Libri di M. Tanzi (cur.)
Genovesino a Paris
Libro: Copertina morbida
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2019
pagine: 54
La riemersione, sul mercato antiquario parigino, di due dipinti fondamentali per il percorso artistico di Luigi Miradori detto il Genovesino quando la mostra di Cremona (Museo Civico «Ala Ponzone, 6 ottobre 2017 - 6 gennaio 2018) era già stata aperta e coincidendo quella di Piacenza (Palazzo Galli, 4 marzo - 10 giugno 2018) con i tempi del restauro delle due grandi tele, ha fatto sì che nei cataloghi se ne potesse solamente accennare, senza la possibilità di approfondirne adeguatamente le vicende. Di pari passo, il restauro dei due Santi vescovi già ai Santi Marcellino e Pietro di Cremona ha consentito un ulteriore affondo da parte di Giambattista Ceruti sull'apparato eretto nel 1653 nella chiesa dei gesuiti per l'arrivo da Colonia di una reliquia di San Bassano, vescovo cremonese dimenticato dalla modernità. Mentre la nuova impresa andava concretizzandosi, poi, arrivavano altre segnalazioni di importanti dipinti miradoriani in mano privata, tra i quali anche un'inusuale rappresentazione della Disputa tra San Francesco Saverio e Fucarandono al cospetto del re del Bungo (o, absit iniuria verbis, del Bunga). Una tela che, per la rarità della messa in scena, non poteva non accendere curiosità, anche maliziose - non si trova tutti i giorni, se non forse in una canzone di Battiato, un dipinto che ha per protagonista un'accolita di bonzi sodomiti -, aprendo un nuovo fronte di ricerca sull'illustrazione devota dell'evangelizzazione gesuitica del Giappone e sulla percezione un po' confusa dell'Estremo Oriente da parte dei pittori europei. Si voleva evitare, quindi, che le nuove opere e gli inediti temi di studio rimanessero confinati nel limbo delle buone intenzioni o relegati in un articolo di rivista: abbiamo perciò confidato nell'onda lunga che avrebbe potuto far seguito alle mostre del 2017-2018 per altri restauri e rinnovati accertamenti sul Genovesino. Così ci si è impegnati perché prendesse corpo un altro libretto, con la stessa grafica e lo stesso formato dei due cataloghi, oltre che con la medesima struttura a schede; più smilzo ed essenziale, naturalmente, ma che desse subito l'impressione di nascere da una costola di quel lavoro. Il titolo, poi, riflette scherzosamente la coincidenza del ritrovamento, quasi in contemporanea, di due opere di rilievo sotto la Tour Eiffel: ovviamente, anche se non serve dirlo, Luigi Miradori non fu mai à Paris.
Genovesino e Piacenza. Catalogo della mostra (Piacenza, 4 marzo-10 giugno 2018)
Libro: Copertina morbida
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2018
pagine: 105
Sulla traccia della recente esposizione cremonese, questa mostra si propone di accrescere le conoscenze su Luigi Miradori detto il Genovesino (Genova?, 1605 circa-Cremona, 1656) illuminando gli anni farnesiani, quando - tra il 1632 e il 1636 - il pittore risiede a Piacenza; ponendo l'accento anche sulle successive relazioni che mantiene con la città. È un lustro di crisi per Piacenza, uscita stremata dalla peste del 1630: sono ormai chiusi i grandi cantieri pittorici degli anni Venti che avevano visto la presenza nel Duomo di Morazzone e Guercino, mentre in Piazza Grande si è conclusa la spettacolare impresa dei monumenti equestri di Ranuccio e di Alessandro Farnese, opera di Francesco Mochi. A Piacenza Genovesino vivacchia, si lega al conterraneo letterato Bernardo Morando, che gli fa da mentore, ma probabilmente non riesce a garantirne il successo. Nel 1635 infatti il pittore supplica la duchessa Margherita de' Medici di poter abbandonare i territori farnesiani perché è "in necessità con la sua povera famigliola" e le "faccende di detta sua arte" sono "mancate". Non gli resta dunque che "andare in altre parti" a cercare quella fortuna che comincerà ad arridergli solo dopo il definitivo approdo a Cremona, avvenuto entro il 1636. Da quel momento, paradossalmente, andrà crescendo anche la sua fama a Piacenza: negli anni Quaranta infatti Genovesino eseguirà diverse opere per le famiglie più in vista dell'aristocrazia piacentina. È poi documentata negli inventari delle principali raccolte cittadine la presenza di svariati dipinti da cavalletto, tra i quali numerose nature morte, un genere ancora tutto da riscoprire. Nella circostanza, oltre a quelle già note, sono riemerse tre importanti tele eseguite nel 1643 per alti esponenti della vita politica farnesiana. Rispetto alla mostra di Cremona, inoltre, risulta privilegiato il rapporto del Miradori con il mondo della grafica, grazie all'esposizione di alcune stampe da cui il pittore trae ispirazione per le sue composizioni; ma anche dall'unico disegno sicuramente attribuibile al Genovesino. Prefazione di Vittorio Sgarbi.
