Libri di Anna Nadotti
Vita in famiglia
Akhil Sharma
Libro: Libro rilegato
editore: Einaudi
anno edizione: 2015
pagine: 173
Come sopravvivere, se tutto intorno a te va in pezzi e sei solo un bambino?, si chiede Ajay, voce narrante di questo nuovo libro di Akhil Sharma. E si dà una risposta precisa: imparando a scriverne. Se la fatica dei giorni diventa materia narrativa, se le persone diventano personaggi, se una biografia famigliare diventa un romanzo, forse chi lo scrive riuscirà a sopravvivere e, chissà, a vivere. Inizia così ad assemblare ricordi, a captare umori, sorveglia le persone e le cose ricostruendo una vita che si è sdoppiata due volte: in esterni, quando la famiglia, padre, madre e due figli, è emigrata negli Stati Uniti; e in interni, quando un tragico incidente l'ha spezzata fin nelle più intime fibre. Dall'India frugale degli anni Settanta, volando in direzione delle voci che fino a quel momento sentivano roche alla radio, hanno raggiunto l'Eldorado statunitense: acqua corrente, ascensori, semafori, tv a tutte le ore, pubblicità in buca, ma anche spaesamento linguistico e razziale, incomprensibili e talora comiche segregazioni, cui fanno da contrappeso l'esplorazione della città e la scoperta di biblioteche cui Ajay e Birju accedono come Aladino alla grotta. La lettura, una lanterna magica. I due ragazzi crescono, vanno a scuola con ottimi risultati; l'ansiosa cupezza del padre si smussa e la madre si adatta al nuovo paese. Ma questo universo in costruzione crolla quando Birju ha un grave incidente. Così l'Eldorado diventa un calvario...
La signora Dalloway
Virginia Woolf
Libro
editore: Einaudi
anno edizione: 2014
pagine: 196
13 giugno 1923. Clarissa Dalloway, una signora dell'alta borghesia londinese, esce a comprare i fiori per la festa che sta organizzando per la sera. Passeggia per le strade di Londra, sfiora la vita di tanti sconosciuti, ma non ha il fare allegro di chi si prepara a qualcosa di lieto, il suo incedere è incerto e continuamente ostacolato da pensieri che le affollano la mente, da ricordi che si intrecciano con la nostalgia di ciò che è sfuggito e mai potrà tornare. Desideri, angosce e paure della solitudine, della morte ma anche della vita, si rincorrono in un flusso incessante di parole che aprono ad altre parole. Con "La signora Dalloway", qui proposta in una nuova traduzione, Virginia Woolf ci regala un grande romanzo lirico, capace di rivelare tutta la precarietà degli esseri umani, feriti dalle circostanze, inermi di fronte alle correnti della sofferenza e della gioia. Introduzione di Antonella Anedda.
Un percorso a zigzag
Anita Desai
Libro: Libro in brossura
editore: Einaudi
anno edizione: 2007
pagine: 191
"Gli antichi cinesi ritenevano che il tempo non fosse una scala che si sale verso il futuro bensì una scala che si scende verso il passato". Per il protagonista di questo nuovo romanzo di Anita Desai, un viaggio intrapreso per caso in un momento di crisi esistenziale diventa un meticoloso percorso alla scoperta di sé e delle proprie origini. La scrittrice indiana, con la sua scrittura sensuale ed esatta, compone una partitura in quattro movimenti, ognuno dei quali corrisponde a un momento del viaggio di Eric in uno spazio che trova nella memoria il suo unico confine. E proprio per progressivi aggiustamenti della memoria il protagonista si fa strada da Cambridge, Massachusetts, dove vive, al Messico, alla Cornovaglia degli antenati paterni e di nuovo al Messico, in un percorso dove la nozione di spazio si confonde con quella di tempo. Scanditi, l'uno e l'altro, da chilometri di ricordi, e interrotti, l'uno e l'altro, dalle lacerazioni che la storia provoca sul fragile tessuto delle storie individuali, Anita Desai ripropone in questo libro un tema che ritorna in tutta la sua opera, quello del rapporto con il passato, con gli antenati, con la storia he condiziona e plasma i destini dei singoli. Qui, dando la parola ai defunti, sfida le amnesie del nostro tempo, riporta in superficie i sotterranei percorsi a zigzag su cui è fondata la modernità e restituisce colore alle cancellature apportate sulla mappa del mondo." (Anna Nadotti)
Il ritorno. Padri, figli e la terra fra di loro
