo tradimento, e un ultimo ritorno a casa. Nato a Novate nel 1923, Giovanni Testori si formò da precocissimo storico dell’arte. Fu un giovane di passioni furenti e mai un uomo facile. Ebbe sempre il gusto per la provocazione plateale, il gesto estremo. Esordì da narratore postneorealista ma fu nel teatro che recuperò il plurilinguismo espressionista, storicamente padano, di una letteratura eccentrica, linguisticamente stravagante e rivoltosa. Sempre divisivo, non poteva darsi per lui discrezione tra vita e arte, fede e civiltà: tutto era contaminazione, tutto testimonianza e compromissione. Una delle ultime tracce della sua ricerca sul linguaggio sono queste sei poesie inedite, traduzione in milanese dal francese di Rimbaud e Verlaine, a cui Testori ha lavorato negli ultimi mesi di vita. Introdotti dal testo del curatore Nicolò Rossi e corredati da alcuni articoli del “Corriere della sera” sempre a firma di Testori che evidenziano il suo forte legame con i due poeti francesi, questi sei frammenti testimoniano l’intensa e continua ricerca linguistica e allo stesso tempo fotografano il momento dell’ultimo ritorno, il più dolce, alla famiglia, al paese; alla lingua dell’infanzia, fatta ormai di fantasmi, da tenere stretti, tutti quanti: nel magone dell’addio, prima dell’ultimissimo viaggio.
Giovani affamati di Cristo
Giovanni Testori
Libro: Libro in brossura
editore: In Dialogo
anno edizione: 2023
pagine: 80
Questo volume presenta due conferenze finora inedite, tenute da Giovanni Testori presso la Fondazione Ambrosianeum di Milano a gennaio e ottobre del 1979. Testori esplora il rapporto tra i giovani e la fede, e si interroga su come raccontare Cristo nel mondo contemporaneo, parole ancora attuali che illuminano il legame tra Testori e la città di Milano. I contributi di Luca Bressan, Marina Corradi, Giuseppe Frangi, Fabio Pizzul e Alessandro Zaccuri aggiungono ulteriori dimensioni, prospettive e ricordi a questa affascinante esplorazione della fede e della cultura.
I Promessi sposi alla prova. Azione teatrale in due giornate
Giovanni Testori
Libro: Libro in brossura
editore: Feltrinelli
anno edizione: 2023
pagine: 256
Su un palcoscenico di fortuna, in qualche quartiere periferico di Milano o in qualche piccolo centro della provincia lombarda, un Maestro, nel ruolo di capocomico, si affanna a far interpretare a una compagnia di attori non troppo ispirati il capolavoro di Manzoni. Per accendere l’interesse del gruppo, il Maestro – e Testori attraverso di lui – li conduce in un corpo a corpo con il testo, che viene dissezionato, smontato, analizzato fin nel più piccolo dettaglio. Ma quello che potrebbe sembrare un mero accanimento linguistico acquista tanta più forza quanto più quel confronto approfondito impone un modo tutto particolare di incarnare il testo, di metterlo in scena e farlo proprio sul palco. Testori fa dei Promessi sposi uno specchio in cui riflettere i suoi “anni tribolatissimi” che, a ben vedere, sono anche i nostri. Ed è al desiderio di aprire gli occhi sulla realtà che i suoi interventi si appigliano per isolare i nuclei narrativi originari e ricomporli in parabole insieme sceniche e morali, dando alle parole di Manzoni una nuova forma che rende contemporanee e facilmente comunicabili verità antiche di cui abbiamo nuovamente bisogno.
Opere scelte
Giovanni Testori
Libro: Libro rilegato
editore: Mondadori
anno edizione: 2023
pagine: 1700
Scrittore, giornalista, poeta, critico d’arte e teatrale, drammaturgo, pittore, Giovanni Testori rappresenta una delle figure di spicco del secondo Novecento italiano. Sodale e discepolo di Gadda e Longhi, co-fondatore del Salone Pier Lombardo (oggi Teatro Parenti), Testori è anche uno degli intellettuali più controversi del panorama nostrano, che ha saputo rappresentare con una scrittura in continua evoluzione la realtà presente, dagli esordi segnati dal peculiare dialetto lombardo “arioso” fino all’espressionismo verbale dei suoi celebri Tre Lai, passando per testi carichi di una forte tensione morale e religiosa. In occasione del centenario della nascita, questo volume raccoglie una selezione assai rappresentativa dei suoi scritti, descrivendo per intero l’arco evolutivo della sua riflessione intellettuale e privata. La curatela generale è di Giovanni Agosti, che firma anche l’Introduzione; la Cronologia di Giuseppe Frangi; le Notizie sui testi di Giovanni Battista Boccardo.
