Libri di Vincenzo Biancalana

Alla Lanterna Cinese di Venezia, ostriche, champagne e tanto amore senza baci consolavano ogni notte molte vite disilluse, e per gli avventori assetati di desiderio il rischio di perdersi in quelle ambiguità era un gioco da ragazzi. Alvise Volpato, uomo per bene e stimato farmacista della Formosa, ci cascò dentro tutto intero. Un avvicendarsi rovente di passioni, illusioni e morte squarciò il silenzio delle calli veneziane e arrivò, con un'eco deflagrante, fino agli uffici del Commissariato di Polizia di Urbino. Quattro cadaveri, distanti tra loro e senza alcuna apparente corrispondenza, diventarono l'incubo del commissario Arturo Ferrel: dove la logica non c'è, l'istinto aiuta.

Nel 1953, a seguito della morte della madre, Tazio Tenaglia, gallerista di Urbino, si reca a Montefalco, su consiglio di Alberto amico fraterno, per trascorrere qualche giorno nella sua casa abbandonata da anni. Lì scopre delle lettere risalenti al ‘38, dalle quali apprende che suo fratello Marco è frutto di una relazione extraconiugale. Tazio inizia una ricerca sull’identità del padre di Marco e, pochi giorni dopo, viene ucciso. Intanto in paese si scopre anche il cadavere di Augusta, la muta, violentata e barbaramente trucidata. La cattiveria umana si nasconde spesso dietro una facciata di perbenismo e il commissario Arturo Ferrel farà fatica a dipanare gli intrecci, i segreti familiari, le invidie malcelate e i vizi capitali, riuscendo alla fine a risolvere un rebus che sembrava indecifrabile.

A. D. 1575. Immaginate una storia d'amore che abbia per scena lo studio di un pittore e per protagonisti il maestro e la sua modella. Nulla di singolare direte, la solita storia. Ma, aspettate. Dovete sapere, infatti, che accanto ai due c'è un terzo protagonista che in quell'amore scorge eventi funesti, compreso l'inesorabile declino artistico del pittore. Che fareste voi al suo posto? Lascereste correre gli eventi o scegliereste di porvi un rimedio, qualunque esso sia? Faccenda difficile, vero? Ed è proprio in queste scomode perplessità che nasce tra i vicoli di una Urbino in pieno Rinascimento, una vicenda che diventa commedia e che tale rimane dalla prima alla… penultima pagina.

Il cadavere di un uomo, ritenuto a torto "lo scemo del villaggio", viene rinvenuto nei fossi dell'antico castello di Galati, sulle Caronie. Una morte misteriosa per la quale sono inquisiti tre insospettabili pronti, ognuno, a giurare sull'altrui innocenza. Nessuna ragione apparente. Nessun movente. Solamente un'oscura questione sulla consistenza dell'anima spunta come un fiore ostile tra gli assolati vicoli del paese. Un assurdo dilemma, tanto ineffabile, che può uccidere. Un romanzo, che prima vestito di rosa, volge verso il giallo per tingersi, in fine, di nero.

Un dubbio tormenta il giovane Tino. Un dubbio che gli spacca la testa e la cui prova potrebbe cambiare per sempre la propria e la vita di molti altri. Così, nella ricerca della sua giustizia, Tino sarà costretto a un esercizio spietato sulla prova di sé e della ragione che, tentata da un sentimento crudo di vendetta, lo porterà al pensiero di un assurdo progetto dai contorni amari ed inquietanti. Le inevitabili traversie mosse a stabilire la verità porteranno, infatti, ogni luogo a rivelarsi d'improvviso affogato da mille segreti, foschi e inconfessabili e a causa di quei giorni orribili nessuna cosa sarà più la stessa. Ambientato nei primi anni del '900, il romanzo compone un affresco psicologico su un sottofondo giallo che, attraverso la vita interiore del protagonista, racconta lo scontro dell'adolescenza con la realtà delle cose e le verità impossibili da sostenere agli occhi ingenui della trasparente gioventù.

Abbandonato dal suo vecchio amico e poi padrone in un antico palazzo di Urbino il ministro Valenti rinviene in alcune opere d'arte, in esso raccolte, certi misteriosi indizi che lo porteranno a ipotizzare la presenza di un occulto passaggio sotterraneo. A ricerca iniziata, però, le circostanze precipitano in una paradossale rete di situazioni tragicomiche. Da quel momento in poi ciò che all'inizio sembrava un'illusoria rivalsa di una vita di abbandono si tramuta, per il protagonista, in un'esperienza di solitudine e dolore. Lo sfondo della città ducale in piena ristrutturazione ottocentesca fornisce l'ideale ambientazione per una trama ricca di vicende umane, dove il tradimento degli affetti e l'arroganza del potere porteranno a un epilogo avvincente e inatteso.

Non esiste un'altra parte del mondo che pari ai vicoli di una antica città, si presti come scena ideale alle vicende felici della vita o a quelle buie della morte. In uno di essi, una sera di novembre, un uomo coglie un fiore: il suo nome è Ipomea, e ha venticinque anni. Da quel giorno la tranquilla vita della città cambierà verso e non ci sarà più sole a illuminare le stanze. Per il commissario Ferrel inizierà una delle sue inchieste più difficili. Nobili palazzi, farabutti e colpi di scena gli fa-ranno perdere il sonno. E non solo a lui.