Libri di Francesco Frangi
Pavia 1525. Le arti nel Rinascimento e gli arazzi della Battaglia
Libro
editore: Dario Cimorelli Editore
anno edizione: 2025
pagine: 320
Il volume è pubblicato in occasione del Cinquecentenario della Battaglia di Pavia e si propone come un ampio strumento di studio e divulgazione dedicato alla stagione artistica e culturale della città tra la fine del Quattrocento e il primo Cinquecento. Attraverso saggi critici, apparati iconografici e contributi di taglio storico e artistico, il libro restituisce il ruolo di Pavia come crocevia culturale e laboratorio figurativo, in un’epoca segnata dalla presenza della corte visconteo-sforzesca, dalla vitalità dello studium e dal dialogo con i grandi centri del Rinascimento italiano ed europeo. La pubblicazione propone un ampio racconto della Pavia rinascimentale, presentando da un lato il celebre ciclo di arazzi fiamminghi raffiguranti la Battaglia di Pavia – capolavoro tessile del Rinascimento europeo, realizzato tra il 1528 e il 1531 su cartoni di Bernard van Orley – e dall’altro le vicende artistiche che precedettero l’evento bellico. Il volume si concentra sui principali cantieri della città, come la Certosa, il Duomo e il Castello, e sulle figure di artisti attivi in quell’epoca, da Donato de’ Bardi al Bergognone, da Bramante a Leonardo, fino agli scultori lignei come Giovan Angelo Del Maino. Ne emerge un ritratto ricco e sfaccettato di una città in cui si intrecciarono memoria storica, innovazione artistica e respiro europeo.
The cathedral of Cremona. Guide
Libro: Libro in brossura
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2024
pagine: 120
Tra le grandi cattedrali romaniche padane, quella dedicata a Santa Maria Assunta a Cremona è una delle più ricche di testimonianze figurative alte e stratificate, che improntano il lento passare dei secoli di segni di particolare rilievo. I nomi dei più grandi maestri, in prima persona o nell'accezione medioevale di bottega, si susseguono fitti: Wiligelmo, Antelami, l'eccelso Marco Romano, i campionesi, arricchiscono la facciata con opere grandiose e superbe, aristocratiche e terragne. Nell'interno poi, il ciclo di affreschi nella navata maggiore con le Storie della vita della Vergine e di Cristo squaderna come in nessun altro luogo i sintomi dell'incalzante rinnovamento in atto nella pittura italiana del primo Cinquecento, dal classicismo senza errori di Boccaccio Boccaccino alle inquietudini eccentriche e ponentine di Altobello Melone e di Gianfrancesco Bembo, del bresciano Romanino e del friulano Pordenone, cui spetta il gran finale con la clamorosa e baluginante Crocifissione della controfacciata. Accanto a questi due poli, la facciata e la navata, si aggregano capolavori di tutti i secoli, pittura, scultura, oreficeria. Cicli tardo-gotici nelle volte delle navatelle, che rimandano al gusto delle miniature e dei Tacuina sanitatis; la grande croce d'argento quattrocentesca; alcune tra le sculture più importanti ed espressive del Rinascimento in Lombardia; gli affreschi e le tele dei Campi, i massimi esponenti della scuola pittorica cremonese del Cinquecento, tra Maniera e natura; dipinti e sculture dal Sei all'Ottocento, dai Procaccini al Genovesino, da Bertesi a Borroni, fino a Giuseppe Diotti.
Ceruti
Roberta D'Adda, Alessandro Morandotti, Francesco Frangi
Libro: Libro in brossura
editore: Giunti Editore
anno edizione: 2023
pagine: 48
Giacomo Ceruti, detto il Pitocchetto (Milano 1698-1768) sarà uno dei protagonisti del 2023 nell’ambito delle celebrazioni di Brescia-Bergamo capitali italiane della Cultura. Arriva a Brescia da Milano ventitreenne, e lavora per la nobiltà locale con ritratti e pale d’altare per più di un decennio; in seguito si trasferirà a Padova e poi definitivamente a Milano. Soprattutto, è a Brescia che mette a punto un genere suo proprio, se vogliamo, una variante delle scene di strada che concentra l’attenzione sui poveri. Si dedica a dipinti, anche di grande formato, in cui restituisce alla figura del mendicante una dignità che lo distingue dalla legione da tutti quei pittori che vedevano in quei soggetti solo spunti grotteschi e canzonatori. Al contrario, con Ceruti – detto il Pitocchetto per questa sua “vocazione” pauperista –si assiste a un primo tentativo di pittura “sociale”. Una grande mostra, a Brescia (e dall’estate, a Los Angeles), ne ripercorre in questi mesi la carriera.
