Libri di Andrea Zucchinali
Oscar Giaconia. Parasite soufflé
Reza Negarestani, Elio Grazioli, Andrea Zucchinali
Libro: Libro in brossura
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2023
pagine: 324
Nel corso degli anni abbiamo più volte parlato dei parallelismi tra l'artista e il criminale, e della sottile discrepanza sul come e dove si sceglie di surrogare e incubare le proprie pulsioni: entrambi necessitano di una vittima che stia immobile, se non fosse che OG compulsa soprattutto se stesso. Attenersi maniacalmente a determinate procedure, assolvere a rituali quotidiani, servirsi di specifici strumenti e materiali, possedere un modus operandi peculiare, il ritiro sociale e la coazione a ripetere sono solo alcune delle analogie possibili tra le due figure. Restano il corpo del reato, le tracce, gli inganni, i segni convenzionali, le impronte, le false piste, i sintomi, le incongruenze. Nell'immediato così come a posteriori, durante il vano e illusorio esercizio speculativo di risalire ai moventi e ai fattori stimolanti per tentare di risolvere l'enigma, l'investigatore deve osservare minuziosamente ogni cosa, anche se a prima vista priva d'interesse, avvalersi dei fatti che conosce, delle tracce che ritrova (visibili, incavate, latenti), degli indizi che raccoglie, delle inclinazioni dell'animo umano che indovina, muovendosi senza pregiudizio alcuno. Per un ricercatore è necessario conoscere a fondo le differenti categorie, conoscenza che si ottiene solo con lo studio dal vero della specie e dei luoghi dove opera, analizzandone i codici, i modi e vivendo in mezzo ad essi: l'abilità dell'autore di intendere il linguaggio determina l'efficacia degli studi, e questa abilità dipende a sua volta dall'istinto personale e dall'ampiezza di vedute che consente di contemplare un ventaglio di possibilità. Cosa è successo? Quando? Dove? Chi? Perché? Come? Il giorno 6 maggio 2023 in via degli Aurunci 44, 46, 48 a Roma, presso i locali della galleria MONITOR, è stata allestita l'operazione di OG, recidivo e abituale predatore pendolare. Non si conoscono le motivazioni che hanno indotto alla reiterazione. La messa in scena si presenta con 11 artefatti di differenti formati collocati in uno staging elaborato. Superata la porta d'accesso ci si ritrova in un ambiente il cui pavimento è completamente foderato di un materiale sintetico color carne. Tutte le pareti sono bianche eccettuata la nicchia ad arco del quadrante n. 1 che è stata dipinta di color rosa salmone. L'illuminazione nei quadranti n. 2 e n. 3 è diffusa e si avvale del sistema preesistente. Il quadrante n. 1 è provvisto di un'illuminazione dedicata che diverge da quella degli altri quadranti. È stato utilizzato un dispositivo cinematografico collocato a ridosso della parete posteriore il cui scopo è isolare i cadaveri apposti sulla parete anteriore, proiettando il fascio luminoso miratamente sulla superficie pittorica (IMAGO). La parete destra del quadrante n. 1 presenta una nicchia ad arco nel quale è stata collocata un'opera pittorica, anch'essa illuminata a spot. L'effetto complessivo dell'illuminazione del quadrante n. 1 è oscuro. Nel mezzo del quadrante n. 2 è presente una struttura di forma irregolare (epicentro). Sulla parete di destra e sulla parete anteriore è stata rispettivamente collocata un'immagine. Nel quadrante n. 3 sono state disposte 5 opere: una nella parete anteriore e 4 nella parete di sinistra… (C. Santeroni) Testi di: FELICE CIMATT, VINCENZO CUOMO, ELIO GRAZIOLI, REZA NEGARESTANI, ANDREA ZUCCHINALI. Volume trilingue: Italiano, Inglese, Francese.
Max Ernst
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2021
pagine: 400
Se si pensa al Surrealismo in pittura si pensa a Max Ernst. L'arrivo della cassa con i suoi collage per la leggendaria mostra alla libreria-galleria Au Sans Pareil nel 1921 è raccontata dai testimoni come l'inizio di una nuova era: lì non era più Dadaismo, c'era del nuovo, c'era il sogno, la visionarietà. Niente di più attuale, in tempi di "svolta iconica" e di postcollage e postmontaggio. Abbiamo tutti negli occhi una quantità di opere di Max Ernst, eppure se ne è scritto e tradotto poco in Italia. Il presente volume cerca di colmare almeno in parte questo vuoto, ripercorrendone, attraverso testi storici, analisi di riferimento e nuovi contributi, le vicende e le invenzioni. Dopo il collage, Ernst reinventa il frottage, poi il grattage, ma insieme ridefinisce molta iconografia e crea immagini del tutto nuove. Le tecniche per lui sono lo strumento per sollecitare la visione e assistere al processo di invenzione mentre si sta svolgendo, senza programma precostituito, bensì caricando di senso le figure di mano in mano che emergono; vedere cioè "il funzionamento reale del pensiero", come diceva André Breton nel Manifesto del Surrealismo. Le sue immagini sono allora insieme fantastiche, enigmatiche – come ha imparato da Giorgio de Chirico – ma anche stranamente coinvolgenti e convincenti: bambine minacciate da usignoli, elefanti celibi, uccelli antropomorfi, personaggi dalle mille forme, paesaggi visionari...
