Libri di Gianluigi Freda
Josef Frank. Was ist modern?
Libro: Libro in brossura
editore: CLEAN
anno edizione: 2019
pagine: 87
La mostra Josef Frank (1885-1967) “Was ist Modern?” intende riportare all’attenzione della critica architettonica contemporanea l’opera multiforme dell’architetto viennese, capace di articolarsi nei diversi rami dell’architettura e del design attraverso una progettazione a scale diverse, dando voce a una visione della modernità eterodossa rispetto alle posizioni dei suoi contemporanei. Invitato al Weissenhof di Stoccarda nel 1927, Josef Frank fu oggetto di critiche pungenti da parte dei colleghi per aver arredato gli interni delle sue abitazioni con tessuti colorati e mobili ritenuti inconciliabili con gli indirizzi del Movimento Moderno inteso nella sua rigida componente razionalista e funzionalista. A causa della sua posizione non allineata rispetto al modernismo radicale, infatti, le architetture residenziali dell’autore viennese, poi emigrato in Svezia, sono state nel complesso poco studiate o apprezzate. Il metodo di lavoro di Frank ha fatto ricorso ad articolate composizioni volumetriche, a calibrate gestioni della distribuzione degli spazi, allo studio accurato delle opere in sezione, alla individuazione dei temi di dettaglio. Attraverso le case e gli scritti di Frank è possibile dunque ricostruirne la poetica, così lontana dai dogmi e dagli stereotipi della cultura moderna convenzionale, ma sempre attenta all’abitare nelle sue componenti vissute ed emotive.
La collina della primavera. L'architettura moderna di Tel Aviv
Gianluigi Freda
Libro: Libro in brossura
editore: Franco Angeli
anno edizione: 2011
pagine: 160
Un quadro di Tel Aviv, Sito Patrimonio dell'Umanità nel 2003 grazie all'alta concentrazione di architetture ispirate dalla poetica del Movimento Moderno. L'architettura di Tel Aviv è il simbolo della ricerca degli Ebrei di un'identità nuova. Contrapposta ai valori tradizionali incarnati da Gerusalemme, la bianca Tel Aviv rappresenta il volto moderno del popolo ebreo. A differenza di altre città moderniste, però, essa accoglie nelle sue case bianche altri significati che gli Ebrei portarono con sé lasciando l'Europa per "salire" in Eretz Israel agli inizi del XX secolo. Uno spostamento fisico e spirituale nella costante ricerca di un'identità nuova e finalmente moderna e che prepotentemente si insinuò nell'architettura, la cui importanza storica e culturale, però, non ha avuto, nel nostro Paese, l'attenzione che merita. Questo libro vuol rimediare a questa distrazione, proponendo un'approfondita analisi critica ed un'accurata documentazione fotografica ed iconografica in grado di raccontare l'intensa produzione degli architetti ebrei che, tornati in Israele dopo aver studiato alla Bauhaus e aver lavorato con Mendelsohn, Le Corbusier, Bruno Taut, promossero lo spirito modernista adattandolo a condizioni culturali e geografiche uniche, costruendo una "città bianca" che non somiglia a nessun'altra e che inconsapevolmente è diventata quasi il simbolo della modernità del popolo ebreo.