Libri di Alfredo Rovatti
Dei, geni e demoni incappucciati. Da Telesforo al «Moine Bourru»
Waldemar Deonna
Libro: Libro in brossura
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2019
pagine: 177
Il saggio che qui si presenta, pubblicato nel 1955, si spinge dentro un territorio all'epoca poco esplorato: intende comporre una sorta di inventario delle forme visive e dei valori simbolici che convergono nella figura del cucullus, quella cioè connotata dal mantello con cappuccio. Il tema, apparentemente marginale, ma ricco di valori culturali e di significati simbolici, sotto la lente di Deonna rivela le sue lontane origini, che dal III secolo a.C., a Smirne e in Cirenaica, si allargano poi al mondo celtico, e infine si ritrovano ancora nel mondo etrusco e nell'epoca gallo-romana (fino a diventare una sorta di distintivo della cultura gallica). Il tipo sembra "sopravvivere" in una figura della cultura popolare, quella del Moine Bourru, sorta di uomo nero (Croquemitaine) incappucciato, che gli adulti evocavano ai bambini più piccoli per intimorirli e tenerli a bada. Ma, come fa notare fm dall'inizio Deonna, il mantello con cappuccio rimane in uso nel monachesimo cristiano lungo il Medioevo e la modernità, e ancora lo si ritrova nelle popolazioni ai poli opposti del pianeta, dagli eschimesi ai nomadi arabi, per non dire, nel suo aspetto più inquietante, dell'utilizzo che ne fanno alcuni gruppi politici come l'organizzazione razzista del "Ku Klux Klan" o, nella prima metà del Novecento, l'organizzazione filofascista francese "Cagoule".
La storia di Adamo ed Eva attraverso l'arte
Andree Mazure
Libro: Libro in brossura
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2017
pagine: 106
Al contrario di numerose tradizioni che riservano solo rapidi cenni all'apparizione del primo essere umano, senza quasi differenziarlo dalle altre specie (Egitto) oppure lo relegano al ruolo di servitore degli dèi (Mesopotamia), la creazione dell'uomo rappresenta il coronamento della cosmologia biblica. Con questo atto, il creatore conclude e firma la sua opera grandiosa, come se la luce e le acque, i cieli e la terra, la vegetazione e gli animali - emanazione della sua potenza -non fossero che lo scenario e il contrappunto necessari all'apparizione del genere umano: supremo sbocciare dopo il quale la manifestazione divina si riassorbe nel riposo... Intorno alla narrazione della Genesi, tramite il gioco di queste immagini di volta in volta ingenue e superbe che gli artisti hanno suscitato, si è cristallizzata una delle nostalgie fondamentali dell'umanità, quella delle delizie paradisiache, della felicità dell'innocenza primeva, della compiutezza dello stato primordiale, di un luogo originario perfetto. Però, nello stesso tempo, le figure di questi grandi antenati dell'umanità, felici e infelici, innocenti e colpevoli, hanno potuto ricevere un doppio incarico, positivo e negativo, quello di divenire il luogo geometrico di aspirazioni sotterranee o latenti, di servire altrettanto bene da scarico o da rifiuto, che da trampolino alla speranza, o da segno capace di operare una trascendenza liberatrice. Obbedendo a un programma iconografico stabilito dalla Chiesa, attingendo alla poesia popolare degli apocrifi, ispirandosi a leggende che celano verità teologiche, spinti anche da tutte le risonanze umane di un tema dai molteplici insegnamenti e stimolati progressivamente dai loro slanci che li allontanano dai principi imposti alla partenza e lasciano un più libero gioco alla loro immaginazione, gli artisti - dai più celebri ai più oscuri - hanno definito sul muro, fissato nello splendore delle vetrate, scritto nella pietra, dispiegato sulla pergamena o sulla tela, inciso sull'avorio, tramato nella lana o cesellato nel metallo, l'espressione di volta in volta tenera e brutale di una storia meravigliosa e terribile in cui l'umanità può alla volta riconoscersi e sfuggirsi, esaltarsi e liberarsi, che essa può successivamente respingere e ritrovare. Adamo ed Eva, nella storia plastica come nella storia umana dell'Occidente, rappresentano uno dei più forti potenziali di immagini che siano mai stati creati, uno dei simboli maggiormente efficaci dove vengono ad arenarsi e ad amplificarsi, come altrettante ondate successive, alcuni dei più tenaci timori e anche alcune speranze più solidamente radicate nella psiche umana.
Il Giovedì Santo
François Mauriac
Libro: Libro in brossura
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2017
pagine: 130
«François Mauriac - scrive Alain Peyrefitte nella nota che apre questa intensa meditazione dello scrittore francese'- si guarda bene dal fare sermoni, anche profani. Non ha bisogno, come Jules Romains, di "consolarsi dell'assenza della vita eterna". Non ha mai voluto usare parole tròppo dure per stigmatizzare nei suoi romanzi l'accidia, l'avarizia, l'ambizione dei suoi personaggi; per denunciare la vanità delle loro occupazioni, la bassezza dei loro ' sentimenti, la perversità dei loro desideri. Miseria! Miseria dell'uomo senza Dio. Ma la grazia non è rifiutata a nessuno. Nemmeno a quelli che pretendono di non amare Dio, perché per non amarsi bisogna essere in due. Non si sfugge all'amore di Dio. Nessun dogmatismo dunque, come Mauriac ricordò un giorno ad Aragon: "Non crediate che per me la santità sia sempre ufficialmente cattolica. Il regno di Dio va oltre le frontiere della Chiesa visibile e io sono certo che anche voi conoscete dei santi"».
