Libri di Alberto Pireddu
Macerie e calcestruzzo. Diario di una ricerca
Alberto Pireddu
Libro: Libro in brossura
editore: LetteraVentidue
anno edizione: 2019
pagine: 160
Nessun altro materiale ha segnato la tradizione costruttiva e la poetica della forma architettonica del XX secolo come il calcestruzzo. Una ricerca presso l'azienda Unical S.p.A., documentata nelle forme di un diario, è stata l'occasione per una riflessione sulle potenzialità di un calcestruzzo che sperimenta nella sua composizione l'uso di materiali riciclati e per una digressione sull'antica tradizione dello spolium, da secoli testimone di un riuso come prassi consolidata nell'arte e nell'architettura. Ma anche per un approfondimento sulle inedite relazioni tra progetto contemporaneo e tecniche della produzione fondate sul riciclo, custodi di un sempre più effimero legame tra ciò che è stato e ciò che sarà, da cui è necessario ripartire per dare alle cose la possibilità di una nuova vita.
Il seme nel solco. Comporre nella Versilia di Carlo Carrà
Andrea Innocenzo Volpe, Alberto Pireddu
Libro
editore: Dip. di Architettura (Firenze)
anno edizione: 2019
pagine: 160
In limine. Between earth and architecture. Ediz. italiana e inglese
Alberto Pireddu
Libro: Libro in brossura
editore: Firenze University Press
anno edizione: 2017
pagine: 194
"I contadini che coltivano la terra costruiscono terrapieni e muri, a proteggere la loro fatica antica dall'acqua che scorre o dalle mandrie che la arano. I pastori portan sui muli o sui cavalli le loro tende, che son pali e tappeti, e le montano alla sera dove pensano di poter trovare all'indomani erba buona per le bestie. I pescator stan sul bordo dell'acqua e fan palafitte coi piedi a mollo, per calare le reti che con loro pulegge e i rimandi son da sole architetture fatti di fili. Più o meno così l'umanità ha imparato a costruire. Alberto Pireddu è un architetto colto e raffinato (fin troppo a tratti). Facitore di forme e al contempo studioso attento, le cui radici saldamente radicate nel sentire mediterraneo si spingono qui a indagare quel particolarissimo rapporto che segna il confine tra terra e cielo, e talvolta, tra terra, mare e cielo. Imparare a badare a un luogo con lo sguardo. Cioè a dire, farsene carico. Guardando e trasfigurando, a un tempo, in un pensiero profondo capace di generare progetto. I prismi regolari di Portela non solo si rivolgono al mare consentendo sguardi ammirati sull'orizzonte oltre la superficie che non sta ferma mai, ma con la loro stessa presenza si prendon cura del luogo e se ne fanno attori. Il guardare è qui un atto capace di badare e trasformare al contempo. Molto di più di un panorama ottocentesco, balcone animato dall'ammirazione, il belvedere è un atto di responsabilità verso il paesaggio. Questo guardare mirato è insieme atto di analisi e progetto."