Libri di Giovanni Saitto

"Sub umbra alarum tuarum" ovvero "Sotto l’ombra delle tue ali". È un versetto biblico del Salmo 56 che campeggia nel blasone della famiglia genovese degli Imperiale ai piedi di un’aquila nera con ali spiegate, linguata di rosso e coronata d’oro che simboleggia la potenza, la vittoria e la prosperità. Questo illustre casato della nobiltà italiana, originariamente denominato Tartaro, si vuole giunto a Genova nell’anno 1090 proveniente da Tanais (Tana), antica città situata alla foce del fiume Don nel mare d’Azov. Furono i commerci esercitati dai genovesi nelle loro colonie in Oriente che indussero il capostipite Giovanni «de Tartaro» ad intraprendere una nuova avventura in Occidente. Giunti a Genova, i Tartaro si acquartierarono in abitazioni edificate tra Soziglia e Campetto, zone nel cuore della vecchia Genova, che diverranno le loro prime proprietà immobiliari italiane e da dove inizieranno l’ascesa ai vertici dell’aristocrazia non solo genovese, ma anche italiana. Il libro, per la sua valenza dinastico-genealogica, susciterà senz’altro interesse e curiosità nel lettore avvezzo a questo tipo di filone storico.

Un saggio storico sulla Capitanata con approfondimenti sul brigantaggio, sulla famiglia Imperiale di Genova, sulle abbazie di San Giovanni in Piano e Sant’Agata delle Tremiti, sul disastroso terremoto del 1627, su San Placido, patrono di Poggio Imperiale, sulle vicende che hanno riguardato il lago e bosco-isola di Lesina, argomenti che rendono questo libro prezioso e godibilissimo.

In questo volume vengono analizzate le vicende del passato che riguardano le cittadine di San Paolo di Civitate, Lesina e Poggio Imperiale nel periodo di gestione feudale di Placido Imperiale, secondo principe di Sant’Angelo dei Lombardi. Uno studio articolato che abbraccia un arco temporale (1748-1786) che contribuì ad imprimere una concreta ed energica svolta all’arretrata economia del regno borbonico. La versatile figura di Placido Imperiale sarà il vero fulcro nodale dello studio. Intorno ad essa ruota l’imponente opera di restyling agro-urbano e socio-demografico che l’imprenditore genovese pose in atto nei suoi possedimenti irpini e di Capitanata. Un inedito e moderno criterio di governo che, in un’epoca ricca più di ombre che di luci, gli consentì di far acquisire maggior valore alle proprietà ed incrementarne le rendite feudali grazie alle competenze amministrative ed umanistiche acquisite negli anni del suo apprendimento romano.