Libri di Lélia Wanick Salgado
Sebastião Salgado. Genesis. Postcard set. Ediz. inglese, tedesca, spagnola e francese
Prodotto: Libro o pacchetto di cartoline
editore: Taschen
anno edizione: 2014
pagine: 50
25 cartoline tratte da Genesi di Sebastião Salgado, il libro fotografico bestseller e la mostra itinerante da record. Il cofanetto contiene 25 immagini singole che mostrano le ampie dimensioni e la bellezza del progetto di Salgado, da una ragazza nomade Nenet in Siberia alle mandrie di bufali illuminate dal sole nel Delta dell'Okavango in Botswana.
Sebastião Salgado. Genesis. Ediz. inglese
Libro: Libro rilegato
editore: Taschen
anno edizione: 2013
pagine: 520
Le indimenticabili fotografie in bianco e nero scattate da Sebastião Salgado per il progetto Genesi documentano paesaggi e popoli rimasti intoccati dall'assalto della modernità e del progresso. Scattate nel corso di un'epica spedizione durata otto anni, le immagini sono organizzate in cinque capitoli suddivisi per area geografica.
Sebastião Salgado. Genesi. Ediz. italiana
Libro: Libro rilegato
editore: Taschen
anno edizione: 2013
pagine: 520
Le indimenticabili fotografie in bianco e nero scattate da Sebastião Salgado per il progetto Genesi documentano paesaggi e popoli rimasti intoccati dall'assalto della modernità e del progresso. Scattate nel corso di un'epica spedizione durata otto anni, le immagini sono organizzate in cinque capitoli suddivisi per area geografica.
Scent of a dream
Sebastião Salgado
Libro: Libro rilegato
editore: Contrasto
anno edizione: 2015
pagine: 320
Profumo di sogno
Sebastião Salgado
Libro: Libro rilegato
editore: Contrasto
anno edizione: 2015
pagine: 317
Sebastião Salgado. Exodus. Ediz. inglese
Sebastião Salgado, Lélia Wanick Salgado
Libro: Libro rilegato
editore: Taschen
anno edizione: 2017
pagine: 432
È passata quasi una generazione da quando Sebastião Salgado ha pubblicato Exodus per la prima volta, eppure la storia narrata – quella di snervanti migrazioni umane in tutto il mondo – è cambiata poco negli ultimi 16 anni. I fattori di partenza e richiamo sono mutati e la zona calda si è spostata dal Ruanda alla Siria, ma chi è costretto ad abbandonare la propria casa racconta sempre la stessa storia fatta di privazioni, avversità e barlumi di speranza, lungo un percorso estenuante dal punto di vista fisico e psicologico. Salgado ha trascorso sei anni con i migranti, visitando oltre 35 Paesi per documentare il loro viaggio sulla strada, negli accampamenti e nei sovraffollati bassifondi dove spesso finiscono i nuovi arrivati. Nel suo reportage troviamo latinoamericani che attraversano il confine degli Stati Uniti, ebrei che abbandonano l’ex Unione Sovietica, kosovari che fuggono in Albania, rifugiati hutu del Ruanda e i primi barconi di arabi e africani subsahariani che tentano di raggiungere l’Europa attraverso il Mediterraneo. Le sue immagini ritraggono persone che sanno dove stanno andando e altre che sono semplicemente in fuga, liete di essere vive e ancora in grado di correre. I loro volti mostrano dignità e compassione nelle circostanze più difficili, ma anche innumerevoli segni di violenza, odio e avidità. Con il suo occhio per i particolari e il movimento, Salgado immortala gli angosciosi istanti del movimento migratorio, così come il flusso della massa. Troviamo così camion carichi, barconi stipati e accampamenti che si estendono fino al nero orizzonte, ma anche la piccola gamba fasciata, l’impronta di un dito su una pagina, l’intervista a una guardia di frontiera, un bambino in fasce stretto al seno della madre. Insistendo sulla portata del fenomeno migratorio, Salgado mette in luce, con caratteristico umanitarismo, le storie personali di cui si compongono i grandi numeri. Contro i volti indistinti dei servizi televisivi e le masse racchiuse in un titolo di giornale, qui vediamo ritratti di persone dotate di una propria individualità, persino dopo aver perso la terra, la casa e, spesso, i propri cari. Al contempo, Salgado dichiara l’universalità della condizione migrante come esperienza globale e condivisa, chiamandoci non solo come spettatori della sofferenza di esuli e rifugiati, ma anche come attori nei cambiamenti sociali e politici internazionali determinati dall’informazione, dall’urbanizzazione, dai danni ambientali e dalle profonde disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza; tutti fattori che contribuiscono ai movimenti migratori. In un’epoca in cui i barconi sobbalzanti lungo le coste greche e italiane hanno riportato il fenomeno migratorio in Europa a livelli mai raggiunti dopo la Seconda guerra mondiale, Exodus ci impone di essere non solo più consapevoli, ma anche più responsabili e impegnati. Di fronte ai corpi segnati dalle cicatrici, alle centinaia di piedi nudi sull’asfalto rovente, il nostro imperativo non è guardare con compassione ma, nelle parole di Salgado, cambiare il nostro comportamento politico, economico e ambientale per rendere possibile un “nuovo regime di coesistenza”.
