Libri di Emma Reyes
Il libro di Emma
Emma Reyes
Libro: Copertina morbida
editore: Sur
anno edizione: 2019
pagine: 195
È una storia senza tempo quella di Emma Reyes, la pittrice colombiana la cui vivacità narrativa era tanto amata da García Màrquez, che la incoraggiò a scrivere. Come senza tempo sono i ricordi d'infanzia: nelle ventitré lettere scritte tra il 1969 e il 1997 all'amico Germàn Arciniegas, Emma racconta, con voce tenera, nostalgica e autoironica insieme, di quando era bambina. Di quando, con la sorella Helena, poco più grande e come lei figlia di una relazione illecita, viveva senza padre né madre in una stanzetta nella periferia di Bogotà e costruiva pupazzi di fango in una discarica, con i bambini del quartiere. Da lì a una casa coloniale, da una bottega del cioccolato a un teatro con una pianola, dalle cure brusche della Signorina Maria a quelle delle suore in un convento di clausura: il tutto tra abbandoni e scoperte, confondendo lavoro e gioco, squallore e poesia, preghiere e paure. La piccola Emma non sa nulla del mondo, ma ha un coloratissimo universo interiore di cui questo «memoir per corrispondenza», che torna in libreria in una nuova edizione, è testimonianza preziosa. Con la maturità e la grazia di chi si è lasciato la sofferenza alle spalle e senza mai perdere lo sguardo meravigliato dei bambini, Emma Reyes traccia a parole un delicato dipinto in cui la malinconia fa sorridere e la Colombia del passato sembra dietro l'angolo, come in un grande classico. Prefazione Teresa Ciabatti.
Non sapevamo giocare a niente
Emma Reyes
Libro: Copertina rigida
editore: Sur
anno edizione: 2015
pagine: 199
"Non sapevamo giocare a niente" è la storia, tenera e nostalgica insieme, della travagliata infanzia di Emma Reyes, racchiusa in ventitré lettere che la pittrice scrisse, a partire dal 1969, al suo amico Germán Arciniegas. Emma racconta la storia di una bambina senza padre né madre, frutto di una relazione proibita, tra abbandoni e scoperte, preghiere e paure. Un viaggio che la porterà da una misera stanzetta a una casa coloniale, da una bottega del cioccolato a un convento di clausura. Con un tono bizzarro e ingenuo e con l'ironia di chi si è lasciato tutto alle spalle, l'autrice affronta il proprio passato trasformandolo in un feroce e avvincente romanzo. Prefazione di Tiziana Lo Porto.