Libri di Maximo Pellegrinetti
La parabola del sasso
Maximo Pellegrinetti
Libro: Copertina morbida
editore: Prospero Editore
anno edizione: 2018
I sassi, per la prima volta, narrano le proprie storie, come materia pensante e sensibile.
Bestiario. Lui e l'animale
Maximo Pellegrinetti
Libro: Libro in brossura
editore: Meta (Treglio)
anno edizione: 2016
pagine: 104
Alla sua seconda prova narrativa, l’autore resta nel solco cominciato con Maximo Bestiario, Animali tra gli altri. Quello del bestiario nasce nel Medioevo come vero e proprio genere letterario, in cui il fine era di descrivere con parole e immagini miniate gli animali (quelli immaginari erano alla pari con quelli veri, gli unicorni e i draghi stavano ai lupi e ai leoni) citati nella Bibbia. Lui e l’animale raccoglie trentatré racconti brevi, talvolta come epigrammi, impreziositi da dodici disegni allegorici rispetto a una relazione con il mondo animale di cui facciamo parte esistenzialmente, non solo geneticamente. In questi racconti brevi di Pellegrinetti, Maestro Scultore, si riconosce la mano educata e allenata al colpo non esitante dello scalpello, del martello, di attrezzi che sanno incidere, scalfire, smussare e scolpire con forza o con leggerezza, ma sempre con precisione. La forma icastica e minuta, che con i suoi accapo evoca da molto vicino il verso poetico, dà l’idea di come la grazia sappia vestire il manto lirico non-romantico della prosa più franca, più decisa.
Bestiario. Animali tra gli altri
Maximo Pellegrinetti
Libro: Libro in brossura
editore: Meta (Treglio)
anno edizione: 2016
pagine: 80
In venticinque racconti brevi, con balenii di disegni visionari tra l'uno e l'altro, l'artista Maximo (nome d'arte di Massimo Pellegrinetti) narra di una sorta di arca di Noè personale in cui chiama a convegno gli animali per lui più significativi, e talvolta inattesi. Ci sono la mosca, la iena, il topo, la testuggine di mare, il bradipo, il serpente, il lama. A differenza della millenaria tradizione della fabula, qui il famoso lupus e gli altri animali non sono metafora dell'umano, mere trasposizioni antropomorfizzate del nostro modo di stare al mondo. Essi rimangono se stessi, in carne piume, squame e pelo, e ci guardano, ci osservano, ci giudicano. Con noi condividono quello che i cliché e la vita cittadina si alleano a farci ignorare: la fame, la paura, la tracotanza, il desiderio di sedurre, la fatica, e anche la leggerezza nel saper affrontare la morte, fatto naturale e tragico da sempre, inaffrontabile soprattutto da chi resta: è chi resta, con l'assenza dell'altro, che una iena dona il suo essere ridens.