Hisham Matar
Libro: Libro rilegato
editore: Einaudi
anno edizione: 2017
pagine: 246
Hisham Matar ha diciannove anni quando suo padre Jaballa, fiero oppositore del regime di Muammar Gheddafi, viene sequestrato nel suo appartamento del Cairo, rinchiuso nella famigerata prigione libica di Abu Salim e fatto sparire per sempre. Ventidue anni più tardi il figlio Hisham, che non ha mai smesso di cercarlo, può approfittare dello sprazzo di speranza aperto dalla rivoluzione del febbraio 2011 per fare finalmente ritorno nella terra della sua infanzia felice. Quel viaggio verso un presente ormai sconosciuto non è che lo spunto per un itinerario storico e affettivo ben più vasto. Visitando i luoghi e incontrando i parenti e gli amici che hanno condiviso con Jaballa decenni di prigionia nel «nobile palazzo» di Abu Salim, Hisham può recuperare un passato che risuona in lui con un'eco mai sopita e ritagliare i contorni di un padre che, in assenza di un corpo, risulta privo di confini. Le tappe del viaggio privato s'intersecano con la storia libica del ventesimo secolo, dalla resistenza all'occupazione italiana al flirt di Gheddafi con l'Inghilterra di Tony Blair. Ma anche all'antro più buio, all'orrore più raccapricciante, segue, in queste pagine, la luce di un dipinto di Manet, la melodia di un alam: la consolazione dell'arte e della bellezza come autentica espressione dell'uomo. E anche quando della speranza di ritrovare un padre vivo «non rimangono che granelli sparsi», lo sguardo di Matar continua a puntare risolutamente in avanti: «Mio padre è morto ed è anche vivo. Non possiedo una grammatica per lui. E nel passato, nel presente e nel futuro. Ho il sospetto che anche coloro che hanno sepolto il proprio padre provino la stessa cosa. Io non sono diverso. Vivo, come tutti viviamo, nell'indomani».
Ragnarök. La fine degli dèi
Antonia Susan Byatt
Libro: Libro rilegato
editore: Einaudi
anno edizione: 2013
pagine: 141
Lei "era una bambina magra, delicata, tutt'ossa, come un tritone, con capelli che sembravano fili di fumo illuminati dal sole". E c'era la guerra. L'aviazione tedesca bombardava Londra e i centri industriali. Gli abitanti delle città si rifugiavano in campagna. Come la bambina e sua madre, che per un paradosso del destino in campagna, pur essendo sposata, "può avere una vita della mente". Il padre è via, nei cieli dell'Africa, forse. Sua madre, a cui piacciono le parole, le regala un libro, "Asgard e gli dèi", la storia del Ragnarök, la fine senza resurrezione degli dèi norreni. Il libro diventa una compagnia essenziale, la bambina lo legge ogni sera in un tenue spiraglio di luce, ammira il coraggio di Odino, si compiace degli inganni di Loki, si gode le sue avventure subacquee in compagnia della portentosa serpentessa sua figlia. Di giorno riflette su quelle storie, a cui non crede, ma che tuttavia "le si attorcigliavano nel cervello come fumo, ronzando come api scure dentro un alveare". L'aiutano a tenere a bada un'inconscia disperazione. Ha paura, paura che il padre non torni, paura di veder sparire il mondo che conosce. Legge anche i miti greci e le fiabe dei Grimm e di Andersen, ma perfezione e fantasia non le offrono appigli per fronteggiare un senso di disastro imminente.
Tutto il giorno è sera
Preeta Samarasan
Libro: Libro rilegato
editore: Einaudi
anno edizione: 2010
pagine: 398
Siamo all'inizio degli anni Ottanta, in Malesia. I Rajasekharan hanno appena messo alla porta la domestica Chellam per un non ben precisato crimine. Ma alla causa di questo allontanamento si accavallano ben presto altri interrogativi: in che circostanze è morta Paat, la nonna matriarca? Perché l'amata nipote Urna è partita improvvisamente per andare a studiare a New York, senza nessuna intenzione di tornare indietro? Cos'ha visto davvero la piccola Aasha? Perché sua madre Vasanthi ce l'ha a morte col marito? Per rispondere a tutte queste domande il romanzo scava nel passato della famiglia, da quando i Rajasekharan si stabilirono a Ipoh, nella "Big House", una prestigiosa ex casa coloniale. Tutto iniziò quando Raju, tornato dagli studi di legge a Oxford, decise di sposare una vicina di casa bellissima ma di umili origini.
