Libri di T. Griffero
Psicopatologia e atmosfere. Prima del soggetto e del mondo
Libro
editore: Giovanni Fioriti Editore
anno edizione: 2022
pagine: 332
Questo libro è un invito a un viaggio oltre la "tragica necessità del dualismo" e verso la sfera più originaria della vita affettiva. Un'esplorazione dell'apertura infinita da cui nasce l'esperienza, della dimensione atmosferica e patica del nostro rapporto col mondo, cioè quel luogo da cui veniamo, dove non siamo mai stati e dove mai torneremo. Verso lo sconosciuto perturbante che aleggia negli spazi che ci circondano, fino a sorprenderci e spiazzarci bussando alla nostra porta. Insomma, è un invito a un viaggio che si sforza di pensare sia il "tra" della relazione soggetto/mondo, sia il campo (situazionale, affettivo) da cui soggetto e mondo emergono. Il volume, con contributi di Benasayag, Berrios, Bloom, Carmenates, Costa, Di Petta, Francesetti, Fuchs, Gecele, Griffero, Julmi, Kimura, Madeira, Marková, Roubal, Scherm, Stanghellini, Tittarelli e Zarini, affronta, sulla base di un paradigma atmosferologico, temi quali la clinica di campo e l'approccio neofenomenologico alla vita affettiva, la depressione e il perturbante, l'incontro clinico nel suo rapporto col mondo della vita, il burnout e la trasmissione transgenerazionale, il "tra" in psicopatologia e la dimensione sociale.
Il Me della percezione. Un'autopsia
Lambert Wiesing
Libro: Libro in brossura
editore: Marinotti
anno edizione: 2014
pagine: 176
Chi percepisce sa perfettamente che cosa significa percepire. Ma se ne dimentica non appena cerca di spiegarsi come la percezione sia possibile, finendo così per dubitare del proprio effettivo accesso al mondo. Ma l'uomo non accede al mondo. E non perché questo gli sia estraneo, ma perché non ha bisogno di accedervi, visto che è già comunque nel mondo, coinvolto e implicato da quanto vi si manifesta. Non dubita della presenza di ciò che percepisce, né può sottrarsi a sua volta alla percepibilità. Eppure larghe sezioni della filosofia, della psicologia e delle neuroscienze ignorano colpevolmente questa evidenza, preferendo spiegare la percezione con dei miti: quello del dato (l'uomo è un riflesso del mondo) e oggi soprattutto quello del mediato (si accede al mondo solo attraverso media). Questo testo - il primo disponibile in italiano di Lambert Wiesing, professore di teoria dell'immagine e fenomenologia nell'Università di Jena - ci guida a riscoprire, attraverso una meditazione approfondita senza essere strettamente accademica, una verità elementare: il soggetto non produce la percezione, ma ne è piuttosto il prodotto.
Estetica e modernità
Joachim Ritter
Libro: Libro in brossura
editore: Marinotti
anno edizione: 2013
pagine: 182
Perché solo nell'età moderna nasce l'estetica? Perché solo allora, ossia a partire dal Settecento, si comincia ad apprezzare la bellezza della natura e si ritiene l'arte capace di dire la verità sulle cose? La risposta di Potter è tanto limpida quanto meditata: nell'età moderna solo l'arte può frenare il disincanto scientifico e razionalistico del mondo. Solo nella sfera estetica, infatti, sopravvive lo sguardo libero e contemplativo sulla totalità dell'essere che per gli antichi costituiva la massima felicità. Queste lezioni, risalenti agli anni 1947/48 e 1962, ma inedite anche in Germania fino al 2010, hanno esercitato una potente influenza su un'intera generazione di filosofi che ebbero l'occasione di ascoltarle. Ed è agevole capire perché. Esse offrono, infatti, un'introduzione didatticamente assai efficace all'estetica (filosofica) e ad alcuni suoi concetti fondamentali (bello, sublime, immagine, genio, mimesi e soprattutto natura in quanto paesaggio), ma anche una profonda e suggestiva reinterpretazione della centralità della dimensione estetica nel mondo contemporaneo.
Atmosfere, estasi, messe in scena. L'estetica come teoria generale della percezione
Gernot Böhme
Libro: Libro in brossura
editore: Marinotti
anno edizione: 2010
pagine: 284
Perché mai l'estetica dovrebbe occuparsi principalmente, se non esclusivamente, dell'arte? Non dovrebbe invece, spostare l'attenzione dall'arte, e dal "discorso" che se ne fa (ermeneutica e semiotica), alla percezione? E, di conseguenza, dal bello al più generale coinvolgimento corporeo ed emozionale dell'uomo nel proprio ambiente? È proprio nel quadro di una "estetica ecologica" di questo genere, in grado di comprendere (anche criticamente) il processo di estetizzazione diffusa che conferisce alla nostra società il carattere di una "messa in scena", che Gernot Böhme presenta qui, in modo chiaro e originale, i capisaldi di una nuova estetica intesa appunto come percettologia. Interessata ai modi in cui la realtà ci appare e influenza i nostri stati d'animo, la nuova estetica (aistetica) si concentra, allora, da un lato sulle atmosfere, cioè sui sentimenti che, diffusi nello spazio, ci vengono incontro prima di qualsiasi percezione specifica e della distinzione stessa tra soggetto e oggetto, dall'altro sul cosiddetto "lavoro estetico", vale a dire sul modo in cui si possono generare professionalmente tali atmosfere. Quest'opera di Böhme si rivela perciò particolarmente utile a chi si occupa di estetica non solo teoricamente ma anche praticamente, non da ultimo perché reinterpreta i problemi tradizionali dell'estetica alla luce di un'acuta analisi critica dei processi spesso occulti di manipolazione (politica, mediatica, pubblicitaria) della nostra sensibilità.
Uomo tra dogma e storia. Non tutto è relativo
Erich Rothacker
Libro: Copertina morbida
editore: Armando Editore
anno edizione: 2010
pagine: 128
"Nihil in intellectu quod non fuerit in opere et in dogmatica", così Rothacker sintetizza una teoria volta a dissociare il pluralismo relativistico. Infatti, se la verità e la significatività di una certa visione del mondo sono relative, scientifica e quindi oggettiva può invece essere la sua esplicitazione dogmatica. Tutt'altro che sinonimo di acriticità e intolleranza, la dogmatica illustra coerenza e sistematicità di una determinata prospettiva originaria, divenuta poi magari stile di vita e quindi cultura. Mostrando però la parzialità prospettica di ogni contenuto umano, essa rivela tanto il carattere solo ipotetico di ciò che si spaccia per assoluto, quanto ineludibile coinvolgimento del pensiero e dell'azione in una ragione che è sempre storica e concreta.