Ediz. del Foglio Clandestino: Interno 10
La cengia del corvo
Emilio Paolo Taormina
Libro: Libro in brossura
editore: Ediz. del Foglio Clandestino
anno edizione: 2016
pagine: 186
"[...] le tracce verticali di Taormina, la curatissima composizione grafica, soluzione originale all’obbligo di affrancarsi da ogni naiveté e da ogni possibile accusa di versificazione eccessiva, tirano in ballo la vita ogni momento: non quella del poeta, ma la sua capacità (un tempo avremmo detto sensibilità) di trasmettere sensazioni primarie, luoghi, e idee che ci appartengono, che con facilità estrema il lettore fa proprie, nella propria rielaborazione, ancorché riflessa, comunque autorale: questo è–nient’altro–la poesia, ecco perché leggiamo poesia, e forse, anche una ragione del fatto che è più facile scriverla, la poesia, che leggerla: «i poeti siedono/negli angoli dei caffè/parlano coi baristi/conservano/fischi di navi e treni/come cartoline ricordo/la poesia solleva/gli uomini/un palmo dalla terra»; eppure, gli uomini che si sollevano–quei pochi–lo fanno poggiando per terra il palmo delle mani. Le loro mani." (dalla Nota di lettura di Massimo Barbaro)
Le regole della rosa
Emilio Paolo Taormina
Libro: Copertina morbida
editore: Ediz. del Foglio Clandestino
anno edizione: 2014
pagine: 126
"La vita non esiste; le cose, esistono. E c'è chi continua, poeticamente, a tenere traccia, a ritracciarsi nelle forme brevi della poesia. Una cifra stilistica asciutta sino all'eccesso, spezzata, lineare, un dripping di parole e immagini a pennello fermo; e tratti fugaci, irrimediabili. La prossimità al silenzio. Anche semplicemente una fascinazione, o mera, pura e semplice aspirazione. La parola nomina l'assenza, è costituita di assenza, ha radici e scopo nel silenzio. La scrittura si ricompone per il peso leggero di un'impronta di unità malinconica, in cui chi legge può tentare un'immedesimazione distaccata e misurata. Di più non serve: "il silenzio / ha il tuo nome / come quel niente / che hai lasciato / in queste stanze". Il silenzio necessario. Nella scrittura, però, noi siamo e poi anche non siamo. La parola scritta, la polisemia poetica, resta come distanziazione dal vissuto, una delle poche ancora possibili, con rapidità, brevità, nei bordi taglienti dei versi di Taormina. La malinconia sorge dagli estremi del paradosso. Che sappiamo veri entrambi "mi guardo / allo specchio / per leggere / la morte / come un fiore / che si apre / al sole" (Dalla nota di lettura di Massimo Barbaro).