Libri di F. Migliorino
Cultura e tecnica forense tra dimensione siciliana e vocazione europea
Libro: Copertina morbida
editore: Il Mulino
anno edizione: 2013
pagine: 502
Questo libro non fa l'apologia dell'avvocatura, non dà visioni d'insieme, non celebra liturgie. Preferisce contribuire a delineare le caratteristiche di una professione che con la sua sapienza, la sua pratica, i suoi apparati, le sue immagini e la sua straordinaria consonanza con i fermenti del tempo è specchio e rappresentazione di una cultura e di una società. Tra Otto e Novecento, in particolare, l'avvocato è stato un interprete del progresso e dell'ordine, come tale sacerdote di nuove mitologie ed epifanie, ma anche oculato gestore dei delicati equilibri comunitari. Insieme con anonimi cittadini che chiedevano una difesa dei loro diritti, insieme con i poteri dello Stato che si sono avvalsi della sua cultura giuridica e della sua perizia tecnica, egli non ha mai smesso - nel tribolato confronto con le urgenze della pratica e con le esigenze della giustizia - di raccontare la "gaia" scienza del diritto. Le voci plurali raccolte in questo volume tracciano alcuni profili sociali, culturali, politici e organizzativi della professione forense e descrivono spazi metaforici e materiali che rinviano di continuo alla fisionomia dell'avvocato europeo. I diversi autori, tra le pieghe degli eventi e attraverso la parola suadente del ceto forense, offrono la lettura di una parte non secondaria della storia del paese: dall'età liberale al fascismo, dalla tragedia della guerra alla fondazione della Repubblica. La Sicilia come metafora di questa storia.
Scarti di umanità. Riflessioni su razzismo e antisemitismo
Libro: Libro in brossura
editore: Il Nuovo Melangolo
anno edizione: 2010
pagine: 228
Questo libro non ha grandi pretese. Non apre piste mai battute, non dà visioni d'insieme, non trascrive la liturgia di un convegno. Soprattutto, non fa bella mostra di un ironico umanitarismo, con la rassicurante inclinazione a distanziare i fantasmi di un orrore che si ostina a non morire della sua propria morte. Quando la memoria si fa istituzione senza aver messo solide radici nella coscienza collettiva, finisce per accomunare tutti nella sua routine. La commemorazione prende il posto della rammemorazione. Al cospetto dell'immane tragedia della Shoah, talune declamazioni non provano disagio a convivere con politiche sicuritarie che alimentano nuovi stereotipi e nuovi pregiudizi. Razzismo e antisemitismo sono presi in esame per le loro connessioni e le loro differenze, grazie ad una lettura multilaterale che si pone all'incrocio tra varie discipline: dalla filosofia alla psicoanalisi, dal diritto alla letteratura, dall'antropologia alla medicina. Una ricerca polifonica per provare a capire come dispositivi di sapere e potere abbiano solidalmente costruito un perimetro in cui le leggi, le sanzioni, gli interdetti alimentino le categorie culturali alle quali gli uomini sono andati consegnando la loro autorappresentazione e le domande più profonde sulla propria identità.