Libri di Ennio Corvaglia
Alla ricerca della «comune patria». L'itinerario di Carlo Troya
Ennio Corvaglia
Libro: Libro in brossura
editore: Guida
anno edizione: 2021
pagine: 312
Carlo Troya (1784-1858) è ascrivibile a quella corrente culturale che può definirsi di “nazionalismo liberale”, tesa a ritrovare attraverso una narrazione storica “alta” le radici di una nazione comune al di là di istituzioni statuali. Tutta la sua riflessione culturale e politica è stata essenzialmente indirizzata al processo di nazionalizzazione e alla ricostruzione storica di una coscienza nazionale che considerava alternativa alla presenza dei grandi Imperi e condizionata da un antico conflitto etnico (una forma peculiare di “conquista”) che ne aveva interrotto l’evoluzione. Per quanto possa essere considerato il maggior storico italiano dell’Ottocento, la sua figura ha subito un singolare destino: centrale nel dibattito culturale del suo tempo è praticamente scomparso dopo la morte. Dedicare un testo allo storico napoletano dopo oltre 120 anni è lo scopo principale di questa ricerca.
Tabacco e corporativismo di Stato. Il caso dei «Levantini» nel Salento tra le due guerre
Ennio Corvaglia
Libro
editore: Milella
anno edizione: 1983
pagine: 230
Da Napoli a Torino. Costantino Baer fra globalizzazione e nuovo Stato
Ennio Corvaglia
Libro: Libro in brossura
editore: Lacaita
anno edizione: 2014
pagine: 312
Le due Italie. Giovanni Manna e l'unificazione liberale
Ennio Corvaglia
Libro: Copertina morbida
editore: Guida
anno edizione: 2012
pagine: 396
La figura di Giovanni Manna (1813-1865) è stata spesso confinata dalla storiografia nella dimensione del grande amministativista (il "Romagnosi dell'Italia Meridionale"); ovvero collocata all'interno di una corrente di un pensiero "autonomista", assai debolmente unitaria. Appaiono invece dimenticati - e non solo per la morte precoce - l'ampio respiro liberale della sua cultura e la qualità del suo impegno politico (fu Ministro nel '48, nel '60, e poi tra il 1862 e il '64 nel ministero Farini-Minghetti, allorché provò a ridare forza al progetto cavourriano). Questa sotto valutazione non è stata casuale. Da un lato la sua riflessione politica, maturata dopo l'esperienza quarantottesca, era approdata ad un disegno che fondava su una lunga transizione in grado di garantire la coesione territoriale della nuova nazione: smentendo il diffuso presupposto di un'omogeneità del paese resa incerta solo dal malgoverno borbonico. Un'idea che, messa in crisi prima dalla rapidità inaspettata degli eventi del '60, si scontrò successivamente con la volontà piemontese di estendere a tutto il paese le istituzioni amministrative delle antiche province. Quel disegno, dall'altro lato, concepito come una nuova storia nazionale cui avrebbero dovuto contribuire paritariamente tutte le parti del paese, si svolgeva nel quadro di un liberalismo economico e politico ampio e corrispondente ai tempi di quella "rivoluzione commerciale" che aveva rappresentato lo sfondo e la vera cifra degli avvenimenti unitari.
Il ministro della malavita e altri scritti
Gaetano Salvemini
Libro: Libro in brossura
editore: Palomar
anno edizione: 2006
pagine: 240
L'elaborazione politica e culturale di Salvemini ha trovato il suo momento genetico in quella crisi di fine secolo durante la quale si assisteva al tramonto della classe dirigente risorgimentale e dei suoi modelli politici, nutrendosi di una pluralità di ispirazioni - liberalismo, democrazia, socialismo - che costituiranno il laboratorio delle vicende del XX secolo.
Prima del meridionalismo. Tra cultura napoletana e istituzioni unitarie: Carlo De Cesare
Ennio Corvaglia
Libro
editore: Guida
anno edizione: 2001
pagine: 360
Prima che la cultura politica prevalente nel Mezzogiorno assumesse quella curvatura risarcitoria contestata a lungo, a cavallo dell'Unità il mondo moderato meridionale elaborò una proposta politica e costituzionale che, pur nata all'interno della storia del Regno delle Due Sicilie, si misurò con i problemi di fondo aperti dall'unificazione e aspirò a dare una propria fisionomia alle nuove istituzioni. Nonostante la sua difficoltà a sciogliere il nodo della rappresentanza essa promosse un tentativo di comporre quei due termini, liberalismo e nazione, la cui divaricazione ha costituito a lungo una sorta di "anomalia" della storia nazionale. Di questo progetto Carlo de Cesare fu esponente di primo piano.