Possessione. Una storia romantica
Antonia Susan Byatt
Libro
editore: Einaudi
anno edizione: 2016
pagine: 514
Roland Mitchell scopre in un libro appartenuto al poeta vittoriano Randolph Henry Ash due minute di una lettera indirizzata a una donna. Il tono della lettera lascia trapelare un amore insospettato. Roland scopre l'identità della donna, una poetessa e coinvolge nelle sue ricerche la collega Maud Bailey. Roland e Maud ripercorrono i passi della donna e dell'uomo vissuti un secolo prima ricostruendo una vicenda che ben presto diventa la loro.
Pavone e rampicante. Vita e arte di Mariano Fortuny e William Morris
Antonia Susan Byatt
Libro: Libro rilegato
editore: Einaudi
anno edizione: 2017
pagine: 174
«Eravamo a Venezia in aprile, e io ero ebbra di luce acquamarina. È una luce impalpabile, che gioca con le superfici mobili e scure dei canali, che luccica sulla pietra e sul marmo fondendoli insieme con molteplici sfumature, sempre acquamarina. Sperimentavo una bizzarra sensazione. Ogni volta che chiudevo gli occhi, vedevo un verde molto inglese, molto più giallo, un amalgama di luce scintillante sui prati rasati e di pastosa luce verde dei boschi inglesi, una luce che svanisce dentro tronchi nodosi, guizzando fra le ombre su strati di foglie estive. […] Ogni volta che pensavo a Fortuny nel chiarore acquamarino, mi ritrovavo a pensare anche a un inglese, William Morris. Usavo Morris, che conoscevo, per capire Fortuny. Usavo Fortuny per reimmaginare Morris». Nasce così questa biografia iconico-letteraria bifronte: nell'ineffabile bellezza della cornice veneziana, l'attenzione di Byatt è catturata dalle atmosfere eccentriche e ombrose di quella «caverna scintillante» che è Palazzo Pesaro Orfei, dimora e laboratorio di Mariano Fortuny. I tessuti unici e preziosi da lui disegnati – le sciarpe Knossos e il plissé Delphos in particolare, punto di riferimento sia per la storia della moda sia per la danza e il teatro europeo di primo Novecento –, il gioco di buio e scintillii delle vaste sale, i dipinti, le lastre fotografiche, lanciano nell'immaginazione della scrittrice un ponte ideale verso le creazioni di quell'altro eclettico artista-artigiano che fu William Morris. Per molti versi i due sembrano antitetici. Figlio borghese della campagna londinese e appassionato di mitologia nordica, Morris; nato da una famiglia aristocratica catalana e radicato in un immaginario ellenico e mediterraneo, Fortuny. Entrambi però, con le loro intuizioni, hanno rivoluzionato il rapporto tra arte e artigianato, portando il bello nella vita quotidiana. A. S. Byatt ne esplora i caratteri, gli ideali, le ambizioni, visita le loro case, osserva gli oggetti che producono e di cui si circondano, racconta l'amore che li unì a due donne fuori del comune, Henriette Negrin, compagna di vita e di lavoro di Fortuny, e Jane Burden, la bellissima e infelice modella che sposò William Morris e fu dipinta e amata da Dante Gabriel Rossetti. Ne nasce una fitta trama di parole e di immagini scelte da Byatt e arricchite da didascalie di suo pugno. Un museo arredato con occhi che sanno guardare, soffermarsi sul dettaglio, connettere.