Giovanni Testori. «Una dolcissima violenza sulle cose». Lettere e scritti negli anni di «Pattuglia»
Giovanni Testori
Libro: Libro in brossura
editore: Gli Ori
anno edizione: 2022
pagine: 304
Luchino
Giovanni Testori
Libro: Libro in brossura
editore: Feltrinelli
anno edizione: 2022
pagine: 416
Considerato perduto, questo straordinario ritratto di Luchino Visconti, steso da Giovanni Testori, è inaspettatamente riemerso. Era stato elaborato nei primi mesi del 1972, dopo Morte a Venezia e mentre era in corso la lavorazione di Ludwig. Di lì a poco una memorabile rottura tra i due con la decisione, dichiarata (ma evidentemente non portata a termine), di distruggere il manoscritto. Luchino costituisce un profilo, a più strati, di una delle grandi personalità della cultura del XX secolo, osservata da chi si era trovato in più occasioni a collaborare con lui (dalla sceneggiatura di Rocco e i suoi fratelli alle messinscene di L’Arialda e La Monaca di Monza). Testori fa venire a galla tratti caratteriali, esigenze espressive, modi di vivere e di amare di Visconti, nel tentativo di centrarne quella che una volta si sarebbe chiamata la “poetica”. Nella strabordante letteratura che riguarda il regista milanese questa voce si staglia per rigore di analisi e lucidità di sintesi. Il libro, che doveva uscire verosimilmente da Feltrinelli nel 1972, è accompagnato da un saggio introduttivo, una postfazione e da note di commento, stese da Giovanni Agosti, che, da un lato, aspirano a chiarire le molteplici allusioni disseminate nel testo e, dall’altro, si pongono come punti di partenza o di verifica per indagini sulle interferenze tra i due autori, Visconti e Testori, e sui loro mondi, contigui ma distanti, con affondi sulle case, le collezioni d’arte, le amicizie... Completano il volume molte immagini inconsuete.
La Maria Brasca
Giovanni Testori
Libro: Libro in brossura
editore: Feltrinelli
anno edizione: 2022
pagine: 96
La Maria Brasca è un'operaia di calzificio, vive con la sorella e il cognato nella Milano industriale del secondo dopoguerra, ha ventisette anni e da sempre è disposta a tutto pur di ottenere ciò che vuole, anche ad affrontare i pettegolezzi della gente. E cosa vuole la Maria Brasca? Vuole il “suo” Romeo, il Camisasca, più giovane di lei, fannullone e delinquentello. Lo vuole a ogni costo, per metter su casa con lui, sposarsi, avere figli. È convinta di avere l’energia per rimettere in sesto quel poco di buono, facendogli da moglie e anche da madre se necessario. Perché, si sa, da un fannullone è difficile cavar qualcosa di buono. Rappresentazione memorabile di figura femminile intraprendente e volitiva ma non priva di fragilità, La Maria Brasca è un dramma teatrale, scritto da Giovanni Testori nel 1959 e andato in scena al Piccolo Teatro di Milano nel marzo del 1960, con la regia di Mario Missiroli e con la straordinaria, indimenticabile interpretazione di Franca Valeri nei panni dell’emancipata e sfrontata protagonista. Lontana dai virtuosismi linguistici e poetici delle opere in dialetto e dalla poesia sofferta dell’ultima parte della produzione dell’autore, quest’opera mette in scena, grazie ai suoi impareggiabili dialoghi brillanti e serratissimi, una vitalità gioiosa e dirompente, consapevole ma non arresa alle difficoltà dell’esistenza.
Trilogia degli scarozzanti: L’Ambleto–Macbetto-Edipus
Giovanni Testori
Libro: Libro in brossura
editore: Feltrinelli
anno edizione: 2021
pagine: 304
Sorta di specchio ed equivalente dell’esistenza, il teatro di Testori affronta – forse più del resto della sua produzione – i nodi ineludibili della condizione umana e costituisce la chiave di volta che sorregge l’opera di questo autore. Nella Trilogia degli scarrozzanti ritroviamo, riscritte e trasfigurate, tre opere fondamentali della drammaturgia occidentale: Amleto e Macbeth di Shakespeare e l’Edipo di Sofocle. Prendendo spunto da queste tragedie, Testori ne distilla i motivi che percorrono e agitano da sempre la sua produzione: ed ecco quindi, nell’Ambleto, un discorso sulla sessualità e il potere portato all’estremo e il confronto con il mistero della nascita; nel Macbetto un tormentoso interrogarsi sul male e sul suo legame originario e inscindibile con la vita; nell’Edipus, infine, la parabola di un soggetto portatore inconsapevole di valori alternativi rispetto a quelli costituiti, manifestazione di un conflitto tra padre e figlio e di un anelito al ricongiungimento con il ventre materno, legato al ciclico rinnovarsi della natura. Per reinventare questo teatro, Testori inventa una lingua straordinaria, “gloriosamente e oscenamente viva, allestita con i resti di tutte le lingue morte o agonizzanti del mondo” – secondo la definizione di Raboni. È l’idioma degli scarrozzanti, appunto, compagnia itinerante di guitti, stracciona e sublime nella sua degradazione, che, insieme alle tragedie di Shakespeare e Sofocle, mette in scena se stessa e il proprio presente.