Giacomo Ceruti nell'Europa del Settecento. Miseria e nobiltà
Libro: Libro in brossura
editore: Skira
anno edizione: 2023
pagine: 304
Pittore degli ultimi e ricercato ritrattista dell'aristocrazia, tra ombre e luci, dall'umanità sofferente a intonazioni serene, da scene di povertà fino alle più aggiornate e raffinate tendenze dell'arte europea del XVIII secolo. A trentasei anni dall'ultima grande mostra dedicata a Giacomo Ceruti (1698-1767), Miseria & Nobiltà. Giacomo Ceruti nell'Europa del Settecento torna a indagare la figura di questo pittore che, con le sue toccanti rappresentazioni dei ceti umili e i suoi ritratti penetranti, si impose come una delle voci più originali della cultura figurativa del XVIII secolo. Attraverso oltre cento opere di Ceruti e di artisti che lo hanno preceduto o imitato, Miseria & Nobiltà propone una doverosa rilettura dell'opera di questo originale interprete della sua epoca capace di dare forma alle contraddizioni della società del tempo, determinata dalle scoperte e dagli studi che hanno permesso una revisione radicale dell'artista, anche raccontando relazioni di Ceruti con autori precedenti e a lui contemporanei, grazie alla presenza di opere di Moroni, Bellotti, Monsù Bernardo, Ceresa, Todeschini, Sweerts, Ribera, Fra' Galgario, Snijers, Tiepolo, Piazzetta, Rigaud. A rendere necessaria questa nuova indagine sulla figura dell'artista sono le mutate conoscenze e la valutazione della sua fisionomia che vengono indagate sotto una nuova luce grazie anche agli eccezionali prestiti internazionali di importanti collezioni pubbliche e private italiane. Ne emerge un nuovo, affascinante ritratto di questo grande artista caratterizzato da un lato dal radicamento entro l'avventura della "pittura della realtà" in Lombardia, dall'altro il respiro internazionale del suo percorso. Giacomo Ceruti non solo dunque Pitocchetto o l'Omero dei diseredati (come lo definì Giovanni Testori), ma, soprattutto, pittore europeo e ricercato ritrattista della nobiltà, a cominciare da quella che volle collezionare nelle sue dimore le scene popolari che hanno reso celebre l'artista.
Giovan Girolamo Savoldo. Pittura e cultura religiosa nel primo Cinquecento
Francesco Frangi
Libro: Libro in brossura
editore: Silvana
anno edizione: 2023
pagine: 400
Nato a Brescia, ma attivo soprattutto a Venezia, Giovan Girolamo Savoldo (circa 1480 - post 1548) è stato uno dei pittori più misteriosi e affascinanti del suo tempo. Immerse in un’atmosfera incantata, le sue opere si distinguono per i raffinati studi chiaroscurali e le ambientazioni notturne, oltre che per il sincero naturalismo delle figure. Tutte peculiarità che contribuiscono a riconoscere nell’artista una fonte di ispirazione imprescindibile per la formazione di Caravaggio. Ma le creazioni di Savoldo presentano anche altri caratteri assolutamente originali, che risiedono in una singolare interpretazione dei soggetti religiosi. Lo testimoniano alcuni suoi dipinti in cui i committenti, invece di rimanere immobili ai margini della scena, diventano protagonisti accanto ai personaggi sacri e instaurano con loro un rapporto di sorprendente confidenza. Prendendo spunto da quelle immagini, il volume indaga l’ambiente culturale nel quale si giocò l’avventura di Savoldo, mettendo a fuoco gli orientamenti del pittore e dei collezionisti a lui fedeli. Si scopre così come le invenzioni dell’artista riverberino un sentimento diffuso nella religiosità di primo Cinquecento, che sollecitava i devoti a percepire gli avvenimenti della storia sacra come attuali e realmente presenti davanti ai loro occhi, al fine di sperimentare una più coinvolgente partecipazione a quei fatti. Un atteggiamento che si rivela un’imprevedibile chiave di lettura anche per le simili scelte iconografiche di altri grandi maestri attivi in Italia settentrionale negli anni di Savoldo, da Lorenzo Lotto a Tiziano, da Moretto a Giovan Battista Moroni.