Bramantino a Milano. Catalogo della mostra (Milano, 16 maggio-25 settembre 2012)
Libro: Copertina morbida
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2012
pagine: 374
A Milano si conserva il nucleo più cospicuo esistente al mondo di opere di Bartolomeo Suardi, detto il Bramantino, il più grande artista lombardo del Rinascimento: dipinti su tavola e su tela, arazzi tratti da suoi cartoni, disegni, affreschi e l'unica architettura che gli riuscì di costruire. Milano è dunque la sede naturale per la prima esposizione monografica dedicata a questo artista, amato dalla critica del Novecento e dalle avanguardie, ma privo fino ad oggi di una pubblicazione aggiornata e approfondita. La mostra al Castello Sforzesco, dove si conservano il grande murale con l'Argo nella sala del Tesoro e lo straordinario ciclo di arazzi con i Mesi eseguito entro il 1509 per Gian Giacomo Trivulzio, riallestito in modo permanente secondo la giusta sequenza di presentazione nella sala della Balla, è l'occasione per lanciare una nuova politica culturale di mostre di ricerca volta a far scoprire ai cittadini l'inestimabile patrimonio misconosciuto, e per rimettere a posto un capitolo fondamentale della storia dell'arte italiana. Gli strumenti presentati nel libro per arrivare a una nuova comprensione critica dell'artista sono il rigore storiografico, volto a bonificare la bibliografia, unito a un linguaggio accessibile, che evita le lambiccate interpretazioni iconologiche alle quali la natura "misteriosa" delle composizioni del Bramantino ha spesso dato adito.
La natività della Vergine di Gaudenzio a Morbegno
Libro
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2011
pagine: 24
Il Rinascimento nelle terre ticinesi. Da Bramantino a Bernardino Luini. Catalogo della mostra (Rancate-Varese)
Libro: Copertina morbida
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2010
pagine: 456
I volumi sono il catalogo della mostra "Il Rinascimento nelle terre ticinesi. Da Bramantino a Bernardino Luini" (Recanate, 10 ottobre 2010-9 gennaio 2011; Varese, 17 ottobre 2010-9 gennaio 2011). Per la prima volta è ricostruita la notevole produzione artistica rinascimentale del Canton Ticino: un capitolo ineludibile dell'arte lombarda di quel periodo. Qualunque trattazione del Cinquecento settentrionale deve fare i conti con la grande parete affrescata da Bernardino Luini in Santa Maria degli Angeli a Lugano. Eppure le ricchezze di questo territorio non si limitano a questa emergenza clamorosa, già meta dei pellegrinaggi artistici e mondani dei conoscitori ottocenteschi. Nel territorio dell'antica Diocesi di Como e delle tre Valli ambrosiane (Leventina, Blenio, Riviera), dal San Gottardo al San Bernardino, tra laghi (Ceresio, Verbano, Lario) e fiumi (il Ticino, su tutti) prende vita un reportage critico, fin qui mai tentato, che tiene insieme la produzione figurativa tra gli anni Settanta del Quattrocento e la metà del secolo successivo. Attraverso un ricco corredo di immagini sfilano affreschi e pale d'altare, oreficerie e ricami, sculture in legno e in pietra: in molti casi ancora conservate nei luoghi originari, in contesti di grande bellezza naturalistica.
Il portale di Santa Maria di Piazza a Casale Monferrato e la scultura del Rinascimento tra Piemonte e Lombardia
Libro: Copertina morbida
editore: Officina Libraria
anno edizione: 2009
pagine: 200
Il progetto espositivo nasce dal recupero di un'assenza. Un portale che riaffiora alla storia in un giardino incolto, ricoperto di edera, per accompagnarci all'interno di una chiesa che non c'è più, di cui si conservano scarsissime tracce e quasi nessuna memoria locale. Il portale rinascimentale della distrutta chiesa di Santa Maria di Piazza, che sorgeva a pochi passi dal duomo di Casale - che nell'occasione della mostra viene traslato dal giardino di Palazzo Leardi al Museo cittadino - offre la possibilità di interrogarsi su un edificio, di natura civica, che affrontava la cattedrale non solo per ubicazione ma anche per importanza delle opere conservate.