Libri di Caterina Cardona
Il vescovo e il ciarlatano. Inconscio e letteratura: l'incontro con Ernst Bernhard
Giorgio Manganelli
Libro: Libro in brossura
editore: Sellerio Editore Palermo
anno edizione: 2024
pagine: 200
Nel 1973, di fronte a una sbalordita platea di psicoanalisti e studiosi di psicologia, convenuti a Roma per discutere di Jung nella cultura europea, Giorgio Manganelli pronunciò una memorabile apologia dell'incubo, del carattere luciferino e visionario della letteratura, dell'isolamento sociale dello scrittore. Una dichiarazione di guerra al senso comune e alla «psicologia» (junghianamente intesa come l'antitesi della «visione») che cinquant'anni dopo potrà apparire come l'ultimo grande «manifesto» del Novecento. Ed anche una singolare maniera di mettersi a nudo, come un animale notturno venuto a sfidare le ottimistiche certezze della «cultura» e le banalità della «cattiva letteratura». Non è certo un caso, inoltre, che un autoritratto tanto lucido e convincente prenda forma all'interno di un discorso su Jung e sulla psicologia del profondo. Era stato un allievo di Jung, il leggendario apolide Ernst Bernhard, frequentato a Roma all'inizio degli anni Sessanta, ad aprire a Manganelli le porte di quello «spazio psichico» del quale e dal quale non si stancherà mai di scrivere, dall'esordio dell'Hilarotragoedia fino al capolavoro postumo, La palude definitiva. I saggi e gli articoli raccolti in questo libro sono la testimonianza esplicita di interessi profondi, che innervano di sé, in modo più segreto, anche tutte le pagine maggiori di Manganelli. Con una sospetta perizia da autentico esperto, e sempre accompagnato dalle innumerevoli risorse di uno stile impareggiabile, lo scrittore indaga sui libri e le vite di Bernhard, di Freud, di Jung, di un Oliver Sacks appena scoperto; ripercorre qualche celebre caso clinico, discorre dei sogni, di un possibile «galateo» per attraversare indenni le loro foreste di simboli...
Un matrimonio epistolare. Corrispondenza tra Giuseppe Tomasi di Lampedusa e Alessandra Wolff von Stomersee
Caterina Cardona
Libro: Libro in brossura
editore: Sellerio Editore Palermo
anno edizione: 2023
Giuseppe Tomasi di Lampedusa, autore del Gattopardo, e Alessandra Wolff von Stomersee, baronessa baltica e psicoanalista che contribuì a introdurre Freud in Italia, si sposarono nel 1932, trentottenne lei, di due anni di meno lui: si erano conosciuti grazie a complicati incroci di famiglia, frequenti tra gli aristocratici del tempo. Per una lunga fase della vita si spedirono lettere con molte notizie su come trascorrevano le giornate, su parenti, amici, pranzi e cani e, soprattutto, sulle reciproche letture. Rari i sentimenti. Scritte tra il 1932 e il 1943, quando, a causa delle vicende belliche, il loro matrimonio finì per assumere un «assetto più tradizionale», queste circa duecento lettere costituiscono una testimonianza estremamente significativa. Fino ad allora il loro era stato, infatti, quello che si potrebbe definire un «matrimonio epistolare»: basato su di una forte consonanza intellettuale ma di cui lo stare lontani per lunghi periodi costituiva «un elemento strutturale». Erano, i coniugi Lampedusa, fatalmente vincolati ai luoghi, alle case, ai miti fondanti della propria origine, tanto che lo scambio epistolare, il parlarsi rimanendo ognuno nel suo mondo, era divenuto, negli anni, uno dei codici primari della loro comunicazione. Giuseppe amava perdutamente la grande casa di Palermo: la casa dove era nato e si aspettava di morire. Licy (così veniva chiamata in famiglia Alessandra) non poteva, invece, restare separata a lungo dal castello avito di Stomersee in Lettonia e dalla «gente del Baltico», la «sua» gente. Sarà la guerra a scompigliare definitivamente assetti fino ad allora ritenuti immutabili: Palazzo Lampedusa viene bombardato e distrutto nel 1943, il castello di Stomersee confiscato tra l'avanzata dei tedeschi e la controffensiva sovietica. Nel commento che conclude il volume, Giorgio Manganelli caratterizza così i due personaggi: lei, «regina boreale che ha per reggia un castello tedesco in terra di Lettonia»; lui, «custode della propria infanzia»; e sottolinea quanta energia promani da lei e quanto più languido, infantile ed emotivo appaia lui. Caterina Cardona sulle lettere, attraverso le lettere e oltre le lettere di Giuseppe e Licy conduce la sua sottile indagine svelando «un gioco della psiche, una astuzia della intelligenza e degli affetti» (Manganelli) che cattura l'interesse del lettore conducendolo alla ricerca della chiave profonda di un matrimonio e alla genesi imprevista di un capolavoro: Il Gattopardo.
Antonello da Messina
Libro: Libro rilegato
editore: Skira
anno edizione: 2019
pagine: 299
Una monografia su Antonello da Messina, uno degli artisti più importanti della storia dell’arte occidentale. Antonello da Messina fu un artista eccelso e inconfondibile, considerato il più grande ritrattista del Quattrocento, autore di una traccia indelebile nella storia della pittura italiana. Giorgio Vasari lo racconta, nelle sue celeberrime Vite, come colui che carpì il segreto della pittura a olio a Jan van Eyck, e da Bruges lo portò nel Mediterraneo. Di Antonello restano purtroppo poche straordinarie opere, scampate a tragici avvenimenti naturali e all’incuria; quelle rimaste sono disperse in varie raccolte e musei fra Tirreno e Adriatico, oltre la Manica, di là dall’Atlantico. Pubblicato in occasione della mostra a lui dedicata a Palazzo Reale di Milano, il volume presenta l’intero corpus di opere del maestro messinese e costituisce un’occasione unica e speciale per entrare nel mondo di questo artista di fondamentale importanza per la comprensione dell’arte europea. La monografia offre una lettura dell’opera di Antonello avvalendosi anche di occhi diversi da quelli degli storici dell’arte: ai saggi che introducono e offrono il taglio critico del catalogo dell’artista (con le intuizioni e letture di Giovan Battista Cavalcaselle a farci da guida nel catalogo di Antonello, lui che ne fu il moderno esegeta) e al contributo di uno storico, Renzo Villa, che ricostruisce la vicenda del siciliano collocandola nel suo tempo, si affiancano infatti i testi di cinque scrittori che raccontano l’opera prediletta dell’intero corpus antonelliano. Ne scaturisce un mosaico del tutto insolito, che vede accanto Roberto Alajmo, Nicola Gardini, Jhumpa Lahiri, Giorgio Montefoschi ed Elisabetta Rasy. Ognuno con la sua scrittura, ognuno con una diversa impostazione ma tutti con una grande e comune passione: Antonello da Messina.