La faccia del diavolo
Libro: Libro in brossura
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2016
pagine: 105
Nei saggi di Germain Bazin, Paul Zumthor e Claude-Edmonde Magny, raccolti in questo volume assieme a quello, fondamentale, di Henri-lrénée Murrou, si dipanano le tramo che avvolgono la modernità nella fascinazione del Male come principio alternative a Dio, suo Avversario seducente e romantico insieme. Da esso promanano energie represse e conculcate dalla fede cieca in un Dio che nei confronti della realtà dolorosa non sa proporre che la pratica di un Bene incapace e per molti versi inefficace: certamente non in grado di giustificare e salvare il male del mondo. Seguire Bazin nella descrizione della trasformazione che l'immagine di Satana subisce nell'arte è un modo di anticipare ciò che avviene in letteratura secondo Zumthor e Magny in due saggi di finezza e sensibilità assolute. Il tentativo di rintracciare la presenza del demonio nel Male incarnato e vivente nella Storia degli uomini, e non solo nelle loro convinzioni, attraverso tutti gli strumenti delle rinnovate scienze sociali e un discreto apparato di studi comparativistici e storici, finisce per trovarsi tra le mani qualcosa di più c, torse, di non previsto. Si tratta, infatti, della descrizione del demonismo moderno, dei suoi essenziali tratti culturali e della sua sostanziale pervasività nel inondo precedente le due guerre mondiali, a partire almeno dal Romanticismo.
I giornalisti
Honoré de Balzac
Libro: Libro in brossura
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2016
pagine: 134
Scritto tredici anni dopo l'avvento della Monarchia di Luglio (1830), fra richiami all'ordine imposti ai giornali d'opinione e l'affacciarsi di una nuova stampa industriale che si rivolge a un pubblico più largo di quello dei notabili e delle classi borghesi, il pamphlet di Balzac - che vede qui la luce in una edizione che presenta per la prima volta anche due testi satirici di Gerard de Nerval e Marcel Schwob - mantiene intatta la sua vena corrosiva verso quella che oggi, secondo alcuni, dovrebbe essere il "cane da guardia della democrazia". Balzac sentenzia senza mezze parole: "Se la stampa non esistesse, non bisognerebbe inventarla". Caustica affermazione cui segue questo assioma: "Si ucciderà la stampa come si uccide un popolo, donandogli la libertà". Balzac individua due tipi di giornalista: il pubblicista e il critico, e scompone entrambi in varietà e sottogeneri. Lo si potrebbe anche definire un trattatello di sociologia dell'informazione, scritto con una verve satirica che si nutre dei veleni che Balzac si è inoculato accumulando sconfitte nella sua febbrile attività di pubblicista e fondatore di riviste dalla vita breve. Eppure questo pamphlet è una delle cose più durature di Balzac, una sorta di antropologia del complicato intreccio fra politica e quarto potere nella società borghese, dove arrampicatori e corrotti, cinici uomini di Stato e vanitosi tromboni usano la stampa per le loro scalate sociali. Prefazione di Edoardo Castagna.
Il sangue che vince la morte. Storie di vampiri
Théophile Gautier, Alexandre Dumas, Guy de Maupassant, Léon Bloy, Jean Lorrain, Claude Klotz
Libro: Libro in brossura
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2017
pagine: 157
Non sono nati nel medioevo oscurantista i vampiri e i fantasmi che conosciamo dalla letteratura. Sì, l'irrazionale è sempre esistito, ma è nel secolo dei lumi che il vampiro e l'angelo nero sono usciti dalle tenebre e hanno cominciato a volare sulle pagine dei libri. Francis Lacassin ci introduce in un viaggio che parte dal 1751, con i racconti dell'abate Calmet su strani personaggi quasi sempre provenienti dall'Est (Ungheria, Serbia) che escono dalle tombe e tornano a inquietare le nostre notti. Con Byron e Polidori è l'inizio della letteratura moderna sul vampiro, ma un classico come “La morta innamorata” di Théophile Gautier e altre apparizioni inquietanti come quelle narrate da Dumas e Maupassant, fino a Bloy e Lorrain ci fanno capire quanto i vampiri siano sorprendentemente simili all'uomo e come il bene e il male in loro siano ancora una volta i poli contrapposti ma comunicanti di una ricerca della vita eterna. Così il sangue diventa l'emblema di quella lotta per sconfiggere la morte, e l'incantamento che il vampiro porta con sé quando veste i panni femminili una delle grandi seduzioni della modernità con intrinseci presupposti freudiani. In “Paris-Vampire” di Claude Klotz, il racconto più recente di questa antologia, assistiamo a una singolare parodia del "povero vampiro" che, in cerca di sangue, si trova a bussare a un centro trasfusionale dove invece di ricevere sangue viene coinvolto nell'insolita parte del donatore. E così la modernità riscrive il mito di Vlad Drakul (celebrato dal più famoso romanzo di Bram Stoker) con una ironia tutta postmoderna. Con un saggio di Francis Lacassin.