Libri di Gülbende Kuray Ulusoy
La stagione delle rose
Füruzan
Libro: Libro in brossura
editore: Poiesis (Alberobello)
anno edizione: 2016
pagine: 96
Era come se tutte le cose fossero distanti da me. Guardavo con distacco quel che mi succedeva intorno, come se mi trovassi in un luogo lontano e profondo. Le voci non raggiungevano le mie orecchie. Nelle ore in cui sedevo sotto la pergola, ero come una persona che ricorda con dolore qualcuno che è stato confinato in un passato remoto. La freschezza della mia giovinezza era rimasta accanto al giovanotto che avevo perso. Guardavo entrambi; si allontanavano insieme. Procedevano passando per le strade, gli alberi, le foglie che, chissà perché, cadevano sopra di loro. Compresi che anche la Mesaadet dei sedici anni si sarebbe persa con Rüştü Şahin.
Io sono un dancer. Memorie di un ballerino fra Ankara e Hannover
Feridun Ulusoy
Libro: Libro in brossura
editore: Poiesis (Alberobello)
anno edizione: 2013
Un uomo attraversa Ankara in autobus insieme a tre compagni di viaggio: il giovane tipografo Azamet, la sua coetanea Buse e una signora sorniona che ascolta i loro discorsi. Con questo stratagemma narrativo Fer1dun Ulusoy, ballerino e scrittore, rievoca la sua storia: quella di un bambino poverissimo proveniente da Inegöl, un piccolo villaggio della Marmara. Dentro queste vicende personali, si snoda la storia più grande della Turchia che inevitabilmente si incrocia con quella privata. La memoria dello scrittore ritorna così alla mattina del 27 maggio 1960, quando l'esercito impone al Paese un colpo di Stato che interrompe la democrazia e arresta l'esperienza dello zio Presidente Celâl Bayar. I ricordi del narratore ogni volta saranno momentaneamente interrotti dalla conversazione con i due giovani passeggeri: Azamet tipografo e aspirante cantante e Buse masticatrice di chewing gum e divoratrice di telenovele, entrambi abitanti di due quartieri degradati di Ankara.
Cielo, il cielo
Özdemir Ince
Libro: Libro in brossura
editore: Poiesis (Alberobello)
anno edizione: 2012
pagine: 185
La poesia di Özdemir si colloca in quel luogo in cui ci si sveglia dopo un lungo sonno, si aprono gli occhi e la prima cosa che ci viene in mente è amare, amare forte, amare senza tirarsi indietro, viaggiare e in ogni città e ogni giorno vedere il mondo con gli occhi della prima volta. Prendendone tutta l'essenza. Così si sente il profumare della poesia di Ince, si inizia girovogando con lui di contrade in contrade fra Istanbul, Parigi, Marna, Roma, Sofia, a seguire gli echi di ciò che passa, la musica, i suoni, quasi in un volo, un po' alla Chagall. "Sono sumero, ittito, turco, greco, arabo - dice Özdemir Ince - e tanto di più... Perciò sono ricco... Nello stesso tempo sono mediterraneo. La cultura mediterranea contiene tutti i paesi che questo mare bagna e anche i popoli emigrati da questi paesi". Sicché la stessa storia letteraria di Ince è un costruire ponti fra il Bosforo e l'Europa. Nella poetica di Özdemir Ince la poesia non deve riflettere soltanto la vita del poeta ma anche le sue idee, le nostalgie, le cose che vuole fare e cambiare. Egli dice che la poesia è la miglior politica. Il miglior senso per stare accanto alle persone e alle cose.