Libri di Carmela Mandolfo
Lineamenti di prosodia e di metrica latina
Carmela Mandolfo
Libro: Copertina morbida
editore: Agorà & Co. (Lugano)
anno edizione: 2019
pagine: 216
Il presente volume, "Lineamenti di prosodia e di metrica latina", che si articola in tre capitoli - Prosodia, Metrica, Versi e sistemi - corredati da un Indice degli autori antichi, da un Indice degli autori moderni e da un Indice analitico dei termini e degli argomenti, nasce dalla ferma convinzione dell'inscindibile legame fra lingua e metrica: due aspetti della medesima realtà. La poesia, infatti, da un punto di vista prettamente tecnico, consiste in 'linee di organizzazione della lingua', per cui nell'ambito della prosodia e della metrica è possibile spiegare 'norme' e presunte 'eccezioni' riconducendole, in genere, a tendenze e a fenomeni linguistici: in particolare, la conoscenza della grammatica storica del latino e del processo evolutivo della lingua latina si rivelano di fondamentale importanza per la spiegazione di innumerevoli fenomeni prosodici e metrici.
Lineamenti di grammatica storica del latino
Carmela Mandolfo
Libro: Copertina morbida
editore: Agorà & Co. (Lugano)
anno edizione: 2018
pagine: 278
Il presente volume, che si snoda in quattro capitoli - Evoluzione del latino, Fonetica, Morfologia del nome e del pronome, Morfologia del verbo - corredati da un analitico indice dei termini latini, nasce dalla convinzione che per la reale conoscenza della lingua latina sia indispensabile lo studio della fonetica e della morfologia nella loro genesi storica, nonché del processo evolutivo, in generale: esso è l'unico che permette di eliminare i concetti di "eccezione" e di "anomalia", che, inquadrati nella storia della lingua, si configurano come il residuo di uno stadio più antico. Lo studio della fonetica e della morfologia, inteso in tal senso, risulta, altresì, fondamentale per la comprensione della metrica latina; anche in questo ambito, peraltro, è possibile spiegare "norme" e presunte "eccezioni", riconducendole, in genere, a tendenze e fenomeni linguistici. Lo studio della lingua latina nella sua genesi storica, nonché nel suo processo evolutivo, permette, infine, di conoscere più a fondo anche la lingua italiana, sia dal punto di vista lessicale che dal punto di vista fonetico, morfologico e sintattico.
Pervigilium Veneris. La veglia di Venere
Carmela Mandolfo
Libro
editore: Bonanno
anno edizione: 2012
pagine: 160
Il Pervigilium Veneris, un componimento adespoto e non datato in 93 settenari trocaici, descrive la veglia di una festa religiosa, che si terrà in Sicilia, a Ibla, in onore di Venere, la dea che promuove l'amore concorde e della quale si tessono gli elogi. Il carme si apre con l'esaltazione della primavera e dell'amore e il poeta, con soave abbandono, canta le gioie della primavera congiunte con le gioie dell'amore: il verso che proclama l'imminenza e l'universalità dell'amore, cras amet qui numquam amauit quique amauit cras amet, apre e sigilla il carme, scandendo anche le dieci strofe che segnano i tempi del rito e del mito; ma nella chiusa il poeta, con malinconica sensibilità, oppone alle immagini di amore totalizzante la propria condizione di persona esclusa, negata alle feste dell'amore e del canto, che non sa farsi rondine e recuperare la gioia del canto. Con sottile malinconia, che lo rende incredibilmente attuale, si chiede quando verrà per lui 'primavera', quando potrà anche lui porre fine al suo silenzio. Il carme, in cui si mescolano temi popolari ed erudizione letteraria, elementi linguistici del sermo vulgaris e preziosismi lessicali, è stato attribuito agli autori più diversi, da Catullo (I sec. a. C.) a Lussorio (VI sec. d. C.): forse nessuna opera, alla ricerca del suo autore, ha mai oscillato per sette secoli. Del Pervigilium Veneris si fornisce qui l'edizione critica con introduzione, traduzione e commento.
Pervigilum veneris
Carmela Mandolfo
Libro: Libro in brossura
editore: Bonanno
anno edizione: 2008
pagine: 120
Il Pervigilium Veneris, un componimento adespoto e non datato in 93 settenari trocaici, descrive la veglia di una festa religiosa, che si terrà in Sicilia, a Ibla, in onore di Venere, la dea che promuove l'amore concorde e della quale si tessono gli elogi. Il carme si apre con l'esaltazione della primavera e dell'amore e il poeta, con soave abbandono, canta le gioie della primavera congiunte con le gioie dell'amore: il verso che proclama l'imminenza e l'universalità dell'amore, cras amet qui numquam amavit quique amauit cras amet, apre e sigilla il carme, scandendo anche le dieci strofe che segnano i tempi del rito e del mito; ma nella chiusa il poeta, con malinconica sensibilità, oppone alle immagini di amore totalizzante la propria condizione di persona esclusa, negata alle feste dell'amore e del canto, nuova Procne dalla lingua recisa che non sa farsi rondine e recuperare la gioia del canto. Con sottile malinconia, che lo rende incredibilmente attuale, si chiede quando verrà per lui primavera, quando potrà anche lui porre fine al suo silenzio.