Girolamo Figino. Una pala restaurata e un pittore riscoperto del Cinquecento milanese
Libro: Libro in brossura
editore: Scalpendi
anno edizione: 2021
pagine: 96
Dopo essere stato uno dei più originali protagonisti della cultura figurativa milanese di metà Cinquecento, Girolamo Figino (1519 circa-1569) è uscito dai radar della storia dell’arte per oltre quattrocento anni. Solo sul finire del secolo scorso il fortunato ritrovamento di una firma ha consentito di recuperare la sua parabola di pittore colto e raffinato, in grado di coniugare il magistero leonardesco, al quale l’aveva iniziato il maestro Francesco Melzi, con i modelli di Raffaello. Realizzato in occasione del restauro di una delle sue opere più significative, la pala raffigurante la "Sacra famiglia con un santo vescovo" della chiesa di San Marco a Milano (1569), il volume consente di ripercorrere l’intera vicenda dell’artista, celebrato dalle fonti coeve per il suo talento poliedrico. Oltre che pittore, Figino fu infatti miniatore, anatomista, scrittore e musico, meritandosi dall’amico Giovan Paolo Lomazzo il soprannome, affettuosamente ironico, di “Fatuttonulla”.
Il Duomo di Cremona. Guida
Libro: Libro in brossura
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2019
pagine: 112
Tra le grandi cattedrali romaniche padane, quella dedicata a Santa Maria Assunta a Cremona è una delle più ricche di testimonianze figurative alte e stratificate, che improntano il lento passare dei secoli di segni di particolare rilievo. I nomi dei più grandi maestri, in prima persona o nell'accezione medioevale di bottega, si susseguono fitti: Wiligelmo, Antelami, l'eccelso Marco Romano, i campionesi, arricchiscono la facciata con opere grandiose e superbe, aristocratiche e terragne. Nell'interno poi, il ciclo di affreschi nella navata maggiore con le Storie della vita della Vergine e di Cristo squaderna come in nessun altro luogo i sintomi dell'incalzante rinnovamento in atto nella pittura italiana del primo Cinquecento, dal classicismo senza errori di Boccaccio Boccaccino alle inquietudini eccentriche e ponentine di Altobello Melone e di Gianfrancesco Bembo, del bresciano Romanino e del friulano Pordenone, cui spetta il gran finale con la clamorosa e baluginante Crocifissione della controfacciata. Accanto a questi due poli, la facciata e la navata, si aggregano capolavori di tutti i secoli, pittura, scultura, oreficeria. Cicli tardo-gotici nelle volte delle navatelle, che rimandano al gusto delle miniature e dei Tacuina sanitatis; la grande croce d'argento quattrocentesca; alcune tra le sculture più importanti ed espressive del Rinascimento in Lombardia; gli affreschi e le tele dei Campi, i massimi esponenti della scuola pittorica cremonese del Cinquecento, tra Maniera e natura; dipinti e sculture dal Sei all'Ottocento, dai Procaccini al Genovesino, da Bertesi a Borroni, fino a Giuseppe Diotti.
Tiziano e la pittura del Cinquecento tra Venezia e Brescia. Catalogo della mostra (Brescia, 21 marzo-1 luglio 2018)
Francesco Frangi
Libro: Copertina morbida
editore: Silvana
anno edizione: 2018
pagine: 240
Tiziano realizzò due imprese di notevole prestigio per la città di Brescia. Negli anni della sua prima maturità, tra il 1520 e il 1522, il grande artista veneto dipinse lo spettacolare polittico commissionato dal vescovo Altobello Averoldi, tuttora conservato nella collegiata dei Santi Nazaro e Celso. Alla fase estrema della sua carriera risalgono invece le tre poderose tele con le "Allegorie" di Brescia destinate al salone del palazzo della Loggia, ultimate nel 1568 e andate distrutte in un incendio già nel 1575. Il rapporto tra Tiziano e la città lombarda fu tuttavia ben più sostanzioso e continuativo di quanto ci raccontano questi due episodi. L'intera storia pittorica del Cinquecento a Brescia si svolge, infatti, nel segno di un dialogo costante con il maestro cadorino, il cui linguaggio innovativo costituì un riferimento imprescindibile per i maggiori esponenti della scuola locale, da Savoldo a Romanino, a Moretto. Da questo confronto tra la tradizione coloristica veneziana e il naturalismo lombardo scaturì un capitolo tra i più affascinanti della cultura figurativa in Italia settentrionale.
