Libri di Lucia Nadin
La guerra di Scutari da un manoscritto sconosciuto di Marino Barlezio
Lucia Nadin, Aurel Plasari
Libro: Libro in brossura
editore: Viella
anno edizione: 2024
pagine: 280
Marino Barlezio, scutarino, primo storico di Albania, nelle due opere De Obsidione Scodrensi (1504) e De vita et gestis Scanderbegi (1510 ca.) raccontò le vicende di cui il suo Paese fu protagonista nel secondo Quattrocento, fino alla presa di Scutari nel 1478, ed esse furono una fonte cui attinse nei secoli successivi la storiografia europea. Gli stessi cronisti ottomani non mancarono di descrivere la conquista di Scutari – da loro chiamata İskenderiye, cioè Città di Alessandro Magno – come il passo decisivo personale di Maometto II per realizzare il progetto di sottomissione della rimanente parte dell’Europa. Il libro presenta uno sconosciuto primissimo testo di Barlezio, De bello scodrensi, ritrovato dopo lunghe ricerche, lo inquadra nel contesto storico, ne ricostruisce le fasi redazionali. Invita altresì alla conoscenza di un memorabile evento bellico che non fu questione esclusivamente albanese o veneta, ma si pone come momento chiave nelle vicende di un conflitto che, deflagrato con la caduta di Costantinopoli, avrebbe mantenuto l’Europa in uno stato di permanente inquietudine.
Scanderbeg. Una biografia ritrovata
Libro: Libro in brossura
editore: Besa muci
anno edizione: 2021
pagine: 240
Ritrovata in una galleria dei fatti d’arme più famosi, questa biografia di Scanderbeg, Principe d’Epiro, fu scritta a Venezia da Giancarlo Saraceni e pubblicata nel 1600. Chiara, sintetica, lontana da impostazioni ideologiche, si concentra sulle tecniche militari che valsero a Scanderbeg la supremazia su eserciti di gran lunga superiori in numero al suo. Il racconto trascina ed è capace di trasmettere una forte carica di emozione, di stupore, quello stupore che suscitano azioni eccezionali che di diritto sono destinate ad alimentare il leggendario, trasferendo il reale nel mitico. Una biografia frutto di una concretezza tutta veneziana, ma aperta all’epico e anche al fiabesco, testimonianza di quanto l’Albania sia stata presente nella storia culturale e artistica della Serenissima.