Libri di Anna Maria Barbato
Ferrante Sanseverino. Principe ribelle. Princeps salernitanis. Volume Vol. 1
Arturo Bascetta, Anna Maria Barbato
Libro: Libro in brossura
editore: ABE
anno edizione: 2024
pagine: 146
Il suo nome è in tutte le cronache del Medioevo. Visse il meglio dell'epoca, fra lusso, sfarzo e corti europee. Conobbe belle donne, cavalieri e uomini d'onore, ma la sua vita fu senza dubbia dettata dalla voglia di esistere e di sfidare continuamente le menti ottuse. Nacque orfano per vicende familiari di cattiva politica, perché fu praticamente abbandonato dalla madre - «utilizzata» dalla casa regnante per matrimoni di interesse -, alla quale deve il doppio cognome dei Sanseverino della Casa d'Aragona. Crebbe perciò con gli zii di Paestum e subito si innamorò di una bimba, Isabella, l'unica con cui giocare, scherzare, crescere. Fu senza dubbio il più giovane e ricco principino del tempo, finendo per sposare quella pupa, figlia del padrino e tutore, e divenendo presto titolare di tutti i feudi del defunto genitore, su cui si riprese la patria potestà, perduta per confisca. Il seme materno degli Aragonesi non mutò quindi la linea di sangue nell'erede della dinastia normanna padrona del Sud, invidiata e odiata dai potenti, ma amata dal popolo. Il suo impegno nella difesa delle città del Principato dagli attacchi turchi, così in battaglia, quando fu chiamato a servire l'Imperatore, fanno di Don Ferrante un fedele servitore della patria, presente tanto alla incoronazione di Carlo V, quanto nella guerra d'Africa. Ma la vita di un ribelle «ereditario», ricco o povero che sia, è complicata da vivere e da spiegare, preferendo egli costruire una sua corte letteraria, circondandosi di governatori-poeti, come il Tasso, e di professori trasferiti dall'università di Napoli a Salerno. Fu moderno e fluido nei sentimenti, Don Ferrante, anche quando l'Imperatore fece la corte alla sua amata, e l'istinto lascivo dell'amore lo tenne lontano dalla consorte. All'epoca Napoli subì una violenta repressione che deputati e storici filo governativi hanno tentato di nascondere davanti al tribunale della storia, mentre il suo Principe, il cavaliere più amato del Regno, finiva trattenuto dal suo Re, come un prigioniero inerme, diseredato ancora una volta, e esiliato in Francia, finendo a Costantinopoli, accolto nell'harem del Gran Turco.
Stregonerie beneventane: 1648-1665
Arturo Bascetta, Sabato Cuttrera, Fabio Paolucci
Libro: Libro in brossura
editore: ABE
anno edizione: 2021
pagine: 128
Il passaggio dagli Aragonesi agli Spagnoli, almeno nella parte del Principato Ultra fra Apice ed Ariano, avvenne quindi con molta incertezza per via di un'altra lunga parentesi dei Francesi. I notai arianesi, infatti, nell'anno 1502, dicono che il territorio era a loro assoggettato, una volta che i Francesi entrarono anche a Milano. Nel 1502 il notaio aggiunge al titolo di Re di Napoli anche quello di Re di Sicilia, come risulta al f.206, regnante serenissimo umilissimo ut x.mo domini nostro domino Ludovisio dei grazia rege Franchosis Neapolis, Sicilie, Hiberius e Mediolanum Duce. Di Luigi Re di Napoli e Re di Sicilia si parla sempre nell'aprile del 1502, al f.209: Anno Domini Millesimo quinquaginti Secondo regnant serenissimo humilissimo et xmo Domino nostro Domino Ludovisio dei grazia Franchosa e Neapoli Sicilia et hetu reges et mediolanj Duce regno vero regis...