Genovesino. Natura e invenzione nella pittura del Seicento a Cremona. Catalogo della mostra (Cremona, 6 ottobre 2017-6 gennaio 2018)
Libro: Libro in brossura
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2017
pagine: 215
È il catalogo della mostra monografica su Luigi Miradori detto il Genovesino, protagonista della pittura a Cremona per un ventennio intorno alla metà del XVII secolo. Una cinquantina di opere ne scandiscono il percorso: dagli esordi sotto la Lanterna, alla luce della vivacissima costellazione artistica che illumina il primo Seicento a Genova, agli anni stentati nella Piacenza farnesiana, che pure arricchiscono il suo bagaglio a contatto con i pittori della corte, fino al passaggio definitivo nella città del Torrazzo. L'approdo a Cremona, negli anni Trenta, segna anche il cambio di status sociale per il Genovesino, che diventa rapidamente il pittore più importante della città, grazie al rapporto con l'aristocrazia e in particolare con il governatore spagnolo, don Alvaro de Quinones. Il pittore emerge per la sostenuta cifra qualitativa, per l'abilità ritrattistica e la scelta di soggetti dall'iconografia inedita e rara (in cui dimostra la conoscenza, tutt'altro che ovvia, dei testi letterari di Pedro Calderón de la Barca), privilegiando gli aspetti della caducità della vita in una formidabile varietà di "Vanitas". Poi il gusto picaresco, quasi in parallelo con i bamboccianti romani, e i molteplici influssi, secondo una mappa sfaccettata di interessi visivi - Genova e Milano, le stampe nordiche, i pittori farnesiani, Guido Reni e Guercino - che danno risposte e aprono nuove prospettive di ricerca su uno dei pittori più suggestivi e affascinanti di un panorama sfiorato dal Mar Ligure e avvolto dalle nebbie della Lombardia spagnola.
Daniele Crespi. La giovinezza ritrovata
Francesco Frangi
Libro: Copertina rigida
editore: Scalpendi
anno edizione: 2012
pagine: 160
Prima della sua scomparsa il percorso di Daniele si era dipanato su una traiettoria ben distinta, contraddistinta da un dialogo serrato con gli immaginifici protagonisti della Milano pittorica di primo Seicento, dal caposcuola Cerano a Giulio Cesare Procaccini. Ne nascono così opere attraversate da un accalorato patetismo e da spettacolari effetti drammatici, nelle quali si fatica a scorgere la cifra rasserenata che il Crespi metterà a punto di lì a breve. Tra le sue pagine, dunque, la giovinezza di Daniele si può dire finalmente ritrovata, attraverso un itinerario di pale d'altare, affreschi e dipinti per il collezionismo privato, tutti documentati da un ricco apparato illustrativo che restituisce la straordinaria qualità delle invenzioni precoci dell'artista, nelle quali i furori del Seicento lombardo si declinano in un linguaggio personale, in grado di interpretare con un'impeccabile eleganza formale le iperboli espressive di quella cultura figurativa.
Giacomo Ceruti 1698-1767. Popolo e nobiltà alla vigilia dell'età dei Lumi
Francesco Frangi, Alessandro Morandotti
Libro: Copertina rigida
editore: Skira
anno edizione: 2013
pagine: 96
Artista di spicco del Settecento italiano, Giacomo Ceruti detto "il Pitocchetto" è un importante protagonista della "pittura della realtà" lombarda, riscoperto a partire dagli anni venti del Novecento per merito degli studi di Roberto Longhi, Giuseppe Delogu, Giovanni Testori e Mina Gregori. Questo catalogo, che accompagna l'esposizione milanese, ripercorre la carriera artistica di Ceruti, a partire dagli anni bresciani, spesi sul binario di una ricerca realista, fino agli anni veneti e milanesi, quando il suo linguaggio diventa internazionale, e i pitocchi lasciano spazio ai ritratti nobiliari e alle teste di fantasia. Attraverso ventiquattro opere provenienti da prestigiose collezioni private oltre che dal patrimonio della galleria (alcune delle quali completamente sconosciute al pubblico e riscoperte in occasione della mostra), si vuole indagare questa dicotomia dell'opera di Ceruti, dove la realtà declinata nei suoi aspetti più poveri, fatta di storpi e mendicanti, stracci e polvere, si contrappone a un'eleganza di gusto internazionale, nella quale trionfano velluti e marsine.