Sebastião Salgado. Kuwait. A desert on fire. Ediz. inglese, francese, tedesca
Libro: Libro rilegato
editore: Taschen
anno edizione: 2017
pagine: 208
Sebastião Salgado documenta gli incendi dei pozzi petroliferi in Kuwait. Nel gennaio e febbraio 1991, man mano che la coalizione guidata dagli Stati Uniti respingeva l’esercito iracheno dal Kuwait, le truppe di Saddam Hussein risposero scatenando l’inferno. Circa 700 pozzi petroliferi e un numero imprecisato di depressioni sommerse di petrolio furono dati alle fiamme, scatenando enormi incendi divampanti; la regione fu coperta da grandi nubi nere e l’aria si riempì di migliaia di tonnellate di protossido di azoto e anidride carbonica. Mentre i disperati tentativi di contenere e spegnere le fiamme erano ancora in corso, Sebastião Salgado si recò in Kuwait per assistere di persona alla situazione di crisi. Le condizioni erano insopportabili. Il calore era tale che il suo obiettivo più piccolo si deformò. Un giornalista e un fotografo rimasero uccisi quando una chiazza di petrolio prese fuoco mentre la stavano attraversando. Rimanendo sempre vicino ai pompieri, e con la sua caratteristica sensibilità per le sorti umane e ambientali, Salgado immortalò le terrificanti proporzioni di quel “gigantesco teatro grande quanto il pianeta”: il paesaggio devastato; le temperature estreme, l’aria soffocante per via della sabbia bruciata e della fuliggine; i resti ricoperti di bolle dei cammelli; le bombe a grappolo ancora sparse sul terreno; e infine le fiamme e il fumo che si innalzavano verso il cielo, impedendo alla luce del sole di filtrare e sovrastando i pompieri ricoperti di petrolio. Le epiche foto di Salgado apparvero per la prima volta sul New York Times Magazine nel giugno 1991 e in seguito furono ampiamente ripubblicate altrove, arrivando a vincere l’Oskar Barnack Award della World Press Photo Foundation, premio assegnato a fotografie di eccezionale valore sul tema del rapporto tra uomo e ambiente. Kuwait: A Desert On Fire è la prima monografia dedicata a questa serie sbalorditiva. Al pari di Genesi, Exodus e Children, è tanto un importantissimo documento di storia moderna quanto una straordinaria opera fotografica.
