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Libri di Julia Rader

Locarno on/Locarno Off. Das Filmfestival: Geschichte und Geschichten

Locarno on/Locarno Off. Das Filmfestival: Geschichte und Geschichten

Lorenzo Buccella

Libro: Libro in brossura

editore: Casagrande

anno edizione: 2022

pagine: 282

Nelle sue 75 edizioni, il Locarno Film Festival ha contribuito a scrivere la storia della settima arte: «nave corsara» tra le rassegne cinematografiche, ha scoperto nuove voci ed esplorato territori poco battuti dell'audiovisivo. Questo libro ne racconta la storia e i sorprendenti retroscena con un saggio e 75 aneddoti nei quali la realtà sconfina nel mito. Ci vollero solo tre mesi, nel 1946, per organizzare la prima edizione del Locarno Film Festival; nata un po' rocambolescamente, la manifestazione intercetta però da subito le opere di grandi cineasti (Clair, Rossellini, Ėjzenštejn…), preparandosi, negli anni successivi, a segnare la storia del cinema mondiale. Presto si profila infatti come «nave corsara» che cavalca le acque della settima arte con scelte audaci: dà spazio agli esordienti, presenta cinematografie marginali, porta la sperimentazione in prima serata, infrange i confini tra “alto” e “basso” in anni in cui apparivano invalicabili (come con la retrospettiva su Totò del 1975). Pubblicato in occasione della 75a edizione, Locarno on/Locarno off ripercorre la storia del Festival e i suoi retroscena «off», svelati in 75 aneddoti tra mito e realtà: da Fassbinder che ruba un paravento a Benigni che telefona a 8000 persone, da Marlene Dietrich muta per contratto a Spike Lee e Wim Wenders ammutoliti dalla paura di Piazza Grande, fino ad Agnès Varda che la conquista con la «danza del pardo». Il racconto è accompagnato da rare fotografie d'archivio e da un'intervista al presidente del Festival Marco Solari.
25,00

Un viaggio

Un viaggio

H. G. Adler

Libro: Libro rilegato

editore: Fazi

anno edizione: 2010

pagine: 416

C'è stato un tempo in cui nelle case si recapitavano notizie di morte. C'è stato un tempo in cui la gente veniva schedata in base alle proprie origini: ad alcuni era consentito vivere, ad altri no. A coloro cui, per il momento, era concesso sopravvivere, era proibito tutto. Non potevano praticare una professione, frequentare una scuola pubblica, impiegarsi in un ruolo al servizio dello Stato, esercitare alcuna influenza in politica, nella scuola o nell'industria. Un cerchio si stringeva loro intorno, opaco e ferreo. Poi, per tutti, un lungo viaggio. H.G. Adler era fra questi. Il viaggio lo portò da Theresienstadt ad Auschwitz, dove la moglie e la madre furono uccise. Poi verso i lager di Niederorschel e di Langenstein-Zwieberge, dal quale, il 13 aprile 1945, fu liberato. Anni dopo, quando già viveva a Londra, Adler decise di attribuire a quegli anni grigi una lingua che potesse corrispondere alla quotidianità del terrore. Una lingua in cui ogni segno e accento è un'immagine, prosciugata dall'indicazione esplicita degli aguzzini e delle vittime così come dei luoghi, e le modalità dell'orrore; nella quale la vicenda della famiglia Lustig è calata in uno spazio e in un tempo mai direttamente riferiti alla Shoah e in cui, dietro il nome simbolico di Ruhenthal, si cela il ghetto di Theresienstadt. Accostato alle opere di James Joyce e di Virginia Woolf, "Un viaggio", definito dall'autore una ballata, è una vera e propria rivelazione letteraria.
19,50

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