Libri di Anacleta Camaioni
Notturna dissolvenza
Anacleta Camaioni
Libro: Libro in brossura
editore: Di Felice Edizioni
anno edizione: 2024
pagine: 72
Scaglie di marmo levigate di una statua ferita; c’è un’attesa, un grido soffocato. Sul pavimento della terra, giacciono lapislazzuli, probabili residui di stelle morte. Richiamare la voce dalla richiesta arresa, l’Ave Maria accarezza. E il tempo che non basta, la luna appesa alla sua pena. “Ridatemi l’attesa, la vita perduta e il suo significato”. Anacleta Camaioni sa che ogni parola è parte di un discorso, eppure quella, non riesce ad evitare gli inciampi nella distanza di una vita passata; ogni cosa non avuta o non data, diventa un lutto. (Daniele Cavicchia)
Il mio Dio
Anacleta Camaioni
Libro: Libro in brossura
editore: Di Felice Edizioni
anno edizione: 2019
pagine: 72
Un "amore distruttivo", un "amore sfuggente e distratto", ma anche un amore ritrovato – quello per se stessi – che si emancipa progressivamente dalla morsa fagocitatrice dell'Assenza, attraverso il compimento di un percorso sensoriale. Non a caso il libro inizia con il racconto Una favola nuova da raccontare, un invito a volgere lo sguardo verso quel "pezzetto di cielo" tenuto a lungo nascosto o compresso tra le grate di una prigione interiore, che attende pazientemente di essere sorvolato da chi sa calzare le ali dei propri sogni. E il libro si conclude con il racconto Il mio Dio – che dà il titolo all'intera opera – dove la parabola della mutazione si è realizzata e la maturità affettiva si è fatta Donna, nel momento in cui all'allontanamento da parte della persona amata non segue più una frantumazione identitaria, ma l'accoglimento consapevole del distacco. Dalla postfazione di Valeria Di Felice
Il mio Dio
Anacleta Camaioni
Libro
editore: Di Felice Edizioni
anno edizione: 2017
pagine: 56
Un “amore distruttivo”, un “amore sfuggente e distratto”, ma anche un amore ritrovato – quello per se stessi – che si emancipa progressivamente dalla morsa fagocitatrice dell’assenza, attraverso il compimento di un percorso sensoriale. Non a caso il libro inizia con il racconto. Una favola nuova da raccontare, un invito a volgere lo sguardo verso quel “pezzetto di cielo” tenuto a lungo nascosto o compresso tra le grate di una prigione interiore, che attende pazientemente di essere sorvolato da chi sa calzare le ali dei propri sogni. E il libro si conclude con il racconto "Il mio Dio" – che dà il titolo all’intera opera – dove la parabola della mutazione si è realizzata e la maturità affettiva si è fatta donna, nel momento in cui all’allontanamento da parte della persona amata non segue più una frantumazione identitaria, ma l’accoglimento consapevole del distacco. (Dalla postfazione di Valeria Di Felice)