Gold
Sebastião Salgado
Libro: Libro rilegato
editore: Taschen
anno edizione: 2019
pagine: 196
Quando, nel settembre del 1986, Sebastião Salgado ottenne finalmente il permesso di visitare Serra Pelada, dopo essere stato bloccato per sei mesi dalle autorità militari brasiliane, non era preparato ad affrontare l’incredibile spettacolo che lo attendeva su questa vetta remota ai margini della foresta amazzonica. Di fronte a lui si apriva una larga voragine, che misurava circa 200 metri in larghezza e profondità, brulicante di decine di migliaia di uomini mezzi svestiti. La metà di loro trasportava pesi fino a 40 chili su per scale di legno, gli altri tornavano nelle fauci della cava saltando giù per pareti inclinate e fangose. Avevano i volti e i corpi color dell’ocra, macchiati dal minerale ferroso presente nella terra che avevano scavato. Dopo la scoperta dell’oro in uno dei suoi fiumi nel 1979, Serra Pelada sembrò incarnare l’El Dorado da tempo promesso e divenne la miniera a cielo aperto più grande del mondo, impiegando 50.000 scavatori in condizioni spaventose. Oggi la più sfrenata corsa all’oro del Brasile è diventata materia di leggenda, tenuta in vita da pochi ricordi felici, molti dolorosi rimpianti… e le fotografie di Sebastião Salgado. Al tempo in cui Salgado scattò queste foto, il colore imperversava sulle pagine patinate delle riviste. Quella del bianco e nero era una scelta rischiosa, ma le immagini di Serra Pelada sarebbero state all’origine di un ritorno all’eleganza della fotografia monocroma, nel solco di una tradizione i cui maestri, da Edward Weston e Brassaï a Robert Capa e Henri Cartier-Bresson, avevano segnato la prima metà del Novecento. Quando le immagini di Salgado arrivarono al The New York Times Magazine, accadde qualcosa di straordinario: scese un completo silenzio. “In tutta la mia carriera presso la rivista” ricorda il photo editor Peter Howe, “non ho mai visto gli editor avere davanti a un’altra serie di immagini una reazione simile a quella suscitata da Serra Pelada”. Oggi che la fotografia è ormai assorbita dal mondo dell’arte e dalle tecniche di manipolazione digitale, il portfolio di Salgado ha un respiro biblico e un’immediatezza che lo rende assolutamente contemporaneo. La miniera di Serra Pelada è chiusa ormai da tempo, ma il dramma della corsa all’oro emerge con forza da queste immagini. Questa edizione firmata comprende riproduzioni impeccabili, di grande formato e qualità museale delle fotografie in bianco e nero. Collector’s edition (N. 101–1100), ciascuna numerata e firmata da Sebastião Salgado. Edizione in lingua inglese.
Gold. Ediz. inglese, francese e tedesca
Sebastião Salgado
Libro: Libro rilegato
editore: Taschen
anno edizione: 2019
pagine: 208
“Che cos'ha di tanto speciale questo metallo giallo opaco da spingere gli uomini ad abbandonare la propria casa, vendere i propri averi e attraversare un continente per rischiare la vita, gli arti e la sanità mentale inseguendo un sogno?” – Sebastião Salgado Quando, nel settembre del 1986, ricevette finalmente l'autorizzazione a visitare la Serra Pelada dopo che per sei anni le autorità militari brasiliane glielo avevano impedito, Sebastião Salgado non era pronto per lo straordinario spettacolo che lo attendeva sulla cima di quella remota collina ai margini della foresta amazzonica. Davanti ai suoi occhi si spalancava un'enorme voragine, ampia e profonda circa 200 metri, brulicante di decine di migliaia di uomini seminudi. Metà di loro saliva lungo scale di legno trasportando sacchi pesanti anche 40 chili, mentre gli altri tornavano nelle fauci della caverna precipitandosi lungo i suoi pendii fangosi. I corpi e i volti di quegli uomini, macchiati dal minerale ferroso contenuto nella terra che avevano scavato, erano del colore dell'ocra. Dopo che, nel 1979, in uno dei suoi corsi d'acqua fu scoperto l'oro, la Serra Pelada rievocava il tanto agognato El Dorado in quanto miniera d'oro a cielo aperto più grande del mondo, dove lavoravano in condizioni disumane circa 50.000 minatori. Oggi, la più sfrenata corsa all'oro della storia brasiliana è poco più di una leggenda, di cui non sono rimasti che pochi ricordi felici, molti penosi rimpianti – e le fotografie di Sebastião Salgado. Quando Salgado realizzò questi scatti, il colore dominava le pagine patinate delle riviste. La scelta del bianco e nero fu rischiosa, ma il portfolio sulla Serra Pelada avrebbe segnato un ritorno all'eleganza della fotografia monocromatica, nel solco di una tradizione i cui maestri, da Edward Weston e Brassaï a Robert Capa e Henri Cartier-Bresson, avevano definito la prima metà del XX secolo. Quando gli scatti di Salgado arrivarono al New York Times Magazine , si verificò qualcosa di straordinario: il silenzio totale. “In tutta la mia carriera al New York Times”, ha ricordato il photo editor Peter Howe, “non ho mai visto i redattori reagire a nessun altro servizio fotografico come al portfolio sulla Serra Pelada”. Oggi che il mondo dell'arte e la manipolazione digitale permeano la fotografia, il portfolio di Salgado mantiene una qualità biblica e presenta un'immediatezza che rende i suoi scatti limpidamente contemporanei. Anche se la miniera della Serra Pelada è chiusa da molto tempo, l'intensità di quella corsa all'oro emerge da queste immagini in tutta la sua drammaticità. Questo libro raccoglie l'intero portfolio di Salgado sulla Serra Pelada riprodotto in qualità museale e corredato di una prefazione dell'autore e un saggio di Alan Riding.