Maurizio Mazzoleni. Toccare il cielo con un mito. Oratorio di San Lupo
Libro: Libro rilegato
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2021
pagine: 56
In quindici anni di attività espositiva (dal 31 ottobre 2007) l'architettura anomala e vagamente sinistra di San Lupo ha visto passare una ventina di artisti. Qualcuno di essi anche particolarmente celebrato. Altri di prestigio più circoscritto. Ma tutti seriamente impegnati sul piano di una ricerca dai valori indiscutibili. Nessuno, nemmeno i più grandi, ha preso alla leggera uno spazio che può divorare chiunque lo affronti con sufficienza. Ciascuno tuttavia gli ha fatto fronte con energie proprie e armi creative ogni volta encomiabili. L'umiltà non inibisce, socchiude le porte del possibile. Maurizio Mazzoleni immaginava da anni questa sfida, circospetto e silenzioso frequentatore degli agonismi andati in scena in questo luogo, mettendo pazientemente a punto i dettagli di una intuizione subitanea, tenuta in serbo nel tempo e divenuta volontà esplicita al momento giusto. Solo visto questo prisma finalmente innalzato si sono potute comprendere le parole, indefinite e quasi oracolari, che cercavano di farlo presagire nei prodromi della sua realizzazione. La sua impressione di saldezza e insieme di slancio danno ragione della caparbietà con cui è stato concepito fin dal principio. Il suo artefice giura di avervi immesso i suoi ricordi di infanzia, quando da bambino si arrampicava sugli alberi o su qualche colonna di chiesa, pieno di soggezione per certe altezze che fanno venire voglia di essere scalate. Spunta così questa torre di babele per San Lupo, da vecchi giochi trasformati in invenzione, sbocciata dal pavimento come un gigantesco vegetale che cerca la luce e porta con sé tracce di terra divenute segni. Del famoso mito biblico che la ispira, non sembra conservare granché, se non questa impressione di molteplicità raccolta nell'unità di una spinta ascendente, una congerie di figure che solo nel loro insieme possono apparire indiscernibili, mentre uno sguardo attento le può notare tutte uniche, nuove, irripetibili. Dalla prefazione di Giuliano Zanchi.
Jacques-André Boiffard. Storia di un occhio fotografico
Andrea Zucchinali
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2015
pagine: 112
Fotografo eclettico e surrealista della prima ora, Jacques-André Boiffard (1902-1961) è una figura inafferrabile e affascinante, rimasta sinora nella penombra nonostante il ruolo significativo svolto nella storia delle avanguardie. Solo dal 2011, grazie alla collezione che Christian Bouqueret ha donato al Centre Pompidou, è possibile avere una visione d'insieme della sua opera di cui questo volume si propone di tracciare le tappe fondamentali. Dall'apprendistato presso l'atelier di Man Ray alle enigmatiche fotografie di Parigi scattate per "Nadja" di André Breton, dalle perturbanti immagini realizzate per "Documents" sotto la guida di Georges Bataille alle collaborazioni con Man Ray, Jacques Prévert e Lou Tchimoukow, questo libro, che esce in concomitanza con la prima mostra fotografica interamente dedicata a Boiffard dal Centre Pompidou di Parigi, è il primo a fornire, oltre alla biografia, l'analisi di un percorso artistico che si pone come la "storia di un occhio" in grado di interpretare visivamente la complessa esperienza surrealista.
Oscar Giaconia. Green room. Catalogo della mostra (Bergamo, 14 maggio-12 giugno 2016). Ediz. italiana e inglese
Stefano Raimondi, Mauro Zanchi, Andrea Zucchinali
Libro: Copertina rigida
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 1996
pagine: 72
"Si ha la sensazione, approcciandosi all'universo di Giaconia, di confrontarsi con un'orografia mentale in continua metamorfosi, fatta di abissi insondabili e picchi montuosi irraggiungibili (ma la montagna, ci ricorda lo stesso Giaconia, è anche il corrugamento montuoso dei fondali oceanici e, aggiungeremmo, il suo fantasma rovesciato, la fossa marina), vulcani sottomarini che nascono e si ritirano nello stesso giorno, isole che emergono e si inabissano, faglie, placche. Spezzando i rigidi legami delle polarità, l'artista apre i limiti del senso, lasciandolo proliferare nella sua magmatica generazione spontanea. Introducendo il mondo di Meister, Giaconia conclude significativamente: 'Il gioco degli equivoci può iniziare'. Il ricordo della pièce di Carmelo Bene durante la quale l'attore srotola la benda che gli fascia il braccio, sulla quale si allarga progressivamente una macchia di sangue, per poi mostrare l'arto perfettamente sano - 'La piaga era nella benda!' - restituisce perfettamente il gioco messo in campo da Giaconia tra profondità e superficialità, inganno e svelamento, senso e controsenso". (A. Zucchinali)