Libri di Paola Calef
Profili romanzi. Modelli, strutture e paradigmi di uno spazio culturale
Libro: Libro rilegato
editore: Nuova Trauben
anno edizione: 2018
pagine: 240
Quattordici saggi sui rapporti tra le culture di aree di francesistica, ispanistica e lusitanistica, proposti da studiosi del Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere della Università di Torino.
Il primo Dante in castigliano. Il codice madrileno della «Commedia» con la traduzione attribuita a Enrique de Villena
Paola Calef
Libro: Copertina morbida
editore: Edizioni dell'Orso
anno edizione: 2013
pagine: 316
Il ms. 10186 della Biblioteca Nacional de Madrid è uno dei più antichi testimoni della "Commedia" (Mad) e ne contiene la prima traduzione castigliana, attribuita a Enrique de Villena (1384 c.-1434). Si offre qui uno studio del manoscritto e una prima complessa indagine sulla traduzione, focalizzata principalmente sulla "facies" testuale, sulle relazioni stemmatiche e sui rapporti con la tradizione commentaristica. Questo studio fa luce sul modus operandi del traduttore e sulla ricezione di Dante nel Quattrocento spagnolo e in particolare nell'ambiente culturale di Íñigo López de Mendoza (1398-1458), Marchese di Santillana, committente della traduzione.
Cause e cure delle infermità
Ildegarda di Bingen (santa)
Libro: Libro in brossura
editore: Sellerio Editore Palermo
anno edizione: 2019
pagine: 395
Ildegarda di Bingen fu colta da visioni fin dai primi anni dell'infanzia, ma visse a lungo senza renderle pubbliche e, tanto meno, fissarle per iscritto. Fu solo nel 1136, all'età di trentotto anni, che la religiosa benedettina - diventata badessa del convento di Disibodenberg, sulle rive del Reno - decise di offrirsi allo sguardo dei suoi contemporanei nei tratti di una profetessa in contatto con l'aldilà celeste. Allora, le sue pagine furono sottoposte al giudizio del pontefice Eugenio III e, ottenuto l'avallo papale, cominciarono ben presto a diffondersi nel mondo cristiano. Ildegarda divenne consigliera di uomini fra i più noti e potenti di quegli anni al punto che Federico Barbarossa la invitò nel suo palazzo di Ingelheim per consultarla - e predicò in chiese e cattedrali di molte città, fra cui Treviri, Magonza e Colonia. Tuttavia, non è Ildegarda visionaria e profetessa quella rimasta a noi più vicina; bensì quell'altra Ildegarda i cui libri, all'epoca, furono sottratti dalla raccolta delle sue opere inviate a Roma per il processo di canonizzazione. Erano libri che – come nel caso illustre di "Cause e cure delle infermità" – racchiudevano testimonianza di un'attività più terrena: quella di erborista e medica, che, per la sua familiarità col corpo e con gli elementi della natura, aveva ben motivo di suscitare inquietudine, tanto sembrava avvicinarsi a un sapere sotterraneo, confinato fra le tenebre. Il ritratto di Ildegarda finisce per riassumersi nei termini di una contraddizione inevitabile, scrive Angelo Morino nell'introduzione al volume, da un lato – dalla parte della santa la trasmettitrice di parola divina celebrata da papi e imperatori, e dall'altro – dalla parte della strega – la studiosa di un mondo dalle luci prossime alla notte più scura o, meglio, ritenute tali se ad avventurarvisi era una donna.