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Libri di Antonino Borsellino

Maschere nude: Enrico IV-Diana e la Tuda

Maschere nude: Enrico IV-Diana e la Tuda

Luigi Pirandello

Libro: Libro in brossura

editore: Garzanti

anno edizione: 2004

pagine: LXVIII-165

Andato in scena per la prima volta il 24 febbraio 1922, l'Enrico IV ebbe un successo immediato e segnò la definitiva affermazione di Pirandello come grande autore drammatico. Nella vicenda del gentiluomo che, in seguito a una caduta da cavallo durante una rievocazione in costume, crede di essere il grande imperatore di Germania Enrico IV e, una volta rinsavito, continua a simulare la follia per ridere di chi ancora lo ritiene pazzo, confluiscono molte delle ossessioni pirandelliane con una tensione e una solennità che non sono ancora maniera: il motivo della maschera ovvero l'immagine costruita con cui ogni individuo si presenta al mondo e a cui si attiene fino alla totale identificazione; il gusto della finzione e della messinscena; il contrasto tra l'essere e l'apparire che sconfinano l'uno nell'altro. Diana e la Tuda (1927), l'altra opera del drammaturgo raccolta in questo volume, affronta il tema dell'artista che non si fa scrupolo di sacrificare colei che è la sua musa e modella alle proprie velleità creative. Tuda incarna il rapporto tra Vita e Forma che il finale tragico della pièce ricondurrà a quello tra vita e morte. Introduzione di Nino Borsellino. Prefazione e note di Raffaele Morabito.
8,00

Maschere nude: La nuova colonia-Lazzaro-I giganti della montagna

Maschere nude: La nuova colonia-Lazzaro-I giganti della montagna

Luigi Pirandello

Libro: Libro in brossura

editore: Garzanti

anno edizione: 2003

pagine: LXXXIX-368

Dai capolavori drammatici alle commedie grottesche e borghesi, la visione di un mondo dominato dall'inautenticità e dal continuo scambio tra realtà e finzione è la cifra del teatro di Pirandello. Con la trilogia qui raccolta, che conclude la sua parabola artistica e ideologica, l'autore abbandona le sofisticate invenzioni del «teatro nel teatro» per cercare la catarsi nel simbolismo del mito. Gli apologhi dell'utopia sociale (La nuova colonia, 1928), della fede (Lazzaro, 1929), dell'arte (nell'incompiuto I giganti della montagna , 1937) esprimono la volontà di far uscire il dramma dalla dimensione individuale per farne il veicolo di un messaggio profetico e universale. Serpeggia in questi testi un'ansia di rinnovamento ideale, segno dell'inesausta vitalità di un drammaturgo che, dopo aver contribuito a rivoluzionare la scena teatrale del primo Novecento, si interroga in tempo di dittature e presagi di guerra sulla responsabilità sociale e morale dell'arte. Introduzione di Nino Borsellino. Prefazione e note di Marziano Guglielminetti.
11,00

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