Sebastião Salgado. Amazônia. Ediz. inglese
Libro: Libro rilegato
editore: Taschen
anno edizione: 2022
pagine: 528
Per sei anni Sebastião Salgado ha viaggiato attraverso l'Amazzonia brasiliana per immortalare l'impareggiabile bellezza di questa regione straordinaria, che con la sua foresta, i suoi fiumi, le sue montagne e i popoli che la abitano rappresenta un insostituibile patrimonio dell'umanità. Nella sua prefazione a questo libro, il fotografo scrive: “Per me questa è l'ultima frontiera, un misterioso universo a sé stante, dove l'immensa forza della natura si percepisce come in nessun altro luogo sulla Terra. Questa foresta sconfinata ospita un decimo di tutte le specie vegetali e animali esistenti: è il singolo laboratorio naturale più grande del pianeta”. Salgado ha visitato una decina di tribù indigene che vivono in piccole comunità sparse per la più grande foresta tropicale del mondo, documentando la vita quotidiana dei popoli Yanomami, Asháninka, Yawanawá, Suruwahá, Zo'é, Kuikuro, Waurá, Kamayurá, Korubo, Marubo, Awá e Macuxi: i loro intensi legami familiari, la caccia e la pesca, la preparazione e la condivisione dei pasti, il loro prodigioso talento nel dipingere volti e corpi, l'importanza dei loro sciamani, le loro danze e i loro rituali. Sebastião Salgado ha dedicato questo libro ai popoli indigeni dell'Amazzonia brasiliana: “Spero con tutto il mio cuore, la mia energia e la mia passione che da qui a 50 anni questo libro non sarà la testimonianza di un mondo perduto. L'Amazzonia deve continuare a vivere”. INSTITUTO TERRA Fondato nel 1998 ad Aimorés, nello stato del Minas Gerais, l'Instituto Terra rappresenta il culmine dell'attivismo e dell'opera di documentaristi della cultura che Lélia Wanick Salgado e Sebastião Salgado portano avanti da tutta la vita. Grazie a un programma scientifico di messa a dimora e coltivazione di arboscelli, l'organizzazione ha compiuto una miracolosa riforestazione della regione (in passato infertile) e sostenuto la missione dei Salgado di invertire il danno inferto al nostro pianeta. TASCHEN è orgogliosa di aver raggiunto la neutralità carbonica attraverso la sua partnership continua con l'Instituto Terra. Disponibile anche in un'edizione da collezione e quattro edizioni d'arte, ciascuna con una stampa in gelatina d'argento firmata e corredata di un leggio progettato da Renzo Piano.
Sebastião Salgado. Genesis. Ediz. inglese
Libro: Libro rilegato
editore: Taschen
anno edizione: 2022
pagine: 192
Le indimenticabili fotografie in bianco e nero scattate da Sebastião Salgado per il progetto Genesi documentano paesaggi e popoli rimasti intoccati dall'assalto della modernità e del progresso. Salgado definisce Genesi “la mia lettera d'amore al pianeta”.
Sebastião Salgado. Amazônia. Ediz. italiana
Libro: Libro rilegato
editore: Taschen
anno edizione: 2024
pagine: 192
Per sei anni, Sebastião Salgado ha viaggiato attraverso l'Amazzonia brasiliana, un insostituibile patrimonio dell'umanità, per immortalare la bellezza di questa regione straordinaria e della sua foresta pluviale, dei suoi fiumi, delle sue montagne e dei popoli che la abitano.