Hanno ucciso habibi
Aila Shrouq
Libro: Libro in brossura
editore: wetlands
anno edizione: 2025
pagine: 96
Cosa significa lottare ogni giorno per sopravvivere in quella landa desolata che è diventata Gaza? Shrouq Aila, giornalista pluripremiata, madre e vedova, ce lo racconta attraverso la sua storia, quella di una donna che cerca di crescere una figlia da sola, nella morsa della carestia e sotto il fuoco degli incessanti bombardamenti israeliani. Con l'urgenza di un disperato appello e la forza disarmante di chi mantiene intatta la propria lucidità nell'epicentro dell'orrore, Shrouq ripercorre l'uccisione del marito, la distruzione della sua casa, le continue fughe e i rifugi provvisori, i tentativi di proteggere e nutrire sua figlia, l'angoscia di non poter rispondere alle sue domande né colmare le sue paure. Nelle parole di Shrouq, la tragedia del genocidio perde l'astrattezza della cronaca e diviene carne, volto, respiro. Ma "Hanno ucciso Habibi" è anche la testimonianza della resilienza umana e del coraggio di un popolo la cui determinazione a ricostruire il proprio futuro sulle macerie rimane incrollabile. Un libro che ci conduce nel cuore di tenebra del nostro mondo, impedendoci di distogliere lo sguardo e insegnandoci cosa vuol dire amare. In segno di solidarietà e supporto al popolo palestinese, l'intera filiera della produzione editoriale, dai redattori ai traduttori, dai designer grafici agli stampatori, ha partecipato alla realizzazione di questo libro a titolo gratuito. I proventi delle vendite, compresi i diritti internazionali, saranno interamente devoluti all'autrice Shrouq Aila.
Amy Foster
Joseph Conrad
Libro: Libro in brossura
editore: Einaudi
anno edizione: 2022
pagine: 72
«Mrs Smith le dava della svergognata sgualdrina. Lei non ribatteva. Non diceva niente a nessuno, e proseguiva per la sua strada come se fosse sorda. Credo che in tutta la zona soltanto lei e io riuscissimo a vedere la sua autentica bellezza. Era un uomo stupendo, molto elegante nel portamento, con un che di selvatico nel fisico, come una creatura dei boschi». Il fisico teorico Brian Greene sostiene che, dal punto di vista dell'evoluzione, la narrazione di storie «si guadagna da vivere» perché è come un «simulatore di volo»: «le storie forniscono universi inventati nei quali seguiamo passo passo personaggi le cui esperienze superano di gran lunga le nostre». Amy Foster, racconto di terra e di mare, una delle opere brevi migliori di Joseph Conrad, è il simulatore di volo per l'esperienza dello straniero, dello sradicato. È la storia di Yanko Goorall, montanaro dei Carpazi, imbarcato ad Amburgo con il sogno dell'America su una nave di trafficanti di uomini, donne e bambini e naufragato in Inghilterra durante una furibonda tempesta. Siamo più o meno fra Ottocento e Novecento, ma le stesse cose, come il lettore scopre con sempre maggior turbamento, continuano ad accadere e riaccadere fino a oggi, fino a domani. Yanko si salva a stento, ma è molto malconcio, non sa una parola di inglese e la timorata gente inglese che incontra non sa una parola che non sia inglese. Lo prendono per folle, per bandito, per mostro, lo rinchiudono, lo picchiano, si difendono dalla sua minaccia, dai suoi versi bestiali, dalla sua rabbia. Bimbi biondi e bianchi lo prendono a sassate. Yanko ha solo freddo e fame, ma non sa come si dice. La sua è «un'estraneità indecifrabile». Finché non incontra Amy Foster che, anche lei dai margini del mondo conosciuto, gli tende una mano. Ma la «solitudine assoluta» di Yanko rimane, fra le cose e le persone, come una minaccia sospesa in aria, come una condanna non ancora emessa. E alla fine lo travolgerà. «Non vivere fra la tua gente o nella tua lingua significa essere sempre altrove», commenta Hisham Matar, scrittore libico, nato a New York, che scrive in inglese e che è costretto all'esilio, il quale nel suo saggio introduttivo si specchia in Conrad, scrittore polacco che scrisse le sue lettere private in francese e i suoi capolavori anche lui in inglese. E i due scrittori sono – come tante volte siamo stati anche noi lettori – Yanko. Con un saggio introduttivo di Hisham Matar tradotto da Anna Nadotti.
