Libri di Marella Agnelli
La signora Gocà
Marella Agnelli
Libro
editore: Adelphi
anno edizione: 2015
pagine: 248
"Erano gli anni Ottanta - e le chiedevo se aveva messo 'pen on paper', come amava dire Marella. A volte sì, più spesso no, rispondeva. C'erano sempre troppe cose che succedevano e si succedevano. Eppure le pagine lentamente si depositavano. Ma non sarebbero mai state rievocazioni arrotondate, piallate, aggiustate da quella somma falsaria che è la memoria. Erano schegge di infanzia e adolescenza, giustapposte, imperiose. Fra vaste lacune, si disponevano in una sequenza di tracce vivide: impressioni, espressioni, vestiti, colori, frasi, materie, piante, odori, accenni di sentimenti, che si profilavano e si nascondevano. Nomi di luoghi che schiudevano immagini accessibili soltanto a chi ne stava scrivendo. Innanzitutto una villa, 'I Cancelli', sulle colline di Firenze, dove era apparsa "la Signora Gocà", in un gioco di bambini. E poi Ratzötz, Balta-Liman, il Roncaccio. Alla fine, Roma. La psicologia: sempre implicita, mai dichiarata, come se stesse a poco a poco uscendo dal bozzolo dell''opaca adolescenza'. E, più ancora della narratrice, illuminava di sguincio la madre Margaret, i fratelli Carlo e Nicola, il padre Filippo, la nonna Meralda, le prime amiche, che avevano lasciato un segno indelebile. E un mondo intero, fascinoso e angoscioso, che si sarebbe dissolto per sempre con la fine della guerra e il boogie-woogie." (R. C.)
La signora Gocà
Marella Agnelli
Libro: Libro in brossura
editore: Adelphi
anno edizione: 2015
pagine: 248
"Erano gli anni Ottanta - e le chiedevo se aveva messo 'pen on paper', come amava dire Marella. A volte sì, più spesso no, rispondeva. C'erano sempre troppe cose che succedevano e si succedevano. Eppure le pagine lentamente si depositavano. Ma non sarebbero mai state rievocazioni arrotondate, piallate, aggiustate da quella somma falsaria che è la memoria. Erano schegge di infanzia e adolescenza, giustapposte, imperiose. Fra vaste lacune, si disponevano in una sequenza di tracce vivide: impressioni, espressioni, vestiti, colori, frasi, materie, piante, odori, accenni di sentimenti, che si profilavano e si nascondevano. Nomi di luoghi che schiudevano immagini accessibili soltanto a chi ne stava scrivendo. Innanzitutto una villa, 'I Cancelli', sulle colline di Firenze, dove era apparsa "la Signora Gocà", in un gioco di bambini. E poi Ratzötz, Balta-Liman, il Roncaccio. Alla fine, Roma. La psicologia: sempre implicita, mai dichiarata, come se stesse a poco a poco uscendo dal bozzolo dell''opaca adolescenza'. E, più ancora della narratrice, illuminava di sguincio la madre Margaret, i fratelli Carlo e Nicola, il padre Filippo, la nonna Meralda, le prime amiche, che avevano lasciato un segno indelebile. E un mondo intero, fascinoso e angoscioso, che si sarebbe dissolto per sempre con la fine della guerra e il boogie-woogie." (R. C.)
Ho coltivato il mio giardino
Marella Agnelli
Libro: Libro rilegato
editore: Adelphi
anno edizione: 2014
pagine: 304
Marella Agnelli è il raro caso di una persona che è uno stile, un modo di essere. Fin da quando Richard Avedon la fissò in un celebre ritratto e la definì "il cigno" - definizione poi ripresa da Truman Capote -, Marella Agnelli ha attraversato le fasi più turbolente e affascinanti del secondo Novecento con passo leggero e somma eleganza, sempre "coltivando il suo giardino", dando forma a luoghi e case, nonché a orti e parchi, applicando ovunque il suo tocco sobrio e ammaliante. E in questo libro racconta, in conversazione con la nipote Marella Caracciolo Chia, come tutto questo è avvenuto.
Sovrane fragilità. Le Fabbriche Reali di Capodimonte e di Napoli. Catalogo della mostra (Torino, 11 maggio-26 agosto 2007)
Giovanni Pinacoteca, Marella Agnelli
Libro: Libro in brossura
editore: Electa
anno edizione: 2007
pagine: 140
La mostra organizzata dalla Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli in collaborazione con la Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Napoletano, svela il fascino e l'arcana bellezza dei capolavori delle Manifatture Reali Borboniche di Capodimonte e di Napoli. Attive dal 1743 al 1759 la prima e dal 1772 al 1806 la seconda, riuscirono a esprimere la cultura e il gusto del loro tempo. La fabbrica di Capodimonte trae motivi e fonti di ispirazione dal rococò francese di Watteau e Lancret, dalle raffinatissime porcellane di Meissen ma anche dalla pittura rococò veneziana di Piazzetta o Pietro Longhi, oltre che dal gusto per la "chinoiserie" imperante in Europa, nel cui segno Carlo di Borbone fece eseguire - per la moglie Maria Amalia di Sassonia - il celebre Salottino di porcellana di Portici, oggi conservato nel Museo di Capodimonte. Le porcellane della fabbrica di Napoli, voluta da Ferdinando IV, sono tra i simboli più pregiati della cultura neoclassica che si stava imponendo nel tardo Settecento grazie alle campagne di scavo di Ercolano e Pompei nelle quali furono scoperti straordinari reperti di sculture, affreschi, bronzi e suppellettili che ispireranno gli artisti della Manifattura con il ricco repertorio di modelli, forme e decori celebrati in tutta Europa.