Libri di Miklós Radnóti
Il mese dei gemelli. Diario sull'infanzia
Miklós Radnóti
Libro: Libro in brossura
editore: Infinito Edizioni
anno edizione: 2021
pagine: 144
"Il mese dei gemelli", in Ungheria alla diciottesima edizione dalla sua prima pubblicazione (1940), è l'unica opera in prosa di Miklós Radnóti. Tradotto in una decina di lingue, questo breve diario atipico è la storia della perdita dei genitori e del divenire poeta. In esso Radnóti sovrappone spazi temporali in un flusso di coscienza lirico e ironico e dà voce al senso di pericolo costante dovuto all'avvicinarsi della seconda guerra mondiale e al presentimento della propria morte. La sua sorte e la sua opera testimoniano la capacità di resistenza umana e artistica nei confronti di quella barbarie che è stata la Shoah. La sua voce rappresenta l'ultima, tragica protesta dell'arte vera anche nell'inferno dei campi di concentramento.
Memoria e antirazzismo. Per Miklós Radnóti
Miklós Radnóti
Libro: Libro in brossura
editore: Arcipelago Edizioni
anno edizione: 2015
pagine: 66
Il 2014 è stato indetto anno commemorativo dell'Olocausto ungherese: nel suo una giornata è stata dedicata alla figura di Miklós Radnóti, poeta morto deportato nel novembre del 1944, le cui ultime poesie furono recuperate da una fossa comune. Quattro di queste sono qui tradotte in italiano da Tomaso Kemeny. Radnóti è stato uno dei maggiori poeti ungheresi del ventesimo secolo, il suo stile essendo paragonabile solo a quello dei classici poeti antichi. Le sue opere maggiori manifestano una toccante devozione alla nazione magiara, e il tracciato della sua scrittura determina un cardine stilistico insostituibile dell'identità contemporanea ungherese. Il volume contiene poesie commemorative dei poeti della "carovana dei versi poesia in azione": Sandro Sardella, Ada Crippa, Antonella Visconti, Thomas Maria Croce, Marco Tavazzi, Luigi Maffezzoli e Salaheddine Louiragui; arricchito inoltre dai contributi poetici e critici di Luigi Cannillo, Tomaso Kemeny, Leonardo Terzo, A mos Mattio e Adele Succetti.
Ero fiore sono diventato radice
Miklós Radnóti
Libro: Libro in brossura
editore: Fahrenheit 451
anno edizione: 2015
pagine: 128
Le poesie del delicato poeta ungherese morto durante la deportazione nazista, tragica e appassionata memoria degli anni del secondo conflitto mondiale. Il ricordo vivo e terribile del clima culturale e politico, degli amici perseguitati, dei poeti esiliati e uccisi, della donna amata, della natura stravolta, in una poesia di raffinata qualità formale: "e dal nostro bicchiere bevono coloro che, insepolti/in lontane foreste e in pascoli stranieri, ora dormono".
Mi capirebbero le scimmie. Poesie (1928-1944). Testo ungherese a fronte
Miklós Radnóti
Libro: Copertina morbida
editore: Donzelli
anno edizione: 2009
pagine: 155
Uno dei massimi poeti ungheresi del novecento, Miklós Radnóti è rimasto sino ad ora quasi sconosciuto in Italia. In occasione del centenario della nascita, il volume propone al lettore italiano una sua ampia antologia, curata e tradotta da Edith Bruck. Nato a Budapest nel 1909, Radnóti ha avuto una vita estremamente difficile, stroncata nel 1944, a soli 35 anni, nel modo più indegno. Una lingua innovativa, ma universale la sua che testimonia un cuore eroico, lo specchio di una personalità fuori dal comune, quella di un uomo capace di restare fedele a se stesso e alla sua patria-patrigna fino all'ultimo giorno, fino alla pallottola che lo colpì alla nuca, quando ormai era già stremato dai lavori e dalle marce forzate tra i diversi campi in Romania, in Serbia, in Ungheria. Eppure, né le umiliazioni estreme né i lavori disumani, a cui fu condannato per la sua origine ebraica, ne hanno mai piegato l'umanità, la libertà interiore, accrescendone piuttosto la coscienza civile ecumenica, la lucidità nello scrivere, testimoniare. Per Radnóti la matita era un'arma, per continuare fino all'ultimo minuto a comporre versi, come nel caso di quell'ultima poesia, trovata nella tasca del suo impermeabile quando nel 1946, dopo che i suoi resti furono riesumati dalla fossa comune ad Abda, vicino al confine con l'Austria, quando Radnóti ricevette finalmente una degna sepoltura.