Rosarita
Anita Desai
Libro: Libro rilegato
editore: Einaudi
anno edizione: 2025
pagine: 104
Una studentessa indiana siede su una panchina del Jardín di San Miguel de Allende, in Messico, quando una sconosciuta le si avvicina con entusiasmo, certa di riconoscere in lei la figlia della sua vecchia amica Rosarita, la pittrice, incontrata lì tanti anni prima. C’è un errore, protesta la giovane, sua madre non si chiamava Rosarita, non è mai stata in Messico e non ha mai dipinto. La sconosciuta è forse un’imbrogliona? Per scoprirlo dovrà lanciarsi in un viaggio trasognato fra passato e presente, realtà e mistificazione, fin nel cuore dei segreti che possono separare, o unire, una madre e sua figlia. Bonita è una giovane studentessa di Delhi in viaggio in Messico per imparare lo spagnolo. Seduta su una panchina del Jardín di San Miguel de Allende, all’ombra della maestosa cattedrale, si gode l’estraneità di un luogo mai visitato. Non conosce nessuno li, e nessuno la conosce. Eppure un’anziana donna in abiti tradizionali, loquace ed eccentrica, l’avvicina con accalorata familiarità, affermando di rivedere in lei la figlia della sua cara amica, Rosarita, conosciuta proprio lì tanti anni prima, quando Rosarita era arrivata dall’India, come ora sua figlia, per seguire la sua vocazione di pittrice sotto la guida dei maestri locali. Bonita prova a dirle che si sbaglia: sua madre si chiamava Sarita, non Rosarita, non era mai stata in Messico e soprattutto non aveva mai dipinto in vita sua. Ma la Sconosciuta non intende ragioni e le sue melodrammatiche perorazioni aprono una breccia nelle certezze della giovane. Bonita è ora costretta a scandagliare i suoi ricordi famigliari in cerca di indizi: lo schizzo di una donna e di una bambina in un luogo non dissimile da San Miguel, scatoloni carichi di fogli poi andati perduti, una lunga assenza materna. E, benché ormai sospetti che la Sconosciuta non sia che un’Imbrogliona, accetta di lasciarsi trascinare in un viaggio dalle nuove traiettorie, attraverso la capitale e fin sulle coste del Pacifico, sulle tracce di quei maestri della pittura murale che avevano saputo ritrarre la violenza della Rivoluzione messicana proprio come i pittori indiani avevano fatto con gli orrori della Partizione. Storia e fantasia, realtà e mistificazione, memoria e invenzione, un viaggio spazio-temporale che a ogni tappa ridisegna i suoi riferimenti e le sue verità, giù giù fino al legame forse inconoscibile, ma certo immobile, di una madre con sua figlia. A più di un decennio dall’uscita di “L’artista della sparizione”, Anita Desai torna in libreria con questo romanzo breve dalla prosa delicata ed essenziale, capace di sfruttare il potenziale dell’allusivo e dell’enigmatico e caratterizzato dalla medesima eleganza a cui la grande autrice ha abituato i suoi lettori.
Mare di papaveri
Amitav Ghosh
Libro: Libro in brossura
editore: Einaudi
anno edizione: 2025
pagine: 504
Un veliero nel tumultuoso Oceano Indiano, il traffico d’oppio tra Cina e India, un’umanità straordinaria di destini incrociati, passioni, perdite e riscatti in un coinvolgente romanzo di storia e di avventura. Il primo volume della colossale trilogia dedicata all’origine di una nuova civiltà sorta dalla mescolanza di etnie e culture diverse. Una vecchia nave negriera trasformata in mercantile, l’“Ibis”, raggiunge nel 1838 la foce del Gange per dedicarsi a uno dei traffici illeciti più redditizi dell’Impero britannico, il commercio di «delinquenti e stupefacenti», cioè di coolie e oppio. A bordo si ritrovano, come manovrati da un fato più grande, lascari e clandestini, ciascuno sconosciuto agli altri o quasi: Deeti, una donna che è stata data in sposa a un oppiomane; Kalua, il suo amante, che l’ha salvata; Zachary Reid, il comandante in seconda, figlio di una schiava liberata del Maryland; Neel Rattan, ricchissimo raja caduto in disgrazia; Serang Ali, capo dei lascari e marinaio di consumata esperienza; il giovane Ah Fatt, devastato nel corpo e nell’anima dalla dipendenza dall’oppio… A mano a mano che le difficoltà imposte alla traversata dall’impetuoso Oceano Indiano mettono a dura prova i vecchi legami, tutti sulla “Ibis”, ciurma e passeggeri, iniziano a sentirsi «fratelli di navigazione», uniti da una singolare empatia che azzera le distanze geografiche